Domenica mattina che se ne va
Una domenica mattina mi svegliai e non riuscivo a tenere su la testa senza stare male.
E la birra a colazione mi piacque tanto che me ne feci un'altra, per ‘dessert’.
Poi frugai nell’armadio tra i vestiti e scovai la maglietta più pulita che avevo.
Lavai il viso, mi pettinai
E mi precipitai giù dalle scale per andare incontro al nuovo giorno.
La sera prima, mi ero consumato fumando sigarette e strimpellando canzoni…
Accesi comunque la prima sigaretta e rimasi a guardare un ragazzino che tirava calci a una lattina per gioco.
Poi attraversai la strada e il profumo di pollo fritto della domenica mi inebriò.
E, oddio, mi ricordò qualcosa che avevo perso da qualche parte lungo la strada, chissà perché...
Domenica mattina su un marciapiede e, Signore, vorrei essere altrove… Perché c’è qualcosa, di domenica, che fa sentire soli.
E niente, oltre alla morte, può far sentire tanto soli quanto il suono del marciapiede di una città addormentata, in una domenica mattina che se ne va.
Nel parco vidi un papà che spingeva sull’altalena una bimbetta divertita, mi fermai vicino a una scuola domenicale e ascoltai il coro cantare.
Poi proseguii lungo la strada e lontano, da qualche parte, una campana suonava solitaria e la sua eco risuonava per il canyon, come i sogni sfumati del passato…