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Source text - German THEATERBILDER AUS EPHESOS MIT TAFELN XVI-XX
Translation - Italian
Volker Michael Strocka – Bochum
RAPPRESENTAZIONI PITTORICHE DEL TEATRO DI EFESO
Con tavole illustrative XVI-XX
In occasione degli scavi austriaci di Efeso è stata scoperta ed esplorata fin dal 1967 (immagine 1) sotto la guida del direttore degli scavi H. Vetter la seconda insula del centro cittadino (la cosiddetta dimora pendente 2). Qui il dissotterramento del reperto delle monete, riempite artificiosamente di terra nel settimo secolo d.C. intorno a rovine che affiorano in superficie fino ad oggi, ha prodotto una enorme ed insperata benedizione per la datazione della pittura murale di diversi secoli. Sebbene della dimora pendente 2 inizialmente solo la metà superiore con cinque unità abitative sia stata dissotterrata, (immagine 2), sono presenti all’incirca quaranta stanze, senza contare i muri di sostegno dotati di affreschi o come minimo di resti di pitture ben conservati. Sicuramente questo prezioso materiale storico-artistico, la cui pubblicazione è affidata all’autore, potrà essere presentato non appena sia stata esplorata per intero tutta la insula. Tra le immagini ricostruite artificialmente finora conosciute,
nota immagine 1: insulae H1 e H2 ad Efeso
pagina 364 didascalia immagine 2: versante meridionale dell’insula H2 ad Efeso.
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hanno in particolar modo suscitato un certo scalpore quelle delle scene pitturate del teatro, dato che queste, secondo le nostre conoscenze e le nostre evidenti aspettative, promettono di estendersi in maniera non irrilevante alla gran parte dei componimenti drammatici greci. Per affrontare la questione appena accennata ponendola su solide basi, si approfondirà ora dettagliatamente l’argomento.
1. il ciclo nella stanza del teatro (H2\SR6)
La stanza più significativa in quanto a dimensioni ed arredamento dell’appartamento 1 è la cosiddetta stanza del teatro, chiamata così per gli emblemi che rappresentano scene di guerra teatrali (6,60 x 4,46 m, freccia nell’illustrazione 2). Vi si accede attraverso un ampio portone posto nello stretto lato a occidente sul piccolo cortile con peristilio e riceve ulteriormente luce attraverso una finestra posta in alto di sagoma rettangolare ma posta in obliquo sul suo lato a est. Nella parete meridionale si trovano due passaggi con illuminazione proveniente dall’alto che accedono a due camere contigue con volte.
Il secondo (ed ultimo) strato di affreschi si è mantenuto su tutte e quattro le pareti in frammenti considerevoli, sulla levigata parete settentrionale corre ininterrottamente e raggiunge addirittura un’altezza di 3, 54 metri. Le pareti sono come al solito articolate in tre aree. Su di un basamento alto 52-57 cm, che su di un fondo giallo tratteggia campi rossi e neri, poggiano le mezze colonne corinzie che raggiungono fino a 2,37 – 2, 40 metri di altezza, le quali colonne suddividono l’area principale in un intracolonnato solo approssimativamente uniforme. Sopra questo poggia un pezzo di cornicione marmoreo in un certo qual modo simile alla travatura delle colonne. Il terzo superiore si innalza sopra il cornicione nell’angolo sud-orientale ancora di circa 1, 24m verso il soffitto. Su tutti e quattro i lati si fa sfoggio di una visione architettonica d’insieme rossa e verde-bluastra su superficie gialla. Sulla parete settentrionale la pittura architettonica non si è mantenuta integralmente, ancora 1,71 di larghezza per 89 cm di altezza di immagini interrotte da personaggi che con buone probabilità rappresentavano il combattimento tra Ettore ed Achille. L’intracolonnato della zona principale diviene discontinuo a causa delle immagini incorniciate che appaiono nella superficie quasi sagome a grandezza naturale e colmate con campi rossi e graziose cornici interne. Per quanto riguarda le sette figure si tratta di
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quattro fanciulle e tre giovani alternati, i quali, abbigliati leggermente e accennando un movimento, tengono tra le mani fiori, vivande oppure monili e per questo difficilmente gli si può attribuire un significato allegorico, quanto piuttosto sono da intendere come figure meramente decorative.
A circa 1,39-1,44m di altezza dal pavimento si trovano, su superfici affrescate di rosso, scene teatrali pitturate al secco e accompagnate da intitolazioni. A sinistra rispetto la porta d’ingresso alla parete ovest è collocata una scena del CIKYWNIOI di Menandro (tavola: XVI e XVII. Altezza massima 44 cm, larghezza massima ancora 41 cm, altezza della figura a sinistra 32,5 cm, della figura a destra 33,5 cm, altezza dei caratteri 1,7-2 cm). Le figure in diverse tonalità del marrone, del bianco e del blu nerastro sono collocate su di uno sfondo rosso, la fascia del fondo in giallo-grigiastro, le iscrizioni in bianco. A sinistra si trova un uomo con la maschera degli schiavi gesticolante con un braccio sollevato e grotteschi lineamenti del viso, che appoggia il piede destro verso l’esterno e volta indietro la testa. Indossa calzari e sopra una sottoveste dalle maniche lunghe indossa un chitone con una cintura, che lascia scoperte la spalla destra ed il petto. Sopra le braccia ricadono fasce bianche, che non hanno alcuna relazione apparente con il resto della parte superiore dell’abito. La seconda figura, la maschera di un uomo imberbe, procede di un passo in direzione dello schiavo col braccio destro proteso in un gesto implorante. Questa figura porta un pallium sopra una sottoveste dalle lunghe maniche che è sostenuto dal braccio sinistro ripiegato. Prescindendo da due lacune sul contorno della prima figura e sul margine destro del bordo dello sfondo, la scena è stata completamente rinvenuta. L’inscrizione perfettamente leggibile sale leggermente da destra, il sigma è integra, l’omega al contrario è danneggiata.
A destra rispetto alla porta d’ingresso sulla parete ad ovest segue una scena dell’ORECCTHC (sic) di Euripide (tavola XVIII. Altezza massima 43,5 cm, larghezza massima 53 cm, altezza delle figure a sinistra 32 cm, a destra 35 cm, lunghezza dell’inscrizione 15,5 cm, altezza dei caratteri 1,6-1,9 cm). I colori coincidono con quelli della scena precedente, ai quali si aggiunge un verde scuro per gli abiti ed un cuscino. Una figura maschile con i coturnali ed in un abito che arriva fino ai piedi con le maniche lunghe, un’ampia cintura siede poggiato indietro su di un letto, il quale, posto su sgabelli dagli alti coturnali è corredato di un materasso a righe, un cuscino ed un fulcrum di tre pioli. Colui che è seduto su questo giaciglio solleva il braccio destro e guarda alla sua sinistra, dove presso la testata del letto sta eretta una figura femminile anch’essa con i coturnali, che a sua volta con la destra alzata sembra dialogare con lui. La testa della figura maschile è stata intenzionalmente danneggiata nell’inverno del 1967/68 da mano ignota. Per il resto la scena si è conservata perfettamente. L’inscrizione che sale da destra sbiadita dal momento del suo rinvenimento mostra chiaramente il sigma e l’epsilon.
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Immagine 3: Efeso, H2/SR6 parete nord: Ifigenia.
La prima scena della parete nord porta l’inscrizione di PERIKEIROMENH, e rappresenta dunque ancora una volta una commedia di Menandro (tavola XIX. Altezza massima 40 cm, larghezza massima 39 cm, altezza della figura a sinistra 28 cm, al centro 25 cm, a destra ancora 26 cm, lunghezza dell’inscrizione 23 cm, altezza dei caratteri 1,6-2 cm). La rappresentazione comprende tre personaggi: al centro siede un uomo in tre quarti di profilo voltato verso sinistra, ha il braccio destro sollevato sulla testa chinata in avanti senza appoggiarla su di esso. Sopra una sottoveste priva di maniche porta una clamide affibbiata sulla spalla destra. La maschera è imberbe e arricchita con un inavvertito rigonfiamento di capelli chiari all’altezza delle tempie. A sinistra, e dunque di fronte al personaggio seduto, ma voltata di spalle rispetto a questa, è posta una figura femminile, che si è coperta il volto col mantello
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ed ha il mento appoggiato sul braccio destro sostenuto dal braccio sinistro. Dietro il personaggio seduto è collocata ancora una seconda figura, molto probabilmente una femminile, che appare in movimento e solleva il braccio destro, scoperto, verso l’alto.
Del suo abbigliamento è riconoscibile solamente la manica corta ed il conturnio esterno. Il bordo dello sfondo si è mantenuto solo a sinistra, un altro deterioramento ha colpito una parte della figura di destra, inoltre si sono danneggiate grosse porzioni della figura centrale e di quella di destra. L’inscrizione sale ancora una volta verso destra e nella sua metà destra è ugualmente sbiadita.
La scena successiva tratta dalla (IFIGE)NEIA di Euripide ha subito una grossa perdita, tuttavia si è conservato sufficientemente bene dall’inscrizione fino alla linea del bordo da poter interpretare la rappresentazione (altezza 47,5 cm, larghezza 30 cm, altezza della figura a destra 36 cm, lunghezza dell’inscrizione ancora 6 cm, altezza dei caratteri 1,6-2 cm). Sulla consueta fascia del bordo giallo- grigiastra è posta a destra una figura presumibilmente con una maschera maschile voltata verso l’esterno. Sotto una lunga veste completa di un fregio verde si scorgono pantaloni scuri che al momento della scoperta lasciavano riconoscere ancora chiare fascette cruciformi. A sinistra tra 15,5 e 29 cm al di sopra della fascia del bordo del torso si è rinvenuta ancora una figura in piedi che deve aver indossato un lungo abito con cintura, molto simile alla figura femminile della scena di Oreste. Sebbene proprio la testa di questa supposta figura femminile non sia stata rinvenuta, l’altezza della cintura, paragonata all’altezza della cintura della figura di destra, mostra che quella di sinistra era posta ad un’ altezza superiore, presumibilmente su di un piedistallo. Nei soli 12 centimetri che separano le due figure, (per quanto riguarda la distanza per i “Sikyonioi” si misurano 15 cm, per l’”Oreste” 14 cm, per la “Perikeiromene” la distanza tra le figure più esterne consta di 22 cm) ci sarebbe a mala pena posto per un terzo personaggio.
Le due scene successive della parete settentrionale sono andate completamente perdute. Sulla parete ad est si trovano i resti di tre sfondi rossi, che ugualmente avrebbero dovuto contenere scene di commedie teatrali. Se anche sul lato sinistro si fosse ancora conservata una parte del fondo, non sarebbe tuttavia in ogni caso più riconoscibile, eccezion fatta che per una parte di un abito giallino della figura di destra. La superficie centrale a quest’altezza è andata completamente distrutta e anche a destra ci è pervenuta solamente una sottile strisciolina di un ornamento incenerito.
In condizioni decisamente migliori si trova l’unica scena di commedie teatrali della parete meridionale nell’angolo sud-orientale (immagine 4: altezza della figura dal piano inferiore della fascia sul bordo circa 39 cm). Sono state rinvenute due tra le tre figure probabilmente effettive, le quali, poste di profilo verso sinistra, sembrano guardare verso l’alto, verso le quali la figura maschile di destra privo di barba solleva il braccio. Entrambe indossano abiti lunghi. Se calzano i coturnali non è possibile interpretarlo. Le figure portano segni d’incendio e disgregazione che le hanno seriamente danneggiate.
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Immagine 4: Efeso, H2|SR 6 parete meridionale: scene teatrali indecifrabili.
La terza figura a sinistra è diventata irriconoscibile a causa di due lacune e di una piccola porzione della superficie staccatasi, ma probabilmente, date le proporzioni e lo spazio nella superficie, ne era inserita una terza. Nella consueta altezza di 44 cm esatti sotto l’orlo superiore nero sembra di riconoscere due caratteri dell’inscrizione: …AX…? (lunghezza 3,5 cm). Il centro dell’immagine è ancora spostato di 6 cm verso destra.
A motivo della costruzione architettonica e di una certa quantità di argomentazioni iconografiche e stilistiche questa seconda rappresentazione le impone il nome della “camera del teatro” e può essere datata nella seconda metà del secondo secolo d. C., e più precisamente intorno al 180-190 d. C.. Approfondire in dettaglio l’argomento verrà affidato alla pubblicazione. Ciò che qui vuole essere messo in evidenza è il contenuto iconografico delle scene di rappresentazioni teatrali.
Fin dalle rappresentazioni pittoriche pompeiane non sono inconsuete (4) (nota 4: per definire le precise scene di un brano teatrale a quali si riferiscono le riproduzioni qui prese in considerazione, si prendono in considerazione immagini mitologiche o bucoliche, che, per quanto riguarda il contenuto, sono influenzate da determinati drammi)
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immagini di rappresentazioni di drammi greci, i quali tratti per la maggior parte da commedie e tragedie, probabilmente erano inserite in maniera antitetica o ciclica, sotto forma di emblemi, quadri oppure immagini affiancate l’una all’altra nelle decorazioni a parete composte di molti elementi (5) (nota 5: recentemente si è a conoscenza anche di un esempio per i modelli greci: in una stanza di una casa di Deli, che è stata edificata verso la fine del secondo secolo a.C. e dopo l’88 d.C. di nuovo abbandonata, è stato rinvenuto un affresco con scene di rappresentazioni teatrali in successione l’una rispetto all’altra alla stregua di un fregio, e cioè sei (o sette ?) commedie ed una tragedia, sicuramente l’Edipo a Colono di Sofocle). In nessun caso purtroppo sono state rinvenute inscrizioni o per lo meno apparentemente non ci sono state iscrizioni che permettessero un’interpretazione univoca. In questo modo finora solamente alcune scene di rappresentazioni di tragedie possono venir utilizzate ed interpretate in base ai rinvenuti drammi di Sofocle, Euripide (e Seneca?), purtroppo senza che l’armonia sia stata raggiunta in tutti i casi. Le scene delle commedie si rifiutano di fornire fino a questo punto una definizione univoca, dato che la perdita quasi completa dei testi originali delle nuove commedie da una parte e dall’altra in aggiunta anche una marcata tipizzazione delle suddette maschere e delle schematizzazioni contenutistiche non lascia adito ad una precisa designazione. Un enorme progresso in questo senso è quello dovuto alla scoperta, risalente ad alcuni anni or sono, di un pavimento a mosaico con immagini di rappresentazioni munite di legenda delle commedie di Menandro. T. Ivanov ha rinvenuto a Ulpia Oescus (Ghighen, Bulgaria)
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una scena con la dicitura (M)ENANDROU ACAIOI. Eppure la nostra ignoranza in materia non permette alcuna interpretazione ulteriore della scena. Di una rilevanza indubbiamente maggiore è la scoperta di S. Charitonidis delle scene rappresentazioni di commedie di Menandro Mitilene che riportano errori non solo circa il titolo ma anche per quanto riguarda i nomi dei personaggi e addirittura il numero degli atti della rappresentazione (7) (nota 7: oltre a questo ultimamente PapOx. XXVII 2462 con la dicitura Acaioi À Pelopo(nnÇsioi) ha lasciato cadere la connessione fino ad allora generalmente sostenuta con l’epopea troiana). Nondimeno l’errore dei testi delle commedie pertinenti impedisce una comprensione accurata delle scene. I mosaici di Mitilene hanno conseguito un’ulteriore vittoria, dato che hanno provato l’appartenenza di entrambe le immagini del mosaico di Napoli del Diocuride quali scene del ciclo di Menandro. A motivo dell’esiguo numero di scene davvero significative, le quattro scene di rappresentazioni teatrali leggibili da H 2\SR 6 si assicurano una rilevanza particolare, dato che, secondo il mio parere, queste possono essere definiti in base alle inscrizioni presenti.
Le tragedie
Oreste. L’interpretazione delle scene non ci presenta alcuna difficoltà, dal momento che la commedia di Euripide è stata integralmente rinvenuta. Il fatto che l’immagine si riferisca proprio a questo dramma si evince dalla dettagliata corrispondenza con le circostanze del primo atto: sul palco è collocato un letto, sul quale dorme Oreste colto dalla follia, mentre Elettra, sua sorella, veglia presso di lui. All’inizio ella pronuncia un monologo (1-70), poi segue il suo colloquio con Elena (71-139) e successivamente con il coro (140-210). A questo punto si sveglia Oreste. Il suo dialogo con Elettra(211-315) deve essere rappresentato a questo punto, in particolar modo i versi 233-236, nei quali Oreste si alza e poggia i piedi per terra. A differenza delle scene comiche, gli attori
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indossano qui abiti lunghi fino ai piedi tipici delle tragedie e maschere con alti onkos. Non casuale è il colore del viso rosa pallido di Elettra e quello giallognolo del malato Oreste, che corrispondono alla tipologia delle maschere greche (Krien, Oejh?. 42, 1955, 87 e seguenti, 102). Di particolare valore dal punto di vista dell’antiquariato è il triclinio con gambi torniti ed erti fulcra di differente altezza, che sono collegati tra loro per mezzo di asticciole. Il fatto che questo modello sia riconducibile a quelli romani, di cui abbiamo testimonianza fin dal primo secolo d. C., deve essere considerato un avvertimento, segno dell’ostinata ricerca di “modelli” ellenici, (CHARITONDIS-KAHIL-GINOUVES _summenzionata annotazione 2- 102 e seguenti) nelle pitture del teatro, che rischiano di farci sopravvalutare la veridicità delle “copie”. Indubbiamente per la tradizione delle rappresentazioni pittoriche del dramma l”Oreste” di Euripide ci sarebbe appena ancora qualcosa da dire, se l’esempio di Efeso non è più da considerarsi l’unico (12)(nota 12: simili solo come motivo sono alcune rappresentazioni teatrali, nelle quali una persona si trova sul triclinio mentre l’altra siede sul fondo del letto: sono state rinvenute tortiere con scene di commedie, ove la figura femminile riposa sul triclinio (con una ghirlanda sulla mano) mentre una maschera da schiavo sta seduto accovacciato sul bordo del letto (BIEBER 241 e seguenti, immagini 793-796) su di una lanterna la medesima rappresentazione di due maschere tragiche tengono in mano le due spade (?). L’interpretazione di una commedia che riguardi Elettra e Pilade e rispettivamente una tragedia con Protesilao e Laomedia è incerta).
Ifigenia. Che in questa scena alquanto danneggiata si tratti di una tragedia lo si evince dalla maschera tragica della figura di destra. Ce lo assicura anche l’unica, ma indubbia notizia, dato che l’inscrizione (IFIGE)NEIA si riferisce non all’”Ifigenia in Aulide” di Euripide, ma all’”Ifigenia in Tauride”. La stessa figura di destra indossa infatti pantaloni incrociati e legati con uno spago sotto la lunga sopraveste che non appartiene alla tradizione greca ma può appartenere solo a Toante, il re dei barbari. La figura soprelevata di sinistra, anch’essa profondamente devastata, può rappresentare solamente la stessa Ifigenia, che sta in piedi sui gradini del tempio di Artemide. Tra le due figure non c’è lo spazio sufficiente per una terza figura, come già descritto qui sopra. Dunque non può essere rappresentato altro che il dialogo tra Ifigenia e Toante (1159-1221). Toante per questo si volge dall’altra parte, dato che Ifigenia tiene sulle braccia la statuetta della dea, la quale è ritenuta contaminata (13) (nota 13: come per esempio emerge sull’affresco risalente al primo periodo augustiano del monte Maddalena recentemente scoperto, dove tra l’altro “Ifigenia” appare da sola (…). Portebbe trattarsi per questo ipoteticamente di una sacerdotessa che tiene sul braccio un Xoanon, così come le statue delle sacerdotesse di Messene, adattandosi meglio alle figure singole delle ballerine che reggono ghirlande? – dunque non necessariamente di Ifigenia).
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3. Tragedie. Un’interpretazione di entrambe le figure abbigliate di sinistra non è permessa dallo stato di conservazione. Partendo dal presupposto che anche qui fosse stata rappresentata una tragedia di Euripide, allora non si potrebbe di certo completare il frammento dell’inscrizione di (ANDROM)AC(H) senza mantenere seri dubbi. A questo si contrappone tuttavia la localizzazione delle lettere rinvenute nella metà di sinistra dell’immagine. A giudicare dalle altre immagini si può supporre che l’inscrizione sopra la metà della scena sia stata fatta di proposito. Così la rappresentazione di questa tragedia rimane piuttosto senza una designazione.
Le commedie
Sikyonioi. Anche dopo la pubblicazione del nuovo frammento del papiro di Parigi e le numerose opinioni suscitate in seguito a questo sul “Sikyonioi” di Menandro, regna tuttavia ancora incertezza sia circa lo svolgimento della commedia come anche circa lo stesso titolo. Sebbene la subscriptio del papiro Sorb. 2272e col. 2,14/5 scriva chiaramente Sikuènioi Menandrou, nessuno ha voluto prendere la decisione di rinunciare al singolare tramandato finora. La forma plurale del titolo è confermata ora dall’inscrizione di Efeso, la più antica testimonianza indiscutibilmente confermata. Pur tuttavia ci piace accordare che, come già in altri casi (Kassel 30 annotazione), singolare e plurale del titolo siano interscambiabili. I frammenti rinvenuti consistono in 423 versi. Purtroppo mancano parti così consistenti sia dello svolgimento, che della successione delle scene, ed in particolare circa l’assegnazione dei singoli ruoli a determinate persone, che non è stato possibile raggiungere assoluta concordanza. E così rimangono poche probabilità di riuscire a decifrare con certezza la pittura. L’unica possibilità consiste nell’escludere confronti con scene conosciute e prescindere anche da ipotesi di verosimiglianza, per dedicarsi ad una precisa classificazione delle due maschere.
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La figura di sinistra può essere definita secondo il catalogo di Pollux più chiaramente rispetto lo schiavo principale (¹gemon terapon): questi porta un rigonfiamento di capelli (speira) rossi (lasciati liberi) sopra la fronte ed ha sopracciglia sollevate, il naso all’insù ed una bocca a forma di imbuto. Anche il suo abbigliamento è tipico: un sottabito dalle lunghe maniche, calze ed un chitone qui completato con una cintura. Colui che gli è posto di fronte indossa un abito da cittadino: sopra un chitone visibile solamente sulla spalla destra e calze indossa il mantello accuratamente messo da una parte. Per quanto concerne l’assenza della barba la sua maschera appartiene a quella dei giovani uomini (neaniscoi) tra i quali il Pollox ne enumera non meno di undici, comprendendo tra l’altro anche gli stranieri attempati (eikoniko$) e i tre grotteschi seppur istruiti parassiti, che qui da lontano vengono fuori. Ma anche tra i reali giovani sfuggono quelli con una semplice corona di fiori (steira oppure stefan¹) e capelli arricciati (precisamente le maschere numero 10-14 –summenzionata annotazione 20-). In questo modo rimangono solamente i due soggetti con la capigliatura fluttuante (episeistoi: nr. 15-16 –summenzionata annotazione 20-) tra i quali d’altra parte il biondo e raffinato non è in discussione. Dunque deve essere ricercata una scena nella quale il primo giovane dai capelli scuri e arricciati sta conversando animatamente con lo schiavo principale. Questi è senza ombra di dubbio lo schiavo Dromone, dato che Pirrias e Donax hanno solo ruoli di secondaria importanza. Per questo solo due persone possono essere prese in considerazione: Stratophanes, presumibilmente di Sichione, ufficiale ed eroe del brano, così come Moschione, suo antagonista e, come sembra essere evidente, suo fratello, il quale in seguito alla discussione riguardo Philumene, amata da entrambi, ha la sorte peggiore. Contro Stratophanes sembra esprimersi il suo abbigliamento cittadino; ci si aspetterebbe piuttosto di vederlo rappresentato col suo mantello militare (come Polemone nella “Perikeiromene” vedi sotto). In lontananza dovrebbe aver portato in qualità di figura positiva la bionda maschera del pagxresto$. Quale bellimbusto si adatta a Moschione al contrario il mantello (himatione) riccamente drappeggiato e l’acconciatura alla moda dei capelli di Alessandro. Determinante è in definitiva il fatto che non ci è pervenuta testimonianza di alcun dialogo tra Dromone e Stratophanes (23) (nota 23: non posso trovarmi d’accordo con l’ipotesi del dialogo tra Stratophanes e lo schiavo Pirrhias, che porta la lettera determinante da Sikyon. A prescindere dalla improbabile assegnazione della maschera come pure dell’abito di Stratophanes, si esprime contro questa ipotesi l’azione della figura. Questa mostra appunto un’animata discussione, nella quale lo schiavo si trova sulle difensive. Del requisito essenziale, la lettera, non c’è traccia).
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Barigazzi ha chiarito in maniera molto più convincente le scene comprese tra 39 e 41 del frammento VIII A, versi 52-61 (Kassel) quale dialogo tra Dromone e Moschione, il quale vuole persuadere inutilmente il vecchio schiavo di Stratophanes della falsa testimonianza. A mio giudizio qui sembra essere rappresentata questa interpretazione: Moschione si rivolge a Dromone, il quale con il braccio alzato respinge le pretese. Tra le 108 commedie di Menandro il cui nome ci è pervenuto secondo la tradizione, i “Sikionioi” non appartengono certo alle meno conosciute. Certo mancano a Mitilene e anche nelle citazioni di Athenaios, -che occasionalmente menziona 46 commedie, mentre queste non vengono citate- la cui fama postuma si imporrà tuttavia grazie al frammento di papiro attraverso diversi secoli e le molteplici rievocazioni degli scrittori antichi. Una seconda rappresentazione pittorica dei “Sikyonioi” non mi è nota.
Perikeiromene. Tra le commedie di Menandro che hanno come argomento “La rapata” siamo a conoscenza dei 448 versi pervenuti, presumibilmente meno della metà dell’intero testo, eppure lo svolgimento dell’intreccio risulta compiuto a tal punto che è già stato tentato più volte di ricostruire scena per scena l’intera opera teatrale. Se tuttavia si scandaglia il frammento rinvenuto come pure le sagaci scene completate, sembra impossibile associare una di queste con le immagini di Efeso.
La prima esigenza consiste nel rintracciare una scena nella quale sono presenti contemporaneamente due personaggi femminili ed uno maschile. Questa condizione soddisfa soltanto i versi 331-337, nei quali il facoltoso Pataikos intende mediare tra Glychera, la quale è colta da un attacco d’ira per gelosia verso il suo amante Polemone, e il renitente pentito Polemone. Ciononostante per gli ornamenti a lei consegnati dalla schiava Doris, servitrice di Glychera, deve riconoscere che lui è il padre che dopo la sua nascita ha abbandonato Glychera.
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Dunque questa scena per questo motivo non è messa in discussione, poiché l’uomo seduto al centro dell’immagine, senza barba, e dunque giovane, è identificabile per via del clamide nientedimeno che con un soldato. Porta la capigliatura bionda tipica dei soldati coraggiosi in un alto rigonfiamento sopra la fronte che potrebbe avere la valenza di Stephane (corona), dato che non è visibile alcun ricciolo laterale come si confà all’ episeistos. Quale uomo eccellente (pagxrestos), il più anziano e atletico giovane, si deve per questo indicare ciò che si adatterebbe alla perfezione all’eroico Polemone. La figura al centro deve essere di conseguenza il ciliarca Polemone. Con il reperto rinvenuto del suo ingresso (a partire da III 2) gli mostrano il dialogo con Doris (398-406, 411-425) compunto per il suo comportamento poco assennato, per cui egli potrebbe essere rappresentato seduto in atteggiamento che denoti la riflessione. Eppure la figura di destra, presumibilmente Doris, si rivolge a lui non per rabbonirlo, come si evince dal dialogo, al contrario si dimena col braccio , inoltre una terza persona anch’essa muta, non compare affatto in questa scena.
Non rimane dunque alcuna scelta: la scena deve risalire all’inizio del brano e cioè dove, fino a qui, state supposte una scena o due, e vengono dedotte grazie all’inserimento del prologo di Agnoia. Sulla base delle immagini di Efeso interpreto la scena come segue: Polemone ritornato in patria dalla guerra in preda all’ira deve già aver tosato Glychera apparentemente sorpresa in flagrante ed ora sulla scena palesemente discute con lei. Ma Glychera, che col mantello si copre il viso, piangendo si volge altrove e sta a sinistra sul dipinto con il consueto atteggiamento sofferente con la mano destra che sostiene la testa. Doris sfrutta questa possibilità per rimproverare violentemente Polemone. Dimenando le braccia lancia maledizioni contro di lui. Nuovamente Polemone va in collera daccapo e si allontana furiosamente. L’antefatto di questa furibonda scena viene spiegato allo spettatore dal prologo di Agnoia che è stato ora inserito, dal quale si deve concepire che nulla di ciò che viene riferito è già stato mostrato, né il bacio di Moschione, né il fatto che lei sia stata colta in flagrante e neppure la tosatura. Anche la discussione di Glychera con Doris ed il loro piano del trasferimento da Murrina
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non devono essere anticipate rispetto al prologo (come Mette ibidem), dato che indebolirebbero l’impetuoso inizio e farebbero arrancare il chiarimento. Molto più la discussione non seguirà affatto sul palco, al contrario nella trattativa dei versi introdotti tra i 64 ed i 70 che risultano Doris con Murrina, dei quali è a disposizione una parte dei 70 versi andati perduti (33) (nota 33: una possibile obiezione contro la ricostruzione proposta sarebbe che l’azione è troppo violenta ed emozionale per la prima scena di un brano della nuova commedia, eppure può essere capitato ovviato come il rimprovero della scena iniziale rinvenuta dalla riproduzione romana: nell’Eunuco di Terenzio si presenta repentino alla confusa amante Feria al quale il suo schiavo Parmeno deve parlare benignamente. Con parole ingiuriose e violente iniziano due opere di Plauto: nell’Aulularia Euclione, un attempato signore, ha un alterco con la sua vecchia schiava Staphila, mentre nella Mostellaria gli schiavi Tranio e Grumio si ingiuriano e minacciano pesantemente. Nell’Anfitrione di Plauto finalmente culmina la lunga prima scena in un burrascoso scambio di parole tra lo schiavo Sosia che si accinge a fare ritorno a casa ed il dio Mercurio che si spaccia per lui.)
La “Perikeiromene” ricorre così raramente come i “Sikyonioi” tra le citazioni di Athenaios ed i mosaici figurativi di Mitilene, eppure ha riscontrato per molti secoli il favore del pubblico, come è provato da diversi documenti. Due disegni senza pretese sul frammento di papiro di Oxyrhynchos (Pap.Ox. 2652 e 2653) sono con buone probabilità da interpretare come illustrazioni al testo della “Perikeiromene”: una figura femminile con l’inscrizione ‘Agnoia si riferisce probabilmente al prologo del brano, mentre l’immagine di un soldato potrebbe riferirsi a Polemone. (CHARITONDIS- Kahil-ginouves 102 imamgini 5 e 6). Altre immagini riferite ad altre scene non sono emerse.
La successione: Sikyonioi-Oreste-Perikeiromene-Ifigenia lasciano presumere che anche i sei campi distrutti erano adornati alternativamente con commedie o tragedie, cosa che è confermata dal superficie per le tragedie della parete meridionale come collegamento per i Sikyoinoi. Parecchi esempi analoghi sono riscontrabili anche a Pompei. (summenzionata annotazione 5), ora non ci sfugge il motivo della collocazione l’uno di fronte all’altra, dato che alle scene non deve più essere attribuito un nome. In H 2\SR 6 è rappresentato proprio un alternarsi regolare tra Euripide e Menandro ove pur sempre quattro immagini rimangono da definire e anche per le altre c’è da attendere. Riguardo la predilezione dei due scrittori anche in periodo romano e la loro parentela spirituale già Kahail (“a. O.” 100) ha riferito tutto il necessario proprio in relazione alle pitture di Efeso cosicché ora qui può essere evitato. Se la scelta dei drammi sia casuale oppure già in sé debba significare qualcosa, intanto se sono state scelte in base a canoni a loro contemporanei
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o secondo punti di vista contenutistici non ci è rivelato dal materiale giunto a noi in frammenti (35) (nota 35: sarebbe presumibile che i pezzi abbinati due a due fossero per certi aspetti in relazione o in antitesi l’uno con l’altro, all’incirca Perikeiromene – Ifigenia. Il tertium comparationis in questo caso forse sarebbe: una innocente e afflitta giovane riesce con l’astuzia a realizzare i suoi desideri. Ulteriormente mi pare ancora possibile che gli intenditori di teatro riconoscessero non soltanto la scena supposta ma anche una espressione proverbiale. Così affermò all’incirca Oreste mentre si metteva seduto: “metabole panteon gluku”, “il cambiamento è tuttavia piacevole” (324) il fatto che questa frase divenne ben presto un proverbio lo mostra la citazione di Aristotele rhet. 1371 a 28, e ulteriormente le varianti usate da comici quali Antiphanes, frammento 207, 4 e seguenti (CAF II 101 Kock. II 270 Edmonds) edu toi (lego, Edmonds) estin metabole patos ergou plen enoj e di un anonimo frammento 115 (III 428 Koch) ean d’ek plousiou ptoxos generai, metabole men, edu d’ou. Ost’ouxi panteon e metabole de gluku. Confronta riguardo a questo anche Otto, proverbi. Se non si tratta di un caso dovrebbe essere in ogni caso difficile per noi moderni in altri casi scoprire i detti proverbiali del tempo. Nel dialogo tra Ifigenia e Toante probabilmente non è neppure da cercare.
2. Scene di tragedie nella camera di Saffo (H 2\12)
Anche qui si tratta della stanza più raffinata di un’unità abitativa, e più precisamente della camera di pianta approssimativamente rettangolare (circa 5,00 x 6,50 m), che è situata a est del cortiletto H 2\16b dell’alloggio V. Il portone di 1,45 m di ampiezza sull’angolo nord-occidentale era presumibilmente l’unica fonte d’illuminazione. Le pitture si sono conservate su tutte e quattro le pareti quasi del tutto integre, ma conservate a differenti altezze. La parete settentrionale ha una spaccatura già nell’altezza degli approssimativi 2,05 m al di sopra dei mediamente 59 cm di altezza dello zoccolo e l’altezza della zona principale superiore che misura 1,49 – 1,53 m del cornicione di stucco che corre tutto intorno orizzontalmente. Entrambe le pareti occidentale ed orientale si sono mantenute nella loro metà meridionale un po’ più in alto, mentre il rivestimento affrescato dell’intera parete meridionale si innalza fino a 3,11 m. Lo zoccolo sorregge un meandro di terracotta, la zona principale consiste in una serie di superfici ampie, differenti ed incorniciate che sono occupate con figure alte ognuna di 40-45 cm intervallati da superfici strette e riccamente rifinite. Le figure sono identificate attraverso intitolazioni quali le nove muse e Saffo, mentre Apollo, al centro della parete meridionale, è rimasto privo di designazione. Là si trovano anche i numerosissimi residui della zona superiore: un complicato, sebbene fuggevole sistema pittorico simmetrico di campi ornati incorniciati e predilette prospettive architettoniche metaforiche. Sopra la superficie tributata ad Apollo, un poco slittata dal suo asse a causa dell’incuria, è circoscritta con strisce verticali blu-verdastre una scena di teatro (tavola XX).
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Ancora una volta si trovano tre figure erette su di un fondo verde davanti ad uno sfondo bianco incorniciate con un nastro rosa e due linee nere. Tutte e tre indossano coturni neri tra le quali sembrano essere accennate corte ombre. Quella di sinistra, a giudicare dalla carnagione più bruna e dall’abito, è palesemente una figura maschile, posta a tre quarti di profilo verso destra e solleva il braccio in un gesto patetico come in procinto di parlare. Il braccio sinistro è coperto, ma deve aver retto una sottile verga, probabilmente uno scettro. L’uomo porta i capelli che ricadono dalla nuca ed una barbetta corta. La sua veste marrone rigata in obliquo ricade fino ai piedi. La lunga manica è rigata anch’essa, solo a righe più sottili. Dalla spalla non coperta dall’abito sembra pendere un mantello. Della figura centrale, che era rappresentata perfettamente frontale, ci è pervenuta la parte inferiore del corpo ed un piccolo frammento di una parte del petto. Porta un abito lungo fino ai piedi color violetto e sopra il quale, a giudicare dalla presenza di due strisce oblique sulla fenditura sopra a sinistra, era indossato un mantello. Della figura di destra che con una lieve rotazione sulla metà si trova proprio frontale, ci è pervenuto null’altro che la parte inferiore del corpo coperto da un abito verde, la parte superiore della testa, e precisamente la fronte bianca e l’acconciatura dei capelli castani quasi neri spartita e sorretta da una fascia bianca orizzontale. Dunque anche questa immagine dovrebbe essere una figura femminile, cosa che può essere solo supposta per quanto riguarda quella di mezzo.
Senza dubbio è possibile che nel mezzo delle tre pareti rimanenti, o per lo meno nel lato lungo della parete settentrionale, si siano potute trovare le soprammenzionate scene di rappresentazioni teatrali. Questo arredamento incredibilmente sfarzoso può essere datato con buone motivazioni nella metà del quinto secolo d.C., riguardo la qualcosa verrà dato spazio nella pubblicazione.
Una datazione più tarda se paragonata a questa, innalza considerevolmente l’interesse per la rappresentazione, dato che noi sappiamo alquanto poco sulle conoscenza e la ricezione dei drammi classici in periodo tardo antico. Qui tuttavia la pessima conservazione si fa beffa dell’interpretazione più perspicace. Il fatto che noi abbiamo avanti ai nostri occhi la scena di una tragedia, si evince dalle maschere femminili e dai coturni. La figura maschile di destra potrebbe essere identificato come re per via dello scettro, mentre la maschera femminile per via del nastro sui capelli potrebbe essere una giovane. Se si interpretasse la figura centrale ugualmente come una fanciulla, ci sarebbe la possibilità che si tratti dell’Antigone di Sofocle: in questione sarebbe la scena con Creonte, Ismene e Antigone (531-581). Ismene desidera morire con Antigone, cosa che Antigone non permette, e allora implora Ismene la grazia per lei. Creonte tuttavia ritiene entrambe colpevoli e le oltraggia con parole ingiuriose. Questa interpretazione è solo una proposta, dato che ci sono forniti pochissimi indizi certi. È tuttavia alquanto stupefacente che in particolare la raffigurazione di una tragedia sia stata rappresentata.
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Le scarse fonti ci lasciano trarre fin qui la conclusione che al più tardi dal periodo augusteo le commedie come pure le tragedie, limitate quasi del tutto alla ripetizione dei classici greci, affianco al mimo e pantomimo, abbia riscontrato il favore prima con attori in anfiteatri e teatri, poi nella piccola cerchia degli appassionati di pitture; certo che le tragedie erano cantate da molto prima in rielaborazioni da opera, addirittura proposte solo in una selezione delle scene drammatiche più efficaci. D’altro canto i ritrovamenti dei papiri mostrano che già tra il III e IV secolo erano state scritte un numero considerevole di commedie e tragedie greche in testo originale per le biblioteche cittadine egiziane e di conseguenza lette e verosimilmente anche rappresentate. Ancora in una novella di Giustiniano dell’anno 536 è stata chiamata per la rappresentazione del teatro il giorno del quinto processo di un console una tragedia, e dunque non più una commedia. Se dunque ancora si rappresentassero tragedie di Sofocle oppure solo opere cantate con temi sofoclei non si può dire con certezza. Poiché sul dittico consulare con rappresentazioni teatrali drammatiche mancassero i musicanti non può provare la reale rappresentazione di drammi classici per il V e VI secolo, ma in ogni caso non è neppure da escludere. Considerando il conservatorismo dei finanziatori della cultura e della vita letteraria non devono sorprendere rappresentazioni di classici in grandi città quali Costantinopoli oppure Efeso. Deve rimanere tuttavia da considerare che come ancora i più famosi drammi classici venivano ancora letti, per lo meno venivano riprodotte le immagini di scene tramandate e conservate, senza esperienza diretta, quali immagini simboliche. Questa funzione della rappresentazione viene sottolineata con la sua collocazione nelle zone superiori decorative, specialmente qualora ancora una rappresentazione di una scena del teatro era collocata non solamente nella parete settentrionale, ma anche probabilmente in quella orientale ed occidentale. Correlati insieme all’emblema musicale della zona principale, potrebbero essere stati ripetuti non per loro propria volontà ma come indicazione generale del padrone di casa presumibilmente secondo i canoni vigenti.
German to Italian: IFIGENIA
Source text - German THEATERBILDER AUS EPHESOS MIT TAFELN XVI-XX
Translation - Italian
Volker Michael Strocka – Bochum
RAPPRESENTAZIONI PITTORICHE DEL TEATRO DI EFESO
Con tavole illustrative XVI-XX
In occasione degli scavi austriaci di Efeso è stata scoperta ed esplorata fin dal 1967 (immagine 1) sotto la guida del direttore degli scavi H. Vetter la seconda insula del centro cittadino (la cosiddetta dimora pendente 2). Qui il dissotterramento del reperto delle monete, riempite artificiosamente di terra nel settimo secolo d.C. intorno a rovine che affiorano in superficie fino ad oggi, ha prodotto una enorme ed insperata benedizione per la datazione della pittura murale di diversi secoli. Sebbene della dimora pendente 2 inizialmente solo la metà superiore con cinque unità abitative sia stata dissotterrata, (immagine 2), sono presenti all’incirca quaranta stanze, senza contare i muri di sostegno dotati di affreschi o come minimo di resti di pitture ben conservati. Sicuramente questo prezioso materiale storico-artistico, la cui pubblicazione è affidata all’autore, potrà essere presentato non appena sia stata esplorata per intero tutta la insula. Tra le immagini ricostruite artificialmente finora conosciute,
nota immagine 1: insulae H1 e H2 ad Efeso
pagina 364 didascalia immagine 2: versante meridionale dell’insula H2 ad Efeso.
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hanno in particolar modo suscitato un certo scalpore quelle delle scene pitturate del teatro, dato che queste, secondo le nostre conoscenze e le nostre evidenti aspettative, promettono di estendersi in maniera non irrilevante alla gran parte dei componimenti drammatici greci. Per affrontare la questione appena accennata ponendola su solide basi, si approfondirà ora dettagliatamente l’argomento.
1. il ciclo nella stanza del teatro (H2\SR6)
La stanza più significativa in quanto a dimensioni ed arredamento dell’appartamento 1 è la cosiddetta stanza del teatro, chiamata così per gli emblemi che rappresentano scene di guerra teatrali (6,60 x 4,46 m, freccia nell’illustrazione 2). Vi si accede attraverso un ampio portone posto nello stretto lato a occidente sul piccolo cortile con peristilio e riceve ulteriormente luce attraverso una finestra posta in alto di sagoma rettangolare ma posta in obliquo sul suo lato a est. Nella parete meridionale si trovano due passaggi con illuminazione proveniente dall’alto che accedono a due camere contigue con volte.
Il secondo (ed ultimo) strato di affreschi si è mantenuto su tutte e quattro le pareti in frammenti considerevoli, sulla levigata parete settentrionale corre ininterrottamente e raggiunge addirittura un’altezza di 3, 54 metri. Le pareti sono come al solito articolate in tre aree. Su di un basamento alto 52-57 cm, che su di un fondo giallo tratteggia campi rossi e neri, poggiano le mezze colonne corinzie che raggiungono fino a 2,37 – 2, 40 metri di altezza, le quali colonne suddividono l’area principale in un intracolonnato solo approssimativamente uniforme. Sopra questo poggia un pezzo di cornicione marmoreo in un certo qual modo simile alla travatura delle colonne. Il terzo superiore si innalza sopra il cornicione nell’angolo sud-orientale ancora di circa 1, 24m verso il soffitto. Su tutti e quattro i lati si fa sfoggio di una visione architettonica d’insieme rossa e verde-bluastra su superficie gialla. Sulla parete settentrionale la pittura architettonica non si è mantenuta integralmente, ancora 1,71 di larghezza per 89 cm di altezza di immagini interrotte da personaggi che con buone probabilità rappresentavano il combattimento tra Ettore ed Achille. L’intracolonnato della zona principale diviene discontinuo a causa delle immagini incorniciate che appaiono nella superficie quasi sagome a grandezza naturale e colmate con campi rossi e graziose cornici interne. Per quanto riguarda le sette figure si tratta di
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quattro fanciulle e tre giovani alternati, i quali, abbigliati leggermente e accennando un movimento, tengono tra le mani fiori, vivande oppure monili e per questo difficilmente gli si può attribuire un significato allegorico, quanto piuttosto sono da intendere come figure meramente decorative.
A circa 1,39-1,44m di altezza dal pavimento si trovano, su superfici affrescate di rosso, scene teatrali pitturate al secco e accompagnate da intitolazioni. A sinistra rispetto la porta d’ingresso alla parete ovest è collocata una scena del CIKYWNIOI di Menandro (tavola: XVI e XVII. Altezza massima 44 cm, larghezza massima ancora 41 cm, altezza della figura a sinistra 32,5 cm, della figura a destra 33,5 cm, altezza dei caratteri 1,7-2 cm). Le figure in diverse tonalità del marrone, del bianco e del blu nerastro sono collocate su di uno sfondo rosso, la fascia del fondo in giallo-grigiastro, le iscrizioni in bianco. A sinistra si trova un uomo con la maschera degli schiavi gesticolante con un braccio sollevato e grotteschi lineamenti del viso, che appoggia il piede destro verso l’esterno e volta indietro la testa. Indossa calzari e sopra una sottoveste dalle maniche lunghe indossa un chitone con una cintura, che lascia scoperte la spalla destra ed il petto. Sopra le braccia ricadono fasce bianche, che non hanno alcuna relazione apparente con il resto della parte superiore dell’abito. La seconda figura, la maschera di un uomo imberbe, procede di un passo in direzione dello schiavo col braccio destro proteso in un gesto implorante. Questa figura porta un pallium sopra una sottoveste dalle lunghe maniche che è sostenuto dal braccio sinistro ripiegato. Prescindendo da due lacune sul contorno della prima figura e sul margine destro del bordo dello sfondo, la scena è stata completamente rinvenuta. L’inscrizione perfettamente leggibile sale leggermente da destra, il sigma è integra, l’omega al contrario è danneggiata.
A destra rispetto alla porta d’ingresso sulla parete ad ovest segue una scena dell’ORECCTHC (sic) di Euripide (tavola XVIII. Altezza massima 43,5 cm, larghezza massima 53 cm, altezza delle figure a sinistra 32 cm, a destra 35 cm, lunghezza dell’inscrizione 15,5 cm, altezza dei caratteri 1,6-1,9 cm). I colori coincidono con quelli della scena precedente, ai quali si aggiunge un verde scuro per gli abiti ed un cuscino. Una figura maschile con i coturnali ed in un abito che arriva fino ai piedi con le maniche lunghe, un’ampia cintura siede poggiato indietro su di un letto, il quale, posto su sgabelli dagli alti coturnali è corredato di un materasso a righe, un cuscino ed un fulcrum di tre pioli. Colui che è seduto su questo giaciglio solleva il braccio destro e guarda alla sua sinistra, dove presso la testata del letto sta eretta una figura femminile anch’essa con i coturnali, che a sua volta con la destra alzata sembra dialogare con lui. La testa della figura maschile è stata intenzionalmente danneggiata nell’inverno del 1967/68 da mano ignota. Per il resto la scena si è conservata perfettamente. L’inscrizione che sale da destra sbiadita dal momento del suo rinvenimento mostra chiaramente il sigma e l’epsilon.
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Immagine 3: Efeso, H2/SR6 parete nord: Ifigenia.
La prima scena della parete nord porta l’inscrizione di PERIKEIROMENH, e rappresenta dunque ancora una volta una commedia di Menandro (tavola XIX. Altezza massima 40 cm, larghezza massima 39 cm, altezza della figura a sinistra 28 cm, al centro 25 cm, a destra ancora 26 cm, lunghezza dell’inscrizione 23 cm, altezza dei caratteri 1,6-2 cm). La rappresentazione comprende tre personaggi: al centro siede un uomo in tre quarti di profilo voltato verso sinistra, ha il braccio destro sollevato sulla testa chinata in avanti senza appoggiarla su di esso. Sopra una sottoveste priva di maniche porta una clamide affibbiata sulla spalla destra. La maschera è imberbe e arricchita con un inavvertito rigonfiamento di capelli chiari all’altezza delle tempie. A sinistra, e dunque di fronte al personaggio seduto, ma voltata di spalle rispetto a questa, è posta una figura femminile, che si è coperta il volto col mantello
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ed ha il mento appoggiato sul braccio destro sostenuto dal braccio sinistro. Dietro il personaggio seduto è collocata ancora una seconda figura, molto probabilmente una femminile, che appare in movimento e solleva il braccio destro, scoperto, verso l’alto.
Del suo abbigliamento è riconoscibile solamente la manica corta ed il conturnio esterno. Il bordo dello sfondo si è mantenuto solo a sinistra, un altro deterioramento ha colpito una parte della figura di destra, inoltre si sono danneggiate grosse porzioni della figura centrale e di quella di destra. L’inscrizione sale ancora una volta verso destra e nella sua metà destra è ugualmente sbiadita.
La scena successiva tratta dalla (IFIGE)NEIA di Euripide ha subito una grossa perdita, tuttavia si è conservato sufficientemente bene dall’inscrizione fino alla linea del bordo da poter interpretare la rappresentazione (altezza 47,5 cm, larghezza 30 cm, altezza della figura a destra 36 cm, lunghezza dell’inscrizione ancora 6 cm, altezza dei caratteri 1,6-2 cm). Sulla consueta fascia del bordo giallo- grigiastra è posta a destra una figura presumibilmente con una maschera maschile voltata verso l’esterno. Sotto una lunga veste completa di un fregio verde si scorgono pantaloni scuri che al momento della scoperta lasciavano riconoscere ancora chiare fascette cruciformi. A sinistra tra 15,5 e 29 cm al di sopra della fascia del bordo del torso si è rinvenuta ancora una figura in piedi che deve aver indossato un lungo abito con cintura, molto simile alla figura femminile della scena di Oreste. Sebbene proprio la testa di questa supposta figura femminile non sia stata rinvenuta, l’altezza della cintura, paragonata all’altezza della cintura della figura di destra, mostra che quella di sinistra era posta ad un’ altezza superiore, presumibilmente su di un piedistallo. Nei soli 12 centimetri che separano le due figure, (per quanto riguarda la distanza per i “Sikyonioi” si misurano 15 cm, per l’”Oreste” 14 cm, per la “Perikeiromene” la distanza tra le figure più esterne consta di 22 cm) ci sarebbe a mala pena posto per un terzo personaggio.
Le due scene successive della parete settentrionale sono andate completamente perdute. Sulla parete ad est si trovano i resti di tre sfondi rossi, che ugualmente avrebbero dovuto contenere scene di commedie teatrali. Se anche sul lato sinistro si fosse ancora conservata una parte del fondo, non sarebbe tuttavia in ogni caso più riconoscibile, eccezion fatta che per una parte di un abito giallino della figura di destra. La superficie centrale a quest’altezza è andata completamente distrutta e anche a destra ci è pervenuta solamente una sottile strisciolina di un ornamento incenerito.
In condizioni decisamente migliori si trova l’unica scena di commedie teatrali della parete meridionale nell’angolo sud-orientale (immagine 4: altezza della figura dal piano inferiore della fascia sul bordo circa 39 cm). Sono state rinvenute due tra le tre figure probabilmente effettive, le quali, poste di profilo verso sinistra, sembrano guardare verso l’alto, verso le quali la figura maschile di destra privo di barba solleva il braccio. Entrambe indossano abiti lunghi. Se calzano i coturnali non è possibile interpretarlo. Le figure portano segni d’incendio e disgregazione che le hanno seriamente danneggiate.
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Immagine 4: Efeso, H2|SR 6 parete meridionale: scene teatrali indecifrabili.
La terza figura a sinistra è diventata irriconoscibile a causa di due lacune e di una piccola porzione della superficie staccatasi, ma probabilmente, date le proporzioni e lo spazio nella superficie, ne era inserita una terza. Nella consueta altezza di 44 cm esatti sotto l’orlo superiore nero sembra di riconoscere due caratteri dell’inscrizione: …AX…? (lunghezza 3,5 cm). Il centro dell’immagine è ancora spostato di 6 cm verso destra.
A motivo della costruzione architettonica e di una certa quantità di argomentazioni iconografiche e stilistiche questa seconda rappresentazione le impone il nome della “camera del teatro” e può essere datata nella seconda metà del secondo secolo d. C., e più precisamente intorno al 180-190 d. C.. Approfondire in dettaglio l’argomento verrà affidato alla pubblicazione. Ciò che qui vuole essere messo in evidenza è il contenuto iconografico delle scene di rappresentazioni teatrali.
Fin dalle rappresentazioni pittoriche pompeiane non sono inconsuete (4) (nota 4: per definire le precise scene di un brano teatrale a quali si riferiscono le riproduzioni qui prese in considerazione, si prendono in considerazione immagini mitologiche o bucoliche, che, per quanto riguarda il contenuto, sono influenzate da determinati drammi)
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immagini di rappresentazioni di drammi greci, i quali tratti per la maggior parte da commedie e tragedie, probabilmente erano inserite in maniera antitetica o ciclica, sotto forma di emblemi, quadri oppure immagini affiancate l’una all’altra nelle decorazioni a parete composte di molti elementi (5) (nota 5: recentemente si è a conoscenza anche di un esempio per i modelli greci: in una stanza di una casa di Deli, che è stata edificata verso la fine del secondo secolo a.C. e dopo l’88 d.C. di nuovo abbandonata, è stato rinvenuto un affresco con scene di rappresentazioni teatrali in successione l’una rispetto all’altra alla stregua di un fregio, e cioè sei (o sette ?) commedie ed una tragedia, sicuramente l’Edipo a Colono di Sofocle). In nessun caso purtroppo sono state rinvenute inscrizioni o per lo meno apparentemente non ci sono state iscrizioni che permettessero un’interpretazione univoca. In questo modo finora solamente alcune scene di rappresentazioni di tragedie possono venir utilizzate ed interpretate in base ai rinvenuti drammi di Sofocle, Euripide (e Seneca?), purtroppo senza che l’armonia sia stata raggiunta in tutti i casi. Le scene delle commedie si rifiutano di fornire fino a questo punto una definizione univoca, dato che la perdita quasi completa dei testi originali delle nuove commedie da una parte e dall’altra in aggiunta anche una marcata tipizzazione delle suddette maschere e delle schematizzazioni contenutistiche non lascia adito ad una precisa designazione. Un enorme progresso in questo senso è quello dovuto alla scoperta, risalente ad alcuni anni or sono, di un pavimento a mosaico con immagini di rappresentazioni munite di legenda delle commedie di Menandro. T. Ivanov ha rinvenuto a Ulpia Oescus (Ghighen, Bulgaria)
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una scena con la dicitura (M)ENANDROU ACAIOI. Eppure la nostra ignoranza in materia non permette alcuna interpretazione ulteriore della scena. Di una rilevanza indubbiamente maggiore è la scoperta di S. Charitonidis delle scene rappresentazioni di commedie di Menandro Mitilene che riportano errori non solo circa il titolo ma anche per quanto riguarda i nomi dei personaggi e addirittura il numero degli atti della rappresentazione (7) (nota 7: oltre a questo ultimamente PapOx. XXVII 2462 con la dicitura Acaioi À Pelopo(nnÇsioi) ha lasciato cadere la connessione fino ad allora generalmente sostenuta con l’epopea troiana). Nondimeno l’errore dei testi delle commedie pertinenti impedisce una comprensione accurata delle scene. I mosaici di Mitilene hanno conseguito un’ulteriore vittoria, dato che hanno provato l’appartenenza di entrambe le immagini del mosaico di Napoli del Diocuride quali scene del ciclo di Menandro. A motivo dell’esiguo numero di scene davvero significative, le quattro scene di rappresentazioni teatrali leggibili da H 2\SR 6 si assicurano una rilevanza particolare, dato che, secondo il mio parere, queste possono essere definiti in base alle inscrizioni presenti.
Le tragedie
Oreste. L’interpretazione delle scene non ci presenta alcuna difficoltà, dal momento che la commedia di Euripide è stata integralmente rinvenuta. Il fatto che l’immagine si riferisca proprio a questo dramma si evince dalla dettagliata corrispondenza con le circostanze del primo atto: sul palco è collocato un letto, sul quale dorme Oreste colto dalla follia, mentre Elettra, sua sorella, veglia presso di lui. All’inizio ella pronuncia un monologo (1-70), poi segue il suo colloquio con Elena (71-139) e successivamente con il coro (140-210). A questo punto si sveglia Oreste. Il suo dialogo con Elettra(211-315) deve essere rappresentato a questo punto, in particolar modo i versi 233-236, nei quali Oreste si alza e poggia i piedi per terra. A differenza delle scene comiche, gli attori
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indossano qui abiti lunghi fino ai piedi tipici delle tragedie e maschere con alti onkos. Non casuale è il colore del viso rosa pallido di Elettra e quello giallognolo del malato Oreste, che corrispondono alla tipologia delle maschere greche (Krien, Oejh?. 42, 1955, 87 e seguenti, 102). Di particolare valore dal punto di vista dell’antiquariato è il triclinio con gambi torniti ed erti fulcra di differente altezza, che sono collegati tra loro per mezzo di asticciole. Il fatto che questo modello sia riconducibile a quelli romani, di cui abbiamo testimonianza fin dal primo secolo d. C., deve essere considerato un avvertimento, segno dell’ostinata ricerca di “modelli” ellenici, (CHARITONDIS-KAHIL-GINOUVES _summenzionata annotazione 2- 102 e seguenti) nelle pitture del teatro, che rischiano di farci sopravvalutare la veridicità delle “copie”. Indubbiamente per la tradizione delle rappresentazioni pittoriche del dramma l”Oreste” di Euripide ci sarebbe appena ancora qualcosa da dire, se l’esempio di Efeso non è più da considerarsi l’unico (12)(nota 12: simili solo come motivo sono alcune rappresentazioni teatrali, nelle quali una persona si trova sul triclinio mentre l’altra siede sul fondo del letto: sono state rinvenute tortiere con scene di commedie, ove la figura femminile riposa sul triclinio (con una ghirlanda sulla mano) mentre una maschera da schiavo sta seduto accovacciato sul bordo del letto (BIEBER 241 e seguenti, immagini 793-796) su di una lanterna la medesima rappresentazione di due maschere tragiche tengono in mano le due spade (?). L’interpretazione di una commedia che riguardi Elettra e Pilade e rispettivamente una tragedia con Protesilao e Laomedia è incerta).
Ifigenia. Che in questa scena alquanto danneggiata si tratti di una tragedia lo si evince dalla maschera tragica della figura di destra. Ce lo assicura anche l’unica, ma indubbia notizia, dato che l’inscrizione (IFIGE)NEIA si riferisce non all’”Ifigenia in Aulide” di Euripide, ma all’”Ifigenia in Tauride”. La stessa figura di destra indossa infatti pantaloni incrociati e legati con uno spago sotto la lunga sopraveste che non appartiene alla tradizione greca ma può appartenere solo a Toante, il re dei barbari. La figura soprelevata di sinistra, anch’essa profondamente devastata, può rappresentare solamente la stessa Ifigenia, che sta in piedi sui gradini del tempio di Artemide. Tra le due figure non c’è lo spazio sufficiente per una terza figura, come già descritto qui sopra. Dunque non può essere rappresentato altro che il dialogo tra Ifigenia e Toante (1159-1221). Toante per questo si volge dall’altra parte, dato che Ifigenia tiene sulle braccia la statuetta della dea, la quale è ritenuta contaminata (13) (nota 13: come per esempio emerge sull’affresco risalente al primo periodo augustiano del monte Maddalena recentemente scoperto, dove tra l’altro “Ifigenia” appare da sola (…). Portebbe trattarsi per questo ipoteticamente di una sacerdotessa che tiene sul braccio un Xoanon, così come le statue delle sacerdotesse di Messene, adattandosi meglio alle figure singole delle ballerine che reggono ghirlande? – dunque non necessariamente di Ifigenia).
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3. Tragedie. Un’interpretazione di entrambe le figure abbigliate di sinistra non è permessa dallo stato di conservazione. Partendo dal presupposto che anche qui fosse stata rappresentata una tragedia di Euripide, allora non si potrebbe di certo completare il frammento dell’inscrizione di (ANDROM)AC(H) senza mantenere seri dubbi. A questo si contrappone tuttavia la localizzazione delle lettere rinvenute nella metà di sinistra dell’immagine. A giudicare dalle altre immagini si può supporre che l’inscrizione sopra la metà della scena sia stata fatta di proposito. Così la rappresentazione di questa tragedia rimane piuttosto senza una designazione.
Le commedie
Sikyonioi. Anche dopo la pubblicazione del nuovo frammento del papiro di Parigi e le numerose opinioni suscitate in seguito a questo sul “Sikyonioi” di Menandro, regna tuttavia ancora incertezza sia circa lo svolgimento della commedia come anche circa lo stesso titolo. Sebbene la subscriptio del papiro Sorb. 2272e col. 2,14/5 scriva chiaramente Sikuènioi Menandrou, nessuno ha voluto prendere la decisione di rinunciare al singolare tramandato finora. La forma plurale del titolo è confermata ora dall’inscrizione di Efeso, la più antica testimonianza indiscutibilmente confermata. Pur tuttavia ci piace accordare che, come già in altri casi (Kassel 30 annotazione), singolare e plurale del titolo siano interscambiabili. I frammenti rinvenuti consistono in 423 versi. Purtroppo mancano parti così consistenti sia dello svolgimento, che della successione delle scene, ed in particolare circa l’assegnazione dei singoli ruoli a determinate persone, che non è stato possibile raggiungere assoluta concordanza. E così rimangono poche probabilità di riuscire a decifrare con certezza la pittura. L’unica possibilità consiste nell’escludere confronti con scene conosciute e prescindere anche da ipotesi di verosimiglianza, per dedicarsi ad una precisa classificazione delle due maschere.
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La figura di sinistra può essere definita secondo il catalogo di Pollux più chiaramente rispetto lo schiavo principale (¹gemon terapon): questi porta un rigonfiamento di capelli (speira) rossi (lasciati liberi) sopra la fronte ed ha sopracciglia sollevate, il naso all’insù ed una bocca a forma di imbuto. Anche il suo abbigliamento è tipico: un sottabito dalle lunghe maniche, calze ed un chitone qui completato con una cintura. Colui che gli è posto di fronte indossa un abito da cittadino: sopra un chitone visibile solamente sulla spalla destra e calze indossa il mantello accuratamente messo da una parte. Per quanto concerne l’assenza della barba la sua maschera appartiene a quella dei giovani uomini (neaniscoi) tra i quali il Pollox ne enumera non meno di undici, comprendendo tra l’altro anche gli stranieri attempati (eikoniko$) e i tre grotteschi seppur istruiti parassiti, che qui da lontano vengono fuori. Ma anche tra i reali giovani sfuggono quelli con una semplice corona di fiori (steira oppure stefan¹) e capelli arricciati (precisamente le maschere numero 10-14 –summenzionata annotazione 20-). In questo modo rimangono solamente i due soggetti con la capigliatura fluttuante (episeistoi: nr. 15-16 –summenzionata annotazione 20-) tra i quali d’altra parte il biondo e raffinato non è in discussione. Dunque deve essere ricercata una scena nella quale il primo giovane dai capelli scuri e arricciati sta conversando animatamente con lo schiavo principale. Questi è senza ombra di dubbio lo schiavo Dromone, dato che Pirrias e Donax hanno solo ruoli di secondaria importanza. Per questo solo due persone possono essere prese in considerazione: Stratophanes, presumibilmente di Sichione, ufficiale ed eroe del brano, così come Moschione, suo antagonista e, come sembra essere evidente, suo fratello, il quale in seguito alla discussione riguardo Philumene, amata da entrambi, ha la sorte peggiore. Contro Stratophanes sembra esprimersi il suo abbigliamento cittadino; ci si aspetterebbe piuttosto di vederlo rappresentato col suo mantello militare (come Polemone nella “Perikeiromene” vedi sotto). In lontananza dovrebbe aver portato in qualità di figura positiva la bionda maschera del pagxresto$. Quale bellimbusto si adatta a Moschione al contrario il mantello (himatione) riccamente drappeggiato e l’acconciatura alla moda dei capelli di Alessandro. Determinante è in definitiva il fatto che non ci è pervenuta testimonianza di alcun dialogo tra Dromone e Stratophanes (23) (nota 23: non posso trovarmi d’accordo con l’ipotesi del dialogo tra Stratophanes e lo schiavo Pirrhias, che porta la lettera determinante da Sikyon. A prescindere dalla improbabile assegnazione della maschera come pure dell’abito di Stratophanes, si esprime contro questa ipotesi l’azione della figura. Questa mostra appunto un’animata discussione, nella quale lo schiavo si trova sulle difensive. Del requisito essenziale, la lettera, non c’è traccia).
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Barigazzi ha chiarito in maniera molto più convincente le scene comprese tra 39 e 41 del frammento VIII A, versi 52-61 (Kassel) quale dialogo tra Dromone e Moschione, il quale vuole persuadere inutilmente il vecchio schiavo di Stratophanes della falsa testimonianza. A mio giudizio qui sembra essere rappresentata questa interpretazione: Moschione si rivolge a Dromone, il quale con il braccio alzato respinge le pretese. Tra le 108 commedie di Menandro il cui nome ci è pervenuto secondo la tradizione, i “Sikionioi” non appartengono certo alle meno conosciute. Certo mancano a Mitilene e anche nelle citazioni di Athenaios, -che occasionalmente menziona 46 commedie, mentre queste non vengono citate- la cui fama postuma si imporrà tuttavia grazie al frammento di papiro attraverso diversi secoli e le molteplici rievocazioni degli scrittori antichi. Una seconda rappresentazione pittorica dei “Sikyonioi” non mi è nota.
Perikeiromene. Tra le commedie di Menandro che hanno come argomento “La rapata” siamo a conoscenza dei 448 versi pervenuti, presumibilmente meno della metà dell’intero testo, eppure lo svolgimento dell’intreccio risulta compiuto a tal punto che è già stato tentato più volte di ricostruire scena per scena l’intera opera teatrale. Se tuttavia si scandaglia il frammento rinvenuto come pure le sagaci scene completate, sembra impossibile associare una di queste con le immagini di Efeso.
La prima esigenza consiste nel rintracciare una scena nella quale sono presenti contemporaneamente due personaggi femminili ed uno maschile. Questa condizione soddisfa soltanto i versi 331-337, nei quali il facoltoso Pataikos intende mediare tra Glychera, la quale è colta da un attacco d’ira per gelosia verso il suo amante Polemone, e il renitente pentito Polemone. Ciononostante per gli ornamenti a lei consegnati dalla schiava Doris, servitrice di Glychera, deve riconoscere che lui è il padre che dopo la sua nascita ha abbandonato Glychera.
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Dunque questa scena per questo motivo non è messa in discussione, poiché l’uomo seduto al centro dell’immagine, senza barba, e dunque giovane, è identificabile per via del clamide nientedimeno che con un soldato. Porta la capigliatura bionda tipica dei soldati coraggiosi in un alto rigonfiamento sopra la fronte che potrebbe avere la valenza di Stephane (corona), dato che non è visibile alcun ricciolo laterale come si confà all’ episeistos. Quale uomo eccellente (pagxrestos), il più anziano e atletico giovane, si deve per questo indicare ciò che si adatterebbe alla perfezione all’eroico Polemone. La figura al centro deve essere di conseguenza il ciliarca Polemone. Con il reperto rinvenuto del suo ingresso (a partire da III 2) gli mostrano il dialogo con Doris (398-406, 411-425) compunto per il suo comportamento poco assennato, per cui egli potrebbe essere rappresentato seduto in atteggiamento che denoti la riflessione. Eppure la figura di destra, presumibilmente Doris, si rivolge a lui non per rabbonirlo, come si evince dal dialogo, al contrario si dimena col braccio , inoltre una terza persona anch’essa muta, non compare affatto in questa scena.
Non rimane dunque alcuna scelta: la scena deve risalire all’inizio del brano e cioè dove, fino a qui, state supposte una scena o due, e vengono dedotte grazie all’inserimento del prologo di Agnoia. Sulla base delle immagini di Efeso interpreto la scena come segue: Polemone ritornato in patria dalla guerra in preda all’ira deve già aver tosato Glychera apparentemente sorpresa in flagrante ed ora sulla scena palesemente discute con lei. Ma Glychera, che col mantello si copre il viso, piangendo si volge altrove e sta a sinistra sul dipinto con il consueto atteggiamento sofferente con la mano destra che sostiene la testa. Doris sfrutta questa possibilità per rimproverare violentemente Polemone. Dimenando le braccia lancia maledizioni contro di lui. Nuovamente Polemone va in collera daccapo e si allontana furiosamente. L’antefatto di questa furibonda scena viene spiegato allo spettatore dal prologo di Agnoia che è stato ora inserito, dal quale si deve concepire che nulla di ciò che viene riferito è già stato mostrato, né il bacio di Moschione, né il fatto che lei sia stata colta in flagrante e neppure la tosatura. Anche la discussione di Glychera con Doris ed il loro piano del trasferimento da Murrina
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non devono essere anticipate rispetto al prologo (come Mette ibidem), dato che indebolirebbero l’impetuoso inizio e farebbero arrancare il chiarimento. Molto più la discussione non seguirà affatto sul palco, al contrario nella trattativa dei versi introdotti tra i 64 ed i 70 che risultano Doris con Murrina, dei quali è a disposizione una parte dei 70 versi andati perduti (33) (nota 33: una possibile obiezione contro la ricostruzione proposta sarebbe che l’azione è troppo violenta ed emozionale per la prima scena di un brano della nuova commedia, eppure può essere capitato ovviato come il rimprovero della scena iniziale rinvenuta dalla riproduzione romana: nell’Eunuco di Terenzio si presenta repentino alla confusa amante Feria al quale il suo schiavo Parmeno deve parlare benignamente. Con parole ingiuriose e violente iniziano due opere di Plauto: nell’Aulularia Euclione, un attempato signore, ha un alterco con la sua vecchia schiava Staphila, mentre nella Mostellaria gli schiavi Tranio e Grumio si ingiuriano e minacciano pesantemente. Nell’Anfitrione di Plauto finalmente culmina la lunga prima scena in un burrascoso scambio di parole tra lo schiavo Sosia che si accinge a fare ritorno a casa ed il dio Mercurio che si spaccia per lui.)
La “Perikeiromene” ricorre così raramente come i “Sikyonioi” tra le citazioni di Athenaios ed i mosaici figurativi di Mitilene, eppure ha riscontrato per molti secoli il favore del pubblico, come è provato da diversi documenti. Due disegni senza pretese sul frammento di papiro di Oxyrhynchos (Pap.Ox. 2652 e 2653) sono con buone probabilità da interpretare come illustrazioni al testo della “Perikeiromene”: una figura femminile con l’inscrizione ‘Agnoia si riferisce probabilmente al prologo del brano, mentre l’immagine di un soldato potrebbe riferirsi a Polemone. (CHARITONDIS- Kahil-ginouves 102 imamgini 5 e 6). Altre immagini riferite ad altre scene non sono emerse.
La successione: Sikyonioi-Oreste-Perikeiromene-Ifigenia lasciano presumere che anche i sei campi distrutti erano adornati alternativamente con commedie o tragedie, cosa che è confermata dal superficie per le tragedie della parete meridionale come collegamento per i Sikyoinoi. Parecchi esempi analoghi sono riscontrabili anche a Pompei. (summenzionata annotazione 5), ora non ci sfugge il motivo della collocazione l’uno di fronte all’altra, dato che alle scene non deve più essere attribuito un nome. In H 2\SR 6 è rappresentato proprio un alternarsi regolare tra Euripide e Menandro ove pur sempre quattro immagini rimangono da definire e anche per le altre c’è da attendere. Riguardo la predilezione dei due scrittori anche in periodo romano e la loro parentela spirituale già Kahail (“a. O.” 100) ha riferito tutto il necessario proprio in relazione alle pitture di Efeso cosicché ora qui può essere evitato. Se la scelta dei drammi sia casuale oppure già in sé debba significare qualcosa, intanto se sono state scelte in base a canoni a loro contemporanei
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o secondo punti di vista contenutistici non ci è rivelato dal materiale giunto a noi in frammenti (35) (nota 35: sarebbe presumibile che i pezzi abbinati due a due fossero per certi aspetti in relazione o in antitesi l’uno con l’altro, all’incirca Perikeiromene – Ifigenia. Il tertium comparationis in questo caso forse sarebbe: una innocente e afflitta giovane riesce con l’astuzia a realizzare i suoi desideri. Ulteriormente mi pare ancora possibile che gli intenditori di teatro riconoscessero non soltanto la scena supposta ma anche una espressione proverbiale. Così affermò all’incirca Oreste mentre si metteva seduto: “metabole panteon gluku”, “il cambiamento è tuttavia piacevole” (324) il fatto che questa frase divenne ben presto un proverbio lo mostra la citazione di Aristotele rhet. 1371 a 28, e ulteriormente le varianti usate da comici quali Antiphanes, frammento 207, 4 e seguenti (CAF II 101 Kock. II 270 Edmonds) edu toi (lego, Edmonds) estin metabole patos ergou plen enoj e di un anonimo frammento 115 (III 428 Koch) ean d’ek plousiou ptoxos generai, metabole men, edu d’ou. Ost’ouxi panteon e metabole de gluku. Confronta riguardo a questo anche Otto, proverbi. Se non si tratta di un caso dovrebbe essere in ogni caso difficile per noi moderni in altri casi scoprire i detti proverbiali del tempo. Nel dialogo tra Ifigenia e Toante probabilmente non è neppure da cercare.
2. Scene di tragedie nella camera di Saffo (H 2\12)
Anche qui si tratta della stanza più raffinata di un’unità abitativa, e più precisamente della camera di pianta approssimativamente rettangolare (circa 5,00 x 6,50 m), che è situata a est del cortiletto H 2\16b dell’alloggio V. Il portone di 1,45 m di ampiezza sull’angolo nord-occidentale era presumibilmente l’unica fonte d’illuminazione. Le pitture si sono conservate su tutte e quattro le pareti quasi del tutto integre, ma conservate a differenti altezze. La parete settentrionale ha una spaccatura già nell’altezza degli approssimativi 2,05 m al di sopra dei mediamente 59 cm di altezza dello zoccolo e l’altezza della zona principale superiore che misura 1,49 – 1,53 m del cornicione di stucco che corre tutto intorno orizzontalmente. Entrambe le pareti occidentale ed orientale si sono mantenute nella loro metà meridionale un po’ più in alto, mentre il rivestimento affrescato dell’intera parete meridionale si innalza fino a 3,11 m. Lo zoccolo sorregge un meandro di terracotta, la zona principale consiste in una serie di superfici ampie, differenti ed incorniciate che sono occupate con figure alte ognuna di 40-45 cm intervallati da superfici strette e riccamente rifinite. Le figure sono identificate attraverso intitolazioni quali le nove muse e Saffo, mentre Apollo, al centro della parete meridionale, è rimasto privo di designazione. Là si trovano anche i numerosissimi residui della zona superiore: un complicato, sebbene fuggevole sistema pittorico simmetrico di campi ornati incorniciati e predilette prospettive architettoniche metaforiche. Sopra la superficie tributata ad Apollo, un poco slittata dal suo asse a causa dell’incuria, è circoscritta con strisce verticali blu-verdastre una scena di teatro (tavola XX).
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Ancora una volta si trovano tre figure erette su di un fondo verde davanti ad uno sfondo bianco incorniciate con un nastro rosa e due linee nere. Tutte e tre indossano coturni neri tra le quali sembrano essere accennate corte ombre. Quella di sinistra, a giudicare dalla carnagione più bruna e dall’abito, è palesemente una figura maschile, posta a tre quarti di profilo verso destra e solleva il braccio in un gesto patetico come in procinto di parlare. Il braccio sinistro è coperto, ma deve aver retto una sottile verga, probabilmente uno scettro. L’uomo porta i capelli che ricadono dalla nuca ed una barbetta corta. La sua veste marrone rigata in obliquo ricade fino ai piedi. La lunga manica è rigata anch’essa, solo a righe più sottili. Dalla spalla non coperta dall’abito sembra pendere un mantello. Della figura centrale, che era rappresentata perfettamente frontale, ci è pervenuta la parte inferiore del corpo ed un piccolo frammento di una parte del petto. Porta un abito lungo fino ai piedi color violetto e sopra il quale, a giudicare dalla presenza di due strisce oblique sulla fenditura sopra a sinistra, era indossato un mantello. Della figura di destra che con una lieve rotazione sulla metà si trova proprio frontale, ci è pervenuto null’altro che la parte inferiore del corpo coperto da un abito verde, la parte superiore della testa, e precisamente la fronte bianca e l’acconciatura dei capelli castani quasi neri spartita e sorretta da una fascia bianca orizzontale. Dunque anche questa immagine dovrebbe essere una figura femminile, cosa che può essere solo supposta per quanto riguarda quella di mezzo.
Senza dubbio è possibile che nel mezzo delle tre pareti rimanenti, o per lo meno nel lato lungo della parete settentrionale, si siano potute trovare le soprammenzionate scene di rappresentazioni teatrali. Questo arredamento incredibilmente sfarzoso può essere datato con buone motivazioni nella metà del quinto secolo d.C., riguardo la qualcosa verrà dato spazio nella pubblicazione.
Una datazione più tarda se paragonata a questa, innalza considerevolmente l’interesse per la rappresentazione, dato che noi sappiamo alquanto poco sulle conoscenza e la ricezione dei drammi classici in periodo tardo antico. Qui tuttavia la pessima conservazione si fa beffa dell’interpretazione più perspicace. Il fatto che noi abbiamo avanti ai nostri occhi la scena di una tragedia, si evince dalle maschere femminili e dai coturni. La figura maschile di destra potrebbe essere identificato come re per via dello scettro, mentre la maschera femminile per via del nastro sui capelli potrebbe essere una giovane. Se si interpretasse la figura centrale ugualmente come una fanciulla, ci sarebbe la possibilità che si tratti dell’Antigone di Sofocle: in questione sarebbe la scena con Creonte, Ismene e Antigone (531-581). Ismene desidera morire con Antigone, cosa che Antigone non permette, e allora implora Ismene la grazia per lei. Creonte tuttavia ritiene entrambe colpevoli e le oltraggia con parole ingiuriose. Questa interpretazione è solo una proposta, dato che ci sono forniti pochissimi indizi certi. È tuttavia alquanto stupefacente che in particolare la raffigurazione di una tragedia sia stata rappresentata.
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Le scarse fonti ci lasciano trarre fin qui la conclusione che al più tardi dal periodo augusteo le commedie come pure le tragedie, limitate quasi del tutto alla ripetizione dei classici greci, affianco al mimo e pantomimo, abbia riscontrato il favore prima con attori in anfiteatri e teatri, poi nella piccola cerchia degli appassionati di pitture; certo che le tragedie erano cantate da molto prima in rielaborazioni da opera, addirittura proposte solo in una selezione delle scene drammatiche più efficaci. D’altro canto i ritrovamenti dei papiri mostrano che già tra il III e IV secolo erano state scritte un numero considerevole di commedie e tragedie greche in testo originale per le biblioteche cittadine egiziane e di conseguenza lette e verosimilmente anche rappresentate. Ancora in una novella di Giustiniano dell’anno 536 è stata chiamata per la rappresentazione del teatro il giorno del quinto processo di un console una tragedia, e dunque non più una commedia. Se dunque ancora si rappresentassero tragedie di Sofocle oppure solo opere cantate con temi sofoclei non si può dire con certezza. Poiché sul dittico consulare con rappresentazioni teatrali drammatiche mancassero i musicanti non può provare la reale rappresentazione di drammi classici per il V e VI secolo, ma in ogni caso non è neppure da escludere. Considerando il conservatorismo dei finanziatori della cultura e della vita letteraria non devono sorprendere rappresentazioni di classici in grandi città quali Costantinopoli oppure Efeso. Deve rimanere tuttavia da considerare che come ancora i più famosi drammi classici venivano ancora letti, per lo meno venivano riprodotte le immagini di scene tramandate e conservate, senza esperienza diretta, quali immagini simboliche. Questa funzione della rappresentazione viene sottolineata con la sua collocazione nelle zone superiori decorative, specialmente qualora ancora una rappresentazione di una scena del teatro era collocata non solamente nella parete settentrionale, ma anche probabilmente in quella orientale ed occidentale. Correlati insieme all’emblema musicale della zona principale, potrebbero essere stati ripetuti non per loro propria volontà ma come indicazione generale del padrone di casa presumibilmente secondo i canoni vigenti.
English to Italian: Litigation Team
Source text - English Hilary, thank yo...
Translation - Italian XXX,
ti ringrazio d’avermi inviato il documento della corte di appello. Convengo con te sul fatto che stiamo combattendo un’ardua battaglia. Eppure mi sembra che il documento di appello (eccellente ad ogni riguardo) ci fornisca ottime probabilità di vincere.
Se non altro mostra che l’arbitro ha preso una decisione che non ha basi legali né trova riscontro nei fatti.
Considera semplicemente che ognuno capisce il termine comune “capitale di risparmio”. In tal caso non ha senso neppure considerare la possibilità che il termine comune abbia altri significati. Ed anche se il termine comune avesse un altro significato, questo sarebbe applicabile nel caso in cui entrambe le parti concordassero reciprocamente sull’interpretazione dell’altro significato. Ed in questo caso non sussiste un comune accordo.
Sto allegando un altro memorandum per ciò che è di rilievo. Si specifica di due casi nei quali l’arbitro ha “torto marcio” (ritengo che i due esempi discretamente trascurati nel documento di appello).
Informami se mi è richiesto dell’altro. E tienimi informato. Io terrò le dita incrociate.
XXX
Al Legale li, 5 maggio 2006
Mi è difficile dormire la notte, pensieri alla rinfusa balenano nella mia mente. Spero non ve la prendiate a male se condividerò con voi tali pensieri (sebbene sia un po’ tardi nel processo di appello).
L’arbitro ritiene che il linguaggio dell’Articolo 4.5 sia chiaro. E ritiene inoltre, basandosi sulla mia testimonianza (noi non discuteremo circa il rendiconto finanziario… ma ci avvarremo della denuncia dei redditi e se la denuncia dei redditi userà un ammortamento a quote costanti, noi ce ne avvarremo nel calcolare i capitali di risparmio. E direttamente da questo articolo, l’avremmo recuperato nella dichiarazione dei redditi) che il termine “capitale di risparmio” nell’articolo 4.5 sia da intendersi il guadagno tassabile riportato sulla denuncia dei redditi italiana.
La risposta a tutto questo è semplice: l’arbitro ha torto marcio. L’articolo 4.5 ha un titolo che suona così : “Contabilità”. Si ponga semplicemente che l’articolo 4.5 tratti meramente di argomenti contabili di cui avvalersi per computare la denuncia dei redditi (riconoscendo che i contabili possono -e spesso avviene- avvalersi di una contabilità differente per gli stessi argomenti).
Si può dimostrare il torto marcio dell’arbitro prendendo in esame le sue stesse parole. L’arbitro riconosce chiaramente che i contabili possono –e spesso avviene- avvalersi di una contabilità differente per gli stessi argomenti.
Infatti si dilunga (vedi pagg. 26-28) nel descrivere le differenze tra (i) la contabilità fiscale e (ii) le leggi di contabilità italiane per redigere il bilancio patrimoniale.
Ed in particolare la contabilità fiscale fornisce alle autorità competenti “criteri chiari e obiettivi” e la contabilità fiscale “si prefigge lo scopo di ridurre i margini di incertezza inerenti alle… (“leggi di contabilità italiane”) per redigere il bilancio patrimoniale.
Tali “criteri chiari ed obiettivi” e strumenti per ridurre il margine di incertezza sono precisamente il motivo per cui l’articolo 4.5 prevede che gli argomenti contabili usati dalle parti nel redigere la dichiarazione dei redditi italiana coincida con gli argomenti contabili che le parti usano per calcolare i capitali di risparmio. (ed è precisamente questo il motivo per cui l’articolo 4.5 prevede che tali argomenti contabili siano definitivi e non soggetti ad ulteriori modifiche.
Ritengo la mia testimonianza esauriente su questo argomento.
La conclusione dell’arbitro che il termine “capitale di risparmio” nell’articolo 4.5 sia da intendere come il guadagno tassabile come riportato nella dichiarazione dei redditi italiana dipende dal sussistere di un comune proposito tra le parti.
Di conseguenza l’arbitro deve concludere che come il redattore dell’articolo 4.5, io ho presunto di intendere col termine “capitale di risparmio” nell’articolo 4.5 il profitto tassabile sulla denuncia dei redditi italiana.
Io non l’ho interpretato così.
L’avessi interpretata così, l’articolo 4.5 sarebbe stato molto più semplice.
Nel caso specifico avrei previsto nell’articolo 4.5 qualcosa oltre le seguenti righe: “Capitali di risparmio” con l’intento di determinare la quantità per la quale i capitali di risparmio nella data effettiva …(differiscono) …dai capitali di risparmio alla data di chiusura, i profitti tassabili riportati nella riga XXX dell’imposta sul reddito deve essere definitiva e non soggetta ad ulteriori modifiche.
Ovviamente non lo feci.
Nota: ho difficoltà a comprendere ciò che l’arbitro asserisce al termine della pagina 28.
Intuisco potrebbe sostenere che, per appoggiare la nostra posizione, l’articolo 4.5 avrebbe dovuto contemplare parole con la conseguenza che i capitali di risparmio dovrebbero coincidere con i profitti tassabili riportati sulla riga XXX dell’imposta sul reddito meno la quantità dovuta come IRPEG ed IRAP.
Se questo è il caso, allora l’arbitro si riferisce al nostro caso a nostra difesa. Il suo presupposto è che l’articolo 4.5 preveda che i capitali di risparmio coincidano infatti col profitto tassabile riportato alla riga XXX.
E senza dubbio questa asserzione è errata.
L’articolo 4.5 non prevede che i capitali di risparmio coincidano col profitto tassabile della riga XXX. Tutt’altro, l’articolo 4.5 prevede semplicemente che, nel calcolare i “capitali di risparmio” le parti usino il medesimo sistema contabile in uso nella preparazione della denuncia dei redditi italiana.
Mi auguro capiate ciò che sto asserendo, e, se è il caso, approfondiate l’argomento dal momento che io ne ho parlato frettolosamente.
C’è un secondo punto sul quale l’arbitro si sbaglia enormemente.
Lui conclude (vedi pagina 23) che (i) XXX sul rapporto dell’incontro datato 24 novembre 1997 definì “capitali di risparmio” i “redditi netti”, (ii) XXX non accettò la definizione di “capitali di risparmio” e (iii) XXX fu la causa della modifica di “capitali di risparmio” da “redditi netti” a “redditi lordi” nelle successive stesure e nella stesura definitiva dell’accordo del 18 dicembre 1997.
In verità (i) XXX durante il loro incontro datato 24 novembre1997 definì “capitali di risparmio” i “redditi netti”, (ii) XXX non commentò la relazione dell’incontro e Marzocchi non causò il cambiamento della definizione di Capitali di risparmio da “redditi netti” a “redditi lordi” nelle successive stesure e nella stesura definitiva dell’accordo del 18 dicembre 1997.
Ho reso testimonianza per esteso degli eventi susseguitisi tra il 24 novembre 1997 ed il 18 dicembre 1997.
Ritengo la mia testimonianza esauriente.
Immediatamente successivamente all’incontro del 24 novembre ho redatto gli articoli 4.4 e 4.5 dell’accordo.
Il mio intento (e quello di Chris e Luigi) era che gli articoli 4.4 e 4.5 (così come tutte le altre disposizioni dell’accordo) si conformassero a ciò che secondo noi erano le disposizioni convenute nel rapporto della conferenza.
Nello specifico il termine “capitali di risparmio” negli articoli 4.4 e 4.5 doveva coincidere con i capitali di risparmio nel rapporto della conferenza. Come indicato nella mia testimonianza non sono certo che XXX replicò al rapporto della conferenza.
In ogni caso non attesi una sua risposta. Invece noi (XXX, probabilmente XXX ed io) incontrammo XXX i primi di dicembre e concludemmo la transazione il 18 dicembre.
Io copiai gli articoli 4.4 e 4.5 quasi letteralmente dall’accordo con la XXX (anch’essa una joint venture italiana 70% 30%)e presentai a XXX una bozza dell’accordo contenente gli articoli 4.4 e 4.5 il 4 dicembre o giù di lì (cioè il primo giorno del nostro incontro con XXX). XXX neppure una volta propose cambiamenti agli articoli 4.4 e 4.5.
La conclusione dell’arbitro che XXX fu causa del cambiamento della definizione di capitali di risparmio che fu cambiata da redditi netti a redditi lordi è totalmente falsa e del tutto inconsistente alla luce della mia testimonianza e della bozza dell’accordo.
La conclusione specifica dell’arbitro che XXX concordò i cambiamenti che risultano (i) in una espressione “cancellata” (netto di ogni sborso cumulativo) e (ii) nell’includere il riferimento alla denuncia dei redditi italiani è del tutto falsa e completamente inconsistente alla luce della mia testimonianza e della redazione dell’accordo. XXX ha letto i miei articoli 4.4 e 4.5, gli fu riferito che 4.4 e 4.5 erano stati copiati dall’accordo con la XXX e accettò gli articoli 4.4 e 4.5 senza alcuna modifica o quant’altro.
German to Italian: Spielzeug
Source text - German ALLGEMEINE SPIELANLEITUNG
Liebe Eltern,
Dieser neue Experimentierkasten bietet Ihrem Kind eine Reihe von Möglichkeiten, mit viel Spaß und Begeisterung wunderschöne Kristalle selbst herzustellen, und damit sowohl die Familie als auch seine Freunde in Erstaunen zu versetzen.
Dieser Experimentierkasten richtet sich nach den europäischen Sicherheitsnormen EN 71-4 und geht somit mit den einschlägigen Sicherheitsanforderungen an chemisches Spielzeug konform. Er enthält keine gefährlichen chemischen Substanzen, die Kinder sollten jedoch immer unter Aufsicht eines Erwachsenen spielen bzw. ihn jederzeit um einen Rat ersuchen können.
Wenn Sie die vorgegebenen Sicherheitsanweisungen einhalten, ist das Herstellen der Kristalle absolut ungefährlich. Wichtig und deshalb unbedingt zu beachten sind die Grundregeln in Bezug auf sicheres Experimentieren und der Hinweis auf die Erste-Hilfe-Regeln im Ernstfall. Sie finden in diesem Spiel alle offiziellen Sicherheitsregeln, wie sie auch in unseren anderen Experimentierkästen anzutreffen sind. Dieser Experimentierkasten ist nur für Kinder über 12 Jahre geeignet. Vor der Durchführung der Experimente sollte das Kind in die Sicherheitsanweisungen eingeführt werden, wobei mit Nachdruck zu betonen ist, dass alle Sicherheitsregeln zu lesen und nachschlagebereit zu halten sind und dass nur die Experimente durchgeführt werden dürfen, die in der Anleitung beschrieben sind. Beim Nachvollziehen aller Experimente ist es wichtig, den Kontakt der chemischen Substanzen mit der Haut, vor allem jedoch mit den Augen und dem Mund zu vermeiden. Zum Auflösen der Salze für die Kristalle sollte heißes Wasser aus der Wasserleitung verwendet werden, hierbei sollten sie ihrem Kind eventuell behilflich sein. Hinsichtlich der Lebensmittelfarben ist darauf zu achten, den Arbeitsplatz abzudecken, um Flecken zu verhindern. Er sollte möglichst ruhig und auf keinen Fall in der Küche liegen, da chemische Substanzen immer getrennt von Lebensmitteln und Küchengeräten gehalten werden müssen, das bedeutet auch, dass alle Arbeitsgeräte und für die Kristallzucht benutzte Behälter danach nicht mehr in der Küche verwendet werden dürfen.
Wichtig ist auch, darauf zu achten, alle Alaunprodukte von Kleinkindern fern zu halten.
So, und nun kann’s endlich losgehen!
Viel Spaß beim Herstellen schöner, bunter Kristalle.
Translation - Italian Informazioni generali sul giocattolo
Cari genitori,
questa nuova cassetta per esperimenti offre al vostro bambino un’ampia serie di possibilità di divertirsi ed entusiasmarsi creando da solo meravigliosi cristalli e sbalordendo così sia parenti che amici.
Questa confezione di esperimenti è conforme alle norme europee sulla sicurezza EN 71-4 ed è consona alle relative esigenze di sicurezza dei giocattoli che fanno uso di sostanze chimiche. Sebbene non contenga alcuna sostanza chimica nociva, i bambini dovrebbero tuttavia giocare sempre sotto la sorveglianza di un adulto, considerando che possano avere bisogno in qualunque momento di chiedere un consiglio.
Se le suddette precauzioni vengono rispettate, la produzione dei cristalli non rappresenta alcuna fonte di rischio. Importanti, e perciò necessari da osservare, sono le regole basilari in relazione alla sicurezza delle sperimentazioni e le indicazioni delle regole del primo soccorso in caso di emergenza. Allegate a questo giocattolo troverete tutte le regole ufficiali per la sicurezza, come del resto si trovano anche in tutte le nostre altre confezioni di sperimentazioni. Questa confezione di sperimentazioni è adatta esclusivamente a bambini al di sopra dei 12 anni. Prima della realizzazione dell’esperimento il bambino deve essere informato sulle norme di sicurezza, per cui si vuole sottolineare efficacemente che tutte le regole per la sicurezza vanno lette e conservate per un’eventuale successiva consultazione e che possono essere condotte esclusivamente sperimentazioni come illustrate nella guida. Durante lo svolgimento di tutte le sperimentazioni è necessario evitare il contatto delle sostanze chimiche con la pelle, ed in particolar modo con gli occhi e la bocca. Per sciogliere i sali per i cristalli dovrebbe essere impiegata l’acqua calda del rubinetto, in questa operazione dovreste eventualmente venire in aiuto al vostro bambino. Per quanto riguarda le colorazioni degli alimenti si deve fare attenzione a coprire il luogo di lavoro per evitare macchie. Il giocattolo dovrebbe essere collocato in un posto tranquillo e in alcun caso deve stare in cucina, dato che le sostanze chimiche devono sempre essere tenute lontane dagli attrezzi della cucina, questo implica inoltre che tutti gli attrezzi della cucina come anche il contenitore utilizzato per la produzione dei cristalli non potranno più essere utilizzati in cucina.
È inoltre necessario badare a tenere lontani tutti i prodotti di allume dalla portata dei bambini piccoli.
Ed ora si può finalmente cominciare!
Buon divertimento con la creazione di meravigliosi cristalli colorati.
English to Italian: learning game
Source text - English Dear Parents,
(….) is an amazing interactive learning tool with lots of games and a new operating system.
Your child can choose from 36 game cards that will transport him to the wonderful world of Sesame Street.
Everything about the card is interactive: this means that whatever the child presses on the picture, he'll be rewarded with a friendly message or sound effect that will encourage him to keep playing and discover the hundreds of exciting things the game has to offer. All the games have been designed to form complex, structured learning curve (designed to teach the alphabet, numbers, shapes and colours, animals, music and quantities), so your child will really improve his basic skills (powers of observation, logic, concentration, association, memory, manual skills) and check what he has learned.
Full of light and sound effects, (….) not only gives your child hours of great fun, but will significantly increase his knowledge, helping him to learn numbers, count, and solve his first simple addition and subtraction sums. Through play and the imaginative settings, your child will learn new words and lots of information that he needs to improve his perception and learn more about the world around him.
The card-holder means that this fantastic game is also easy to move around.
Pack contains:
Interactive electronic console with interactive playing surface
36 picture cards (36 games)
Instruction manual
Electronic console
The electronic console has the following characteristics:
- a flower-shaped ON/OFF button at the top left.
- a volume button (butterfly-shaped) under the ON/OFF button, to increase or decrease the volume;
- a round Repeat button at the bottom left, so you can listen to the last message again;
- a 3D button in the top centre, so you can listen to some lively tunes
- a playing board for the cards: slot in a card to activate the game functions
- a handy card-holder on the top of the console, opened with the round purple button.
Important!
The batteries must be inserted according to the correct + and – polarities shown on the batteries themselves. Dead batteries must be removed. Do not touch the contacts inside the battery compartment, to avoid the risk of short circuits. Do not attempt to recharge non-rechargeable batteries. Do not use new and old batteries together. Do not use standard batteries with alkaline or rechargeable batteries. Batteries must be installed by an adult. Only batteries of the same type should be used. Do not throw batteries on the fire. To protect the environment, take used batteries, electric and electronic circuits to an authorised disposal centre or use the special bins provided.
Translation - Italian Cari genitori,
(…) è un interessante mezzo di apprendimento interattivo con un’ampia scelta di giochi ed un nuovo sistema operativo. Vostro figlio potrà scegliere tra 36 carte da gioco che lo porteranno nel fantastico mondo di Sesam Street.
Tutto ciò che riguarda le carte è interattivo: ciò significa che qualunque cosa il bambino premerà sull’immagine lo ripagherà con un amichevole messaggio od effetto sonoro che lo incoraggerà a continuare a suonare e scoprire le centinaia cose eccitanti che il gioco può offrire. Tutti i giochi sono stati concepiti per formare curve di apprendimento complesse e strutturate (concepite per l’apprendimento dell’alfabeto, dei numeri, delle forme e dei colori, degli animali, della musica e delle quantità) in questo modo il vostro bambino migliorerà realmente le sue capacità di base (capacità di osservazione, logica, concentrazione, associazione, memoria, abilità manuali) oltre a poter controllare cosa ha imparato.
Ricco di luci ed effetti sonori, (…) non solo regala al vostro bambino ore di grande divertimento, ma accrescerà in maniera significativa le sue conoscenze, aiutandolo ad imparare i numeri, a fare i conti e risolvere i suoi primi calcoli di addizione e sottrazione. Attraverso il gioco e la sua impostazione fantasiosa il vostro bambino imparerà nuove parole ed una gran quantità di informazioni che gli saranno necessarie per accrescere la sua percezione ed imparare di più circa il mondo intorno a lui.
Il raccoglitore delle carte è utile per spostare facilmente questo fantastico gioco da un posto all’altro.
Contenuto della confezione:
Consolle interattiva elettronica con superficie di gioco interattiva
36 carte con immagini (36 giochi)
Manuale d’istruzioni
Consolle elettronica
La consolle elettronica ha le seguenti caratteristiche:
• Un bottone di accensione/spegnimento a forma di fiore in alto a sinistra
• Un bottone del volume (a forma di farfalla) sotto il bottone di accensione/spegnimento, per aumentare o ridurre il volume;
• Un bottone circolare Ripeti in basso a sinistra, per poter riascoltare l’ultima registrazione;
• Un bottone 3Dal centro in alto per poter ascoltare alcune allegre melodie
• Un piano di gioco per le carte: inserisci una carta per attivare le funzioni di gioco
• Un pratico raccoglitore per le carte in alto sulla consolle, apribile con il bottone rotondo color porpora.
Importante!
Le batterie devono essere inserite rispettando la corretta polarità + e – mostrata sulle stesse. Le batterie esaurite devono essere rimosse. Non toccare i contatti interni al vano batterie per evitare cortocircuiti. Non tentare di sostituire batterie non ricaricabili con quelle ricaricabili. Non utilizzare batterie esaurite insieme a quelle nuove. Non utilizzare batterie standard insieme a quelle alcaline o ricaricabili. Le batterie devono essere inserite da un adulto. Devono venire utilizzate unicamente batterie dello stesso tipo. Non gettare le batterie sul fuoco. Per proteggere l’ambiente porta le batterie esaurite, i circuiti elettrici ed elettronici ad un centro preposto autorizzato, o gettale negli appositi contenitori.
German to Italian: summon to appear
Source text - German SUMMONS TO APPEAR
BEFORE THE DISTRICT COURT OF MOUTIERS
THE YEAR TWO THOUSAND AND SEVEN
ON
AT THE REQUEST OF:
XXX
Represented by its Manager, XXX
Brought into the legal proceedings through its legal representatives, domiciled in that capacity at said registered office
Retaining as its barrister
XXX
I, the undersigned Bailiff,
HAS THE DUTY TO INFORM
Mr. XXX, residing at XXX
That legal proceedings have been instituted against him for the reasons set forth hereinafter before the DISTRICT COURT OF MOUTIERS, located at 133 Quai Saint Réal, and that he is summoned to appear at the hearing of
WEDNESDAY, DECEMBER 5, 2007 at 2:00 p.m.
During which conciliation will be attempted and, if appropriate, a judgment will be rendered in accordance with the provisions of article 836 of the New Code of Civil Procedure.
In accordance with articles 56, 827 and 828 of the same Code, the addressee is advised that the parties conduct their defence themselves, or have the right to be assisted or represented by a Barrister or by their spouse, parents, or relatives in direct or collateral line to and including the 3rd degree, or by people who are exclusively attached to their personal service or company; and that, if their representative is not a barrister, he must provide a special power of attorney.
That, if he fails to appear or be represented by one of the aforenamed people, he risks having a judgment rendered against him based solely on the elements provided by his adversary.
In accordance with article 643 of the same code, the addressee is advised that the deadlines for appearance, appeal, objection, application to reopen proceedings, or appeal before the Court of Cassation are extended by ONE month for people residing in an overseas department or territory, and by TWO months for those residing in foreign countries.
Translation - Italian CITAZIONE IN GIUDIZIO DAVANTI ALLA CORTE DISTRETTUALE DI MOUTIERS
L’ANNO DUEMILASETTE
SU
ALLA RICHESTA DI: XXX
Rappresentato dal suo manager XXX
Condotto all’atto processuale tramite il legale rappresentativo con sede legale in questa facoltà all’indirizzo
Nel ruolo di procuratore legale
XXX
Un procedimento legale è stato intentato contro questi per le motivazioni qui di seguito esposte innanzi alla CORTE DISTRETTUALE DI MOUTIERS, domiciliata in via Quai Saint Rèal, 133, e che questi è tenuto a presentarsi in udienza in data
MERCOLEDì , 5 DICEMBRE 2007 ALLE ORE 2:00 P.M.
Durante la quale si tenterà una via conciliatoria e, se ritenuto appropriato, verrà emesso un verdetto secondo le disposizioni dell’articolo 836 del Nuovo Codice di Procedura Civile.
In conformità con gli articoli 56, 827 e 828 dello stesso codice gli interlocutori sono consapevoli che le parti condurranno la difesa essi stessi o hanno il diritto di essere assistiti o rappresentati da un legale, o dalla loro consorte, genitori o parenti per linea diretta o indiretta fino –e compreso- il terzo grado di parentela oppure da persone esclusivamente legate per servizio personale alla società e che, nel caso in cui il loro rappresentante non sia un legale, deve provvedere ad una speciale facoltà del procuratore legale.
Di conseguenza se questi non apparisse personalmente o altresì rappresentato da uno delle persone summenzionate, questi corre il rischio che venga formulato contro di lui un giudizio basato esclusivamente sugli elementi forniti dal suo avversario.
In accordo con l’articolo 641 dello stesso codice il destinatario è consapevole che il termine ultimo per presentarsi , appellarsi, obiettare e sottoscrivere per riaprire al procedura, o altresì appellarsi innanzi alla Corte di Cassazione sono estesi per UN mese per individui residenti in un dipartimento del territorio oltremare e DUE mesi per coloro che risiedono all’estero.
German to Italian: Berufsrechtstreit
Source text - German In dem Berufungsrechtsstreit
XXX
g e g e n
XXX
Streitverkündete zu 1.: XXX S. A.
XXX
Streitverkündete zu 2.: XXX S. A.
Streitverkündete zu 3.: XX B.V.
danken wir für die gewährte Fristverlängerung und nehmen nachfolgend
- zu dem Gutachten des Sachverständigen Prof. Dr. Ing. XXX vom 11.09.2007,
- den Schriftsätzen der Klägerin vom 30.10 und 02.11.2007 sowie
- dem Schriftsatz der Streitverkündeten zu 3. vom 21.12.2007 Stellung.
I. Konstruktion
Auf Seite 29 seines Gutachtens hat der Sachverständige ausdrücklich festgestellt, dass die vorhandene Konstruktion den allgemein anerkannten Regeln der Technik aus den Jahren 1997/1998 entspricht.
Der Sachverständige Prof. Dr. XXX hat sich weiter der Mühe unterzogen, umfangreiche eigene Berechnungen durchzuführen. Der Sachverständige gelangte zu der Schlussfolgerung, dass die Konstruktion in der Lage ist, den auftretenden Belastungen dauerhaft zu widerstehen.
Im Hinblick auf die bauaufsichtliche Zulassung können wir dem Vortrag der Beklagten nur beipflichten, dass der Prüfingenieur die Fassade freigegeben hat. Die Beklagte weist darauf hin, dass der entsprechende Prüfbericht der Klägerin vorliegt. Insoweit sehen wir den Einlassungen der Klägerin mit Interesse ent-gegen.
Im Übrigen rufen wir ferner den Vortrag der Beklagten in Erinnerung, dass das Ingenieur- und Sachverständigenbüro für Fassadentechnik XXX als Sonderfachmann die Planung der Fassade im Auftrag der Bauherrin bzw. des Zedentin vornahm.
Folglich wirft die Beklagte in ihrem Schriftsatz vom 21.12.2008 völlig zurecht die Frage auf: Quae sit actio?
Entgegen den Ausführungen der Streitverkündeten zu 3. bedarf es auch keiner ergänzenden Untersuchungen zur Installation der Glasscheiben und der Statik. Nochmals ist auf die Zusammenfassung des Sachverständigen unter 4. seines Gutachtens vom 11.09.2007 zu verweisen. Er stellt expressis verbis fest, dass die vorhandene Konstruktion den allgemein anerkannten Regeln der Technik aus den Jahren 1997/1998 entspricht und die Konstruktion in der Lage ist, den auftretenden Belastungen dauerhaft zu widerstehen.
Beweis: 1. Gutachten, XXX vom 11.09.2007
2. Sachverständiges Zeugnis des Herrn Prof. Dr. XXX, b. b.
Vor diesem Hintergrund offenbart sich auch die Behauptung der Klägerin, an-geblich habe die Streitverkündete zu 1. etwas arglistig verschwiegen, als un-begründet und bloße Stimmungsmache.
II. Heißlagerungstests
Im Hinblick auf die Heißlagerungstests verweisen wir auf das Schreiben der Streitverkündeten zu 3. vom 10.08.1999 an die XXX S. A. In diesem Schreiben führt die Streitverkündete zu 3. aus, dass der Auftrag für die „XXX“ von der Streitverkündeten zu 3. einem Heat-Soak-Test unterworfen worden sei, laut DIN 18516 Teil 4. Weiter führte die Streitverkündete zu 3. aus, es handele sich hier um einen Heißlagerungstest, der in Temperatur und Zeitdauer sowie in der Toleranzabweichung der DIN 18516, Teil 4, entspreche. Das Schreiben der Streitverkündeten zu 3. vom 10.08.1999 hatten wir mitsamt unserem Schreiben vom 06.07.2005 an den Sachverständigen Prof. Dr. XXX mit unserem Schriftsatz ebenfalls vom 06.07.2005 dem erkennenden Senat überreicht.
Wir widersprechen ausdrücklich der doppelten Verneinung des Sachverständi-gen auf Seite 28 seines Gutachtens unter 3., es könne nicht davon ausgegangen werden, dass die eingebauten Scheiben keine Nickel-Sulfid-Einschlüsse hätten.
Die durch den Sachverständigen aufgestellte Schlussfolgerung ist wissenschaft-lich unbegründet. Schlösse man sich den Feststellungen des Sachverständigen an, könnte man allenfalls die Schlussfolgerung ziehen: Da die HST-Behandlung nach Auffassung des Sachverständigen nicht der Norm DIN 18516 – 4. Teil ausgeführt wurde und für den Fall, dass die Verglasungen Einschlüsse enthielten, wären vermutlich mehr Resteinschlüsse vorhanden.
Demgegenüber ist es unzutreffend zu behaupten, dass die Verglasungen Ein-schlüsse enthalten. Nichts weist darauf hin, dass Einschlüsse vorhanden seien.
Translation - Italian Nel processo di appello
XXX
CONTRO XXX
Contendenti 1: XXX S. A.
XXX& Partner
Contendenti 2: XXX
Contendenti 3: XXX
XXXLL. P.
- 2 U 876/04 -
Si ringrazia per la proroga concessa e si prende posizione come segue
- Della perizia del perito ing. XXX del 11.09.2007,
- I redatti della querelante del 30.10 e del 02.11.2007 come anche
- I redatti del contendente 3 del 21.12.2007
1. Ricostruzione
Alla pagina 29 della sua perizia il perito ha affermato espressamente che la costruzione in questione corrisponde alle Norme di Edificazione generalmente approvate degli anni 1997/1998.
Il perito Dott. XXX si è ulteriormente impegnato per effettuare alcuni complessi conteggi. Il perito è giunto alla conclusione che l’edificio è in grado di affrontare il carico cui è sottoposto in modo durevole.
In considerazione del permesso alla sorveglianza nei lavori di costruzione può ora essere concordata l’enunciazione degli imputati che l’ingegnere responsabile ha dato la sua approvazione per quanto riguarda la facciata dell’edificio. L’imputata asserisce che è presente il relativo verbale della querelante. Pertanto attendiamo con interesse l’intervento della querelante .
Inoltre rammentiamo ulteriormente l’enunciazione degli imputati, secondo la quale l’ufficio tecnico ed ingegneristico per lavori di esterni XXX, in qualità di tecnico specializzato straordinario, aveva intrapreso la progettazione della facciata nel contratto rispettivamente della proprietaria dell’edificio e della cedente.
Conseguentemente gli imputati nel loro scritto del 21.12.2008 a pieno diritto si domandano: Quae sit actio?
Verso il compimento dei contendenti 3 non è necessaria alcuna ricerca supplementare per l’installazione dei tasselli di vetro e della statica. Inoltre si deve ancora rimandare al riepilogo del perito al punto 4 della sua perizia del 11.09.2007. questi afferma espressis verbis che l’edificio in esame corrisponde alle Norme di Edificazione degli anni 1997/1998 generalmente approvate e che inoltre l’edificio è in grado di sopportare in modo durevole il carico cui è sottoposto.
Prova: 1. Perizia del 11.09.2007, XXX
2. Deposizione del perito il dott. XXX, (segue)
Per questi motivi si fa evidente anche l’affermazione della querelante, quale infondata e semplice propaganda , la quale, secondo quanto si dice, al contraente 1 abbia tenuto intenzionalmente nascosto qualcosa.
II. Test di resistenza alle alte temperature
In considerazione del rinvio agli scritti del contendente 3 datati 10.08.1999 indirizzati alla XXX S. A. . In questi scritti il contendente 3 evidenzia che il contratto per la “XXX” del contendente 3 è stato sottoposto ad un Heat-Soak-Test, secondo DIN (Norma Industriale Tedesca) 18516 parte 4. Il contendente 3 ha inoltre affermato che si trattava in questo caso di un test di resistenza alle alte temperature, che è conforme in temperatura e durata come anche per quanto riguarda il margine di tolleranza al DIN (Norma Industriale Tedesca) 18516, parte 4. Lo scritto del contendente 3 del 10.08.1999 insieme al nostro scritto del 06.07.2005 indirizzato al perito dott. XXX unitamente al nostro redatto ugualmente datato 06.07.2005 è stato consegnato all’organo competente.
Noi ci opponiamo fermamente al duplice rifiuto del perito a pagina 28 della sua perizia in 3., non è possibile pensare che le lastre installate siano prive di sedimenti quali il solfato di nickel.
La deduzione conclusiva presentata dal perito rimane scientificamente infondata.
Nel caso tuttavia si convenga con le affermazioni del perito, si potrebbe giungere in ogni caso a tale conclusione: dato che la realizzazione non è stato eseguita secondo la normativa DIN 18516-4 parte secondo il parere del perito, e nel caso in cui l’invertiatura contenesse impurità , sarebbero presenti presumibilmente sedimenti in numero più consistente. D’altra parte si deve affermare in modo inappropriato che l’invetriatura contenesse impurità. Nulla ci prova il fatto che i le impurità siano effettivamente presenti.
English to Italian: MR imaging vs CT
Source text - English Jacques Assoun, MD #{149G} erard Richardi, MD #{149J}ean-Jacques Railhac, MD #{149C} hristiane Baunin, MD
Pierre Fajadet, MD #{149J}acques Giron, MD #{149P} ierre Maquin, MD #{149J}ean Haddad, MD
Paul Bonnevialle, MD
Osteoid Osteoma: MR Imaging versus CT’
217
PURPOSE: To compare the performance
of computed tomography (CT)
and magnetic resonance (MR) imaging
in diagnosis of osteoid osteoma.
MATERIALS AND METHODS: Nineteen
patients with histologically
proved osteoid osteoma underwent
CT and MR imaging before excision
of the lesion. CT and MR images
were compared regarding lesion conspicuity
and detection of marrow,
soft-tissue, and/or synovial changes
adjacent to the primary lesion.
RESULTS: CT was more accurate
than MR imaging in detection of the
osteoid osteoma nidus in 63% of
cases. MR imaging was better than
CT in showing intramedullary and
soft-tissue changes in all cases. This
may produce a misleading aggressive
appearance on MR images. There
was a statistically significant correlation
between presence or absence of
marrow or soft-tissue changes and
treatment with antiinflammatory
medications (P < .05).
CONCLUSION: CT remains the best
imaging modality for diagnosis of
osteoid osteoma. MR images should
not be interpreted without reference
to plain radiographs and CT scans if
serious errors in diagnosis are to be
avoided.
Index terms: Computed tomography (CT),
comparative studies #{149}Magnetic resonance
(MR), comparative studies #{149}Osteoma, 40.3122
Radiology 1994; 191:217-223
I From the Department of Radiology, Pavillon
Jean Putois, CHU Toulouse Purpan, Place du
Docteur Baylac, 31059 Toulouse, France. Received
June 8, 1993; revision requested July 14;
revision received November 23; accepted November
29. Address reprint requests to J.A.
( RSNA, 1994
C OMPUTED tomography (CT) is
commonly considered to be the
most valuable imaging modality for
diagnosis and localization of osteoid
osteoma (1-3). Therefore, few cases of
osteoid osteoma studied with magnetic
resonance (MR) imaging have
been reported in the literature (3-11).
Bone marrow and soft-tissue MR imaging
changes associated with osteoid osteoma
have been described (6,7,10,11).
The presence of secondary synovitis
and joint effusion in juxtacapsubar
lesions is also well known (12-17).
Early, limited experience with MR
imaging of osteoid osteoma has
shown that the nidus is not consistently
identified with MR imaging
and that the presence of bone marrow
and/or soft-tissue abnormalities
and/or synovitis may produce misleading
MR imaging features and lead
to erroneous diagnosis (7,10,11,18).
We report our experience with 19
histologically documented osteoid
osteomas studied with both CT and
MR imaging. We investigated the utility
of MR imaging in the evaluation of
lesions and secondary marrow, softtissue,
and/or synovial abnormalities.
We compared the results of MR imaging
with those of CT and attempted
to identify criteria correlated with the
presence of MR imaging changes adjacent
to osteoid osteoma.
MATERIALS AND METHODS
Between January 1990 and December
1992, 29 patients with suggestive clinical,
radiographic, and scintigraphic features of
osteoid osteoma prospectively underwent
CT and MR imaging before surgical or
percutaneous excision of the lesion. Ten
patients were excluded, either because no
nidus could be histologically identified in
the excised specimen owing to damage to
the bone samples during the removal procedure
(n = 5) or because a diagnosis
other than osteoid osteoma was established
(Brodie abcess, ,i = 2; mucinous
bone cysts, H = 3). A histologic diagnosis
of osteoid osteoma was made according to
commonly accepted histologic criteria in
the remaining 19 cases after surgical
(ii = 2) on percutaneous (n = 17) excision
of the lesion (19). The 19 patients studied
were 15 male and four female patients
aged 12-42 years (mean, 22.1 years). The
lesions were located in cortical bone in 15
cases (femonal shaft, ıt = 4; femonal neck,
?1 = 4; tibial shaft, ?l = 5; humeral shaft,
Pt on 1; ulnar shaft, ii = 1) and in cancellous
bone in four cases (patella, n on 1; medial
malleolus, ii = 1; fourth cervical vertebra,
‘7 = 1; humeral head, ii on 1). Five patients
had intra- or juxtacapsular osteoid osteoma
(femoral neck, ii on 4; humenal head,
?l 1). The duration of symptoms from
onset to the time of MR imaging and CT
averaged 4.3 months (range, 1-13
months). Ten patients were taking antiinflammatory
medications (salicybates on
nonstenoidal antiinflammatory drugs) for
at least 2 months before the MR imaging
study.
Axial thin-section CT studies were penformed
with a Somatom Plus (Siemens,
Erlangen, Germany) CT unit. The CT
study consisted of contiguous scans with a
2-mm section thickness, focusing on areas
of increased radiotnacer activity at bone
scmntigraphy. Images were reconstructed
by using a 512 x 512 reconstruction matrix
and a high-spatial-frequency algorithm.
All images were obtained at window 1evels
appropriate for bone (window width,
2,400 HU; window level, 300 HU) and soft
tissue (window width, 400 HU; window
level, 50 HU). MR imaging studies were
performed with one of the following MR
systems: a 0.5-T Magniscan system (CGR
Medical Systems, France) in 16 cases and a
0.5-T Gyroscan system (Philips Medical
Systems International, Eindhoven, The
Netherlands) in three cases. MR imaging
studies focused on abnormal areas seen on
plain radiographs or CT scans or on areas
of increased radiotracer activity. In each
study, at least the axial plane was imaged
in an attempt to compare MR and CT images.
Images were also obtained in the
sagittal and/or coronal planes. An extremity
coil was used for studies of the ankle
and elbow (field of view [FOV] on 18 cm).
Various surface coils were used to image
the knee (FOV on 24 cm), shoulder (FOV =
24 cm), and spine (FOV on 32 cm). All
other areas (pelvis, femur, tibia) were imaged
with a body coil (FOV on 24-42 cm).
218 #{14R9}adiology April 1994
Figure 1. Images through the femoral shaft of a 16-year-old boy with
clinical and scintigraphic signs suggestive of osteoid osteoma. (a) Axial
2-mm-thick CT section shows bone abnormalities with thickening of
anterior bone cortex and periosteal new bone formation. Linear areas of
low attenuation are seen within the bone sclerotic response, but no evidence
of a rounded, well-circumscribed lesion suggestive of an osteoid
osteoma nidus could be found. (b) Axial T2-weighted gradient-echo image
(640/22; flip angle, 25#{176sh})ows a 3-mm-diameter, round, well-defined
area of high signal intensity within the bone sclerosis that exhibits
a signal void similar to that of bone cortices. The lesion was percutaneously
removed, and histologic study enabled confirmation of the diagnosis
of osteoid osteoma. Note the increased signal intensity of the bone
marrow adjacent to the nidus and the soft-tissue changes with high signal
intensity around the femoral shaft.
a. b.
The matrix size used was 256 x 256. In 16
cases, a protocol was followed in which
unenhanced imaging included a TIweighted
spin-echo sequence (500/34
[repetition time msec/echo time msec])
with a 4-mm section thickness and I-mm
gap and a T2-weighted spin-echo sequence
(2,000/50, 100) with a 5-mm section
thickness and I-mm gap. In three
cases, a Ti-weighted spin-echo sequence
(600/22) was used with a 5-mm section
thickness and 2-mm gap and T2-weighted
images were obtained by using a gradientecho
technique (640/22; flip angle, 25#{176})
with a 4-mm section thickness and i-mm
gap. In all cases, additional Ti-weighted
spin-echo images were obtained approximately
3 minutes after intravenous administration
of gadopentetate dimeglumine in
a dose of 0.1 mmol/kg.
CT and MR images were compared by
noting the presence or absence of the following
for each modality in each patient:
(a) A cortical or cancellous lesion suggestive
of an osteoid osteoma nidus was defined
as a rounded, well-circumscribed
lesion approximately 3-10 mm in diameter
with the same attenuation as that of bone
on CT images and as a well-defined area
of intermediate or low signal intensity on
Ti-weighted images. The presence or absence
of increased signal intensity on T2-
weighted images and gadolinium-enhanced
Ti-weighted images was evaluated. Central
calcification was defined as areas of
signal void within the nidus. (b) Surrounding
bone sclerotic response, cortical thickening,
and periosteal new bone formation
were defined as areas of very low signal
intensity similar to that of cortical bone
with all pulse sequences. (c) Intramedullary
abnormalities were defined as areas
of bone osteoporosis on bone architectural
distortion at CT and as abnormal areas adjacent
to the nidus that exhibited decreased
signal intensity on Ti-weighted images and
increased signal intensity on T2-weighted
images and gadolinium-enhanced Tiweighted
images relative to normal bone
marrow signal intensity. (d) Soft-tissue abnormalities
were defined as areas of decreased
attenuation of muscle or areas of
increased attenuation of fat planes on
CT scans and as soft-tissue masses that
exhibited decreased signal intensity on
Ti-weighted images and increased signal
intensity on T2-weighted images and
gadolinium-enhanced TI-weighted images.
(e) Joint effusion was defined as joint
space widening with decreased attenualion
within the joint space on CT scans
and as decreased signal intensity within
the joint space on Ti-weighted images
and increased signal intensity within the
joint space on T2-weighted images.
CT and MR images were independently
interpreted by two reviewers (l.A., J.J.R.)
who reached a decision by means of consensus.
Each of the above CT and MR imaging
features was separately coded as
present and well seen, present but not
well seen, absent, or not consistently seen.
The performance of CT and that of MR
imaging were compared regarding lesion
conspicuity and the contribution of CT
and MR imaging in detection of lesions,
detection of bone marrow and soft-tissue
changes adjacent to the primary lesion,
and detection of synovial reaction in intracapsular
lesions. The presence or absence
of bone marrow and soft-tissue MR imaging
changes was correlated with criteria
such as age of patients, location of lesions,
duration of symptoms, and antiinflammatory
treatment.
RESULTS
CT studies accurately demonstrated
the lesion in 18 cases. The lesions
were 5-12 mm in diameter and contamed
central calcification in 10 cases.
In 13 cases, there was a surrounding
bone sclerotic response characterized
by thickening of bone cortices or penosteab
new bone formation. There was
no bone sclerosis in six cases (two
cases of cancebbous bone lesion [one in
the patelba and one in the medial malbeobusj;
one case of intracapsular besion
in the humeral head; three cases
of intraarticubar osteoid osteoma of
the femoral neck). In one of the 19 patients,
who had a femoral shaft lesion,
whereas clinical and scintigraphic
findings were suggestive of osteoid
osteoma, CT scans showed inconclusive
signs consisting of a bone sclerotic
response with thickening of bone cortices
and peniosteal new bone formation
in the middle part of the femoral
shaft. No evidence of an osteoid osteoma
nidus could be found (Fig 1).
No bone marrow abnormalities
were detected with CT in any of these
19 patients. In four patients, soft-tissue
changes were suggested on CT
scans by decreased attenuation of
muscles or areas of increased attenuation
of fat planes. In the other 15
cases, there were no CT signs suggestive
of soft-tissue abnormalities. In
four patients with an intra- or juxtacapsular
lesion (of the humerab head
in one case and of the femoral neck in
three cases), CT studies showed joint
effusion.
On MR images, a cortical or cancelbus
lesion suggestive of an osteoid
osteoma nidus was consistently seen
in seven of 19 cases, present but not
well seen in seven of 19 cases, and not
consistently seen at initial MR imaging
evaluation in five of 19 cases. In
the latter five cases, the lesion was
seen only retrospectively after comelation
with CT images.
The lesion exhibited decreased or
intermediate signal intensity with all
pulse sequences in 12 cases (Fig 2) but
was slightly enhanced after intravenous
injection of gadopentetate dimeglumine
in three cases. In the other
seven patients, the signal intensity of
the lesion was low or intermediate on
Ti-weighted images and increased on
T2-weighted images (Fig 3) or after
administration of gadopentetate
dimeglumine. In one patient who had
no consistent lesion suggestive of osteoid
osteoma on CT scans, coronal
Ti-weighted MR images demonstrated
decreased signal intensity of
the diaphyseab bone marrow that increased
on enhanced Ti-weighted
images, consistent with a bone marrow
inflammatory response. Axial T2-
weighted images revealed a 3-mmdiameter
round area of increased
signal intensity within the area of
bone sclerosis (Fig i). This lesion, not
consistently seen on CT scans, histologically
correlated with a hypervascubar
nidab stroma. Increased signal
intensity on T2-weighted images or
a.
Volume 191 #{14N9}umber I Radiology #{1429}19
enhanced Ti-weighted images pathologically
correlated with the degree of
vascularity of the fibrovascular nidab
stroma and the amount of osteoid
substance within the nidus. Areas of
decreased signal intensity histologicabby
correlated with areas of calcification
and fibrous connective tissue.
Central calcification, which exhibited
very bow signal intensity identical to
that of bone cortex, was identified in
the 10 calcified nidi seen on CT scans.
At MR imaging, as at CT, in i3 cases
the nidus was surrounded by a scberotic
response, which was seen as a
low-signal-intensity ring.
MR imaging demonstrated abnormalities
of bone marrow adjacent to
the nidus in i2 patients (63%), which
consisted of decreased bone marrow
signal intensity on Ti-weighted images
and increased signal intensity on
T2-weighted and gadolinium-enhanced
Ti-weighted images (Figs 3,
4). No bone marrow abnormalities
were detected on CT studies in any of
these 12 patients. The other seven
patients (37%) had no bone marrow
changes on either CT or MR images.
In eight of the 12 patients with bone
marrow changes at MR imaging, histobogic
correlation was possible. Two
of them underwent barge-scale surgicab
excision of the lesion. In the other
six cases, two or three percutaneous
drill resection procedures were
needed to remove a large lesion ( >8
mm in diameter) and the excised bone
samples were available for histologic
evaluation of the peninidab bone marrow.
In these eight patients, histologic
study showed bone marrow abnormabities
such as replacement of normal
bone marrow fat by fibrous tissue
and inflammatory cell infiltration (predominantly
plasma cells) and hypervasculamity.
In four of the i2 patients
with bone marrow changes at MR
imaging, bone samples were not available
for bone marrow histologic study.
In these four cases, the bone marrow
MR imaging changes were specubatively
interpreted as being due to bone
marrow edema and inflammation.
There was no statistically significant
difference (P = .32, Student t test) in
the mean age of the patients with
(mean age = 20.5 years, ıi = 12) and
without (mean age = 25.0 years,
?l 7) bone marrow MR imaging
changes. Likewise, there was no statistically
significant difference in the
location of lesions and in the duration
of symptoms in the patients with and
without bone marrow MR imaging
changes. Of the 12 patients with a
bone marrow inflammatory response,
11 (92%) had taken no medications
(salicylates or nonsteroidab antiinflammatory
drugs) at the time of MR
imaging, while six (86%) of the seven
patients without bone marrow MR
imaging changes had taken salicybates
or nonsteroidal antiinflammatory
medications for at beast 2 months before
MR imaging (Table 1). These diffemences
were statistically significant
(P < .001, ı2 test).
In nine (47%) of the 19 cases, MR
imaging showed soft-tissue changes
adjacent to the nidus that exhibited
bow signal intensity on Ti-weighted
images and increased signal intensity
on T2-weighted and enhanced Tiweighted
images (Fig 4). Soft-tissue
changes were suggested on CT scans
by subtle decreased attenuation of
muscle or increased attenuation of fat
planes but were always more evident
on MR images than on CT scans in all
of these nine patients. In eight of these
nine patients, in whom percutaneous
excision of the lesion was performed,
we were unable to pathologically
document the soft-tissue changes because
the excised specimens included
only a bone sample and material was
not available for soft-tissue histologic
study. In the ninth patient, surgical
removal of the lesion was performed
and soft-tissue biopsy specimens were
a.
220 #{14R9}adiology April 1994
obtained. In this case, soft-tissue
changes histologically correlated with
soft-tissue inflammation, increased
vascularity, and inflammatory cell
infiltration. There was no statistically
significant difference (P = .31, Student
t test) in the mean age of the patients
with (mean age = 19.7 years,
ii = 9) and without (mean age = 24.2
years, ii = 10) soft-tissue MR imaging
changes. There was also no statisticabby
significant difference in the bocation
of lesions and in the duration of
symptoms in the patients with and
without soft-tissue MR imaging
changes. Of the nine patients with a
soft-tissue inflammatory mass, seven
(78%) were never treated with salicybates
or nonsteroidal antiinflammatory
drugs before the time of MR imaging,
while seven (70%) of the 10
patients without soft-tissue MR imaging
changes had taken sabicylates or
nonsteroidal antiinflammatory medications
for at beast 2 months before
MR imaging (Table 2). These differences
were statistically significant
(P < .05, x2 test).
In four patients whose lesions were
located in or around a joint (the humeral
head in one case and the femoral
neck in three cases), CT and MR
images demonstrated synovitis and
joint effusion. Joint effusion was detected
as well on CT scans as on MR
images (Fig 5). In three patients with
a femoral neck lesion, samples of synoviab
joint fluid were obtained at hip
aspiration. The joint fluid was clear in
all three cases and revealed a normal
cellular pattern without inflammatory
changes. One of these patients underwent
open surgery of the hip to memove
the lesion. At operation, the hip
joint capsule was found to be thickened
and the synoviab membrane was
found to be hypertrophic. Synovial
biopsies demonstrated a chronic nonspecific
inflammatory pattern with
hypertrophy of synovial cells and fibrovascular
tissue.
Comparison of CT and MR imaging
results shows that CT was more accurate
than MR imaging in detecting a
lesion suggestive of an osteoid osteoma
nidus. The lesion was more
conspicuous at CT in 12 cases (63%).
Although a nidus was detected with
MR imaging in all of these 12 cases, in
seven cases the lesion was less conspicuously
seen than with CT and in
five cases (26%) the nidus was missed
initially at MR imaging and was seen
only retrospectively after correlation
with CT images. Visualization of the
nidus was similar with the two modalities
in six cases (32%). In only one
(5%) of the 19 patients was the lesion
more conspicuous at MR imaging. MR
imaging was better than CT in showing
intramedublary changes and in
demonstrating a soft-tissue mass adjacent
to the nidus. None of the bone
marrow changes seen with MR imaging
were detected with CT. Only four
of the nine soft-tissue inflammatory
masses demonstrated with MR imaging
were suggested with CT. Joint
effusion was seen as well with MR
imaging as with CT.
DISCUSSION
Prior reported studies of MR imaging
of osteoid osteoma have emphab.
c. d.
Figure 3. Images through the femoral shaft of a 32-year-old man. (a) Plain radiograph demonstrates a zone of peniosteal new bone formation
with widening of bone cortex. The nidus is seen as a round lucent area surrounded by the bone sclerotic response (arrowheads). (b) Axial Tiweighted
spin-echo image (600/22) demonstrates the nidus as an area of intermediate signal intensity. The bone sclerotic response is evident as
an area of signal void. (c) Axial and (d) sagittal T2-weighted gradient-echo images (640/22; flip angle, 25#{176s}h)ow high signal intensity in the juxtanidal
soft tissue and around the femoral shaft, consistent with a soft-tissue inflammatory response. The signal intensity of the nidus has increased.
Note also the inhomogeneous increased signal intensity in the bone marrow adjacent to the nidus.
a.
b. C. d.
Volume 191 #{14N9} umber 1 Radiology . 221
sized that the nidus is not consistently
seen on MR images. Both volume averaging
and decreased MR spatial
resolution may make the nidus, especially
when cortically based, less conspicuous
with MR imaging than with
CT (7,8,10,18). Bone marrow and softtissue
MR imaging changes associated
with osteoid osteoma have been previously
described (3,6,7,10,1 1). The
misleading MR imaging appearance
of osteoid osteoma has been reported
to cause various erroneous diagnoses,
such as malignant tumors, osteomyelitis,
stress fractures, and inflammatory
arthritis, related to the bone
marrow and/or soft-tissue changes
and/or synovitis (7,10,1 1,18). Therefore,
some authors have stated that,
when the diagnosis of osteoid osteoma
is considered, CT is preferred
to MR imaging for demonstration of
the nidus and to avoid misdiagnosis
(10,18).
Our results show the following:
First, CT is more accurate than MR
imaging in demonstration of the nidus.
In most cases, the nidus was less
conspicuous with MR imaging than
with CT. As in previously reported
studies (3-11), the nidus exhibited
different signal intensity chamactenistics.
We found that the increased signal
intensity of the lesion on T2-
weighted images or on enhanced
Ti-weighted images was pathobogicalby
correlated with the degree of
vascubanity of the fibrovascubar nidab
stroma and the amount of osteoid
substance within the nidus. Yeager et
al (5) also stated that the discrepancy
in the signal intensity is based on the
vascubanity of the lesion.
Second, MR imaging is more sensitive
than CT in detecting soft-tissue
and bone marrow changes adjacent to
the nidus. These abnormalities have
previously been interpreted as being
due to soft-tissue and bone marrow
inflammation and edema (3,4,8). In
47% of our patients (nine of 19), MR
imaging showed soft-tissue changes
adjacent to the nidus. In 63% of the
cases (12 of 19), MR images demonstrated
peninidab bone marrow
changes consistent with bone marrow
edema and inflammation. No bone
marrow abnormalities were seen at
CT in any of these patients. Various
pathologic findings were identified in
the perinidab bone marrow, such as
replacement of normal bone marrow
fat by fibrous tissue and inflammatory
cell infiltration. Similar patterns of
bone marrow MR imaging changes
have been reported in association
with a case of osteobbastoma (20) and
of chondmobbastoma (21). In these two
reported cases, the MR imaging
changes were considered to be consistent
with bone marrow edema and
inflammation.
The presence of bone marrow or
soft-tissue changes consistent with
bone marrow or soft-tissue infbammation
varies from patient to patient.
Goldman et al (ii) postulated that the
younger the patient, the more severe
the marrow changes. In the current
series, we found no statistically significant
correlation between the age
of the patients and the presence of
bone marrow or soft-tissue MR imaging
changes. Likewise, there was no
statistically significant correlation between
the location of the lesions, the
duration of symptoms from onset to
the time of MR imaging, and the pres-
Figure 4. Images of the elbow of a 32-year-old man with joint pain and increased radiotracer
activity. (a) Sagittal Ti-weighted spin-echo image (500/34). The bone marrow in the distal humenus
exhibits decreased signal intensity (arrow), different from the high signal intensity of
normal bone marrow. (b, c) Axial T2-weighted spin-echo images (2,000/100). (b) Anterior softtissue
swelling (arrows) with homogeneous high signal intensity is seen. The signal intensity
of bone marrow is also increased. These MR imaging changes related to bone marrow and the
soft-tissue inflammatory response may produce a misleading aggressive MR imaging appearance.
(c) The nidus was not initially detected on MR images obtained before CT study and
was found only retrospectively (arrowheads). (d) Axial 2-mm-thick CT section obtained at
window level appropriate for bone shows a round lesion with low attenuation and central
calcification in the anterior cortex of the distal humerus. The lesion is surrounded by a zone of
bone sclerosis and irregular periosteal new bone formation. No bone marrow changes were
seen. Note the subtle increased attenuation in the anterior fat planes of the elbow. The patient
is in the prone position, and the arm is immobilized above the head.
C.
a. b.
222 #{14R9} adiology April 1994
Figure 5. Images of the night hip of a 16-year-old boy. (a, b) Axial CT scans demonstrate a
nidus with central calcification in the anterior aspect of the femoral neck. The anterior perinidal
soft tissue exhibits relatively low attenuation. Note the presence of synovitis of the hip
with joint effusion (arrowheads in b). (c) Coronal T2-weighted gradient-echo image (640/22;
flip angle, 25#{176d}e)monstrates increased signal intensity of bone marrow in the femoral neck
and synovitis of the right hip joint with effusion, which exhibits high signal intensity.
ence of bone marrow or soft-tissue
MR imaging changes.
There were statistically significant
differences in the presence or absence
of bone marrow MR imaging changes
or soft-tissue MR imaging changes
between patients who were treated
with sabicybates or nonsteroidal antiinflammatomy
drugs (for 2 months or
longer) and patients who were not.
This suggests that bone marrow and
soft-tissue perinidal inflammatory
changes may be reduced with the use
of therapeutic doses of salicybates or
nonsteroidal antiinflammatory medications.
The population in this series,
however, was small, and further studies
with a large number of patients
are needed to confirm these data.
Kneisb and Simon (22) reported cases
of osteoid osteoma that were effectiveby
treated with long-term administration
of standard therapeutic doses
of salicybates or nonsteroidab antiinflammatomy
drugs for 2 years or longer.
They stated that healing may be accelerated
with the use of these medications
until the pain resolves. Prostagbandins
have been implicated in the
production of pain in patients with
osteoid osteoma, and elevation of
prostaglandin bevel to 100-1,000 times
the normal level within the nidus of
the lesion has been demonstrated
(23). The adjacent inflammatory mesponse
is also currently attributed to
the production of prostagbandins by
means of both a vasodilatory effect
and the stimulation of bradykinin, a
potent vasodilator that increases the
permeability of the capillaries (23,24).
The general mechanism of action of
aspirin and nonsteroidal antiinflammatomy
drugs is inhibition of the synthesis
of prostaglandins, and it is
likely that this inhibition is the cause
of relief of pain. Inhibition of prostaglandins
might also reduce the adjacent
perinidal bone marrow and softtissue
inflammatory response.
Synovitis and joint effusion are
well-recognized features in intmaamticular
osteoid osteoma and may raise
the consideration of inflammatory
arthritis (12-17). The synoviab reaction
associated with osteoid osteoma has
been reported to be a lymphofollicubar
synovitis similar to that in rheumatoid
arthritis (16). In this series, four of
the five patients with intra- or juxtacapsular
osteoid osteoma had synovitis
and joint effusion, seen as well on
CT scans as on MR images.
Third, the bone marrow, soft-tissue,
and amticular inflammatory MR imaging
changes adjacent to the lesion
that may occur in osteoid osteoma as
well as in some other benign conditions,
such as chondrobbastoma, osteobbastoma,
eosinophilic granuloma,
and stress fracture, are not specific.
Edema, pus, and infiltrative tumors
may have a similar MR imaging appeamance.
Therefore, MR images
should be interpreted with caution
for two reasons. For one thing, the
nidus may be relatively inconspicuous
on MR images relative to the associated
bone marrow or soft-tissue
changes. Also, it is webb known that
bone marrow or soft-tissue changes
may sometimes be the only obvious
abnormalities reflecting a subtle underlying
malignant bone lesion (25).
Diagnosis only on the basis of MR
images may be very difficult, since
they may demonstrate a more aggressive
appearance than that suggested
by the plain radiographic and CT
findings. In this series, we compared
low-resolution MR imaging with CT.
The MR imaging techniques used
were not state of the art by today’s
standards. Fast spin-echo techniques
now allow 512-image-matrix acquisitions
and 1- or 2-mm section thickness
with faster imaging times on today’s
state-of-the-art MR units. Detection of
the nidus is known to be sensitive to
section thickness at CT and presumably
would be so at MR imaging also.
Therefore, lesion conspicuity would
undoubtedly improve with use of 1-
or 2-mm section thickness MR imaging.
However, despite the fact that
the MR imaging techniques used
were not state of the art by today’s
standards, MR imaging performed
admirably relative to CT in detection
Volume 191 #{14N9}umber 1 Radiology #{1429}23
of bone marrow and soft-tissue
changes adjacent to the nidus.
We believe that combined use of CT
and bone scintigraphy remains the
best current imaging modality for diagnosis
of osteoid osteoma. When
clinical and scintigraphic features suggest
osteoid osteoma, but without
consistent CT signs, MR imaging may
provide additional evidence in support
of the diagnosis. However, the
great sensitivity of MR imaging in the
detection of bone marrow and softtissue
reactive changes may suggest
an erroneous diagnosis, such as a malignant
lesion. Therefore, MR images
should not be interpreted without
reference to plain madiographs and CT
scans if serious errors in diagnosis are
tobeavoided. U
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Translation - Italian Osteoma Osteoide: Imaging MR versus CT
Finalità: comparare le prestazioni della imaging computerizzata (CT) e della risonanza magnetica (MR) imaging nella diagnosi dell’osteoma osteoide.
Materiali e metodi: diciannove pazienti con un osteoma osteoide istologicamente comprovato si sono sottoposti a terapie con CT e Imaging MR prima della asportazione della lesione. CT e Imaging MR sono state comparate considerando la cospicuità della lesione e l’analisi del midollo, del tessuto molle eo dei mutamenti nel sinoviale adiacente la lesione principale.
Risultati: la CT si è manifestata più accurata della Imaging MR nella scoperta del nidus dell’osteoma osteoide nel 63 % dei casi mentre la Imaging MR è apparsa più efficace della CT nell’evidenziare mutamenti intramidollari e del tessuto molle in tutti i casi. Questo lascerebbe supporre una erronea presenza aggressiva sulla Imaging MR. Si è riscontrata una relazione statisticamente significativa tra la presenza e l’assenza di mutamenti a livello del midollo o tessuto molle e trattamenti con medicamenti antinfiammatori (P < .05)
Conclusioni: la CT rimane la migliore modalità per la diagnosi dell’osteoma osteoide. La Imaging MR non dovrebbe essere valutata disgiuntamente dalle comuni radiografie e dalla scansione CT al fine di evitare gravi errori diagnostici.
La imaging computerizzata (CT) è comunemente considerata la più efficace modalità imaging nella diagnosi e localizzazione dell’osteoma osteoide (1-3). Per questo motivo alcuni casi di osteoma osteoide studiati con la risonanza magnetica (MR) sono stati riportati in letteratura (3-11). Sono stati descritti mutamenti a livello del midollo osseo e del tessuto molle alla Imaging MR associati all’osteoma osteoide (6,7,10, 11). La presenza del liquido sinoviale secondario e il versamento articolare della lesione giustacapsulare sono inoltre ben documentati (12-17).
Precedentemente la limitata pratica con la Imaging MR sull’osteoma osteoide ha evidenziato che il nidus non è compatibilmente identificato con la Imaging MR e che la presenza di anomalie del midollo osseo e/o del tessuto molle e/o del liquido sinoviale possono essere causa di tratti fuorvianti nella Imaging MR e condurre così a diagnosi errate (7, 10, 11, 18).
Abbiamo riferito le nostre acquisizioni con 19 casi di osteoma osteoide istologicamente documentati studiati sia con la CT sia con la Imaging MR. Abbiamo indagato sull’utilità della Imaging MR nella valutazione di lesioni e del midollo secondario, dei tessuti molli e/o di anomalie a livello del liquido sinoviale. Abbiamo confrontato i risultati della Imaging MR con quelli della CT e tentato di definire criteri legati alla presenza di modificazioni sulla Imaging MR adiacenti l’osteoma osteoide.
Materiali e metodi
Tra il gennaio 1990 e il dicembre 1992, 29 pazienti con gli aspetti clinici, radiografici e scintigrafici che lasciavano supporre un probabile osteoma osteoide si sono sottoposti alla CT e alla Imaging MR prima dell’asportazione ipodermica o chirurgica della lesione. Dieci pazienti sono stati esclusi, sia perché il nidus non è potuto essere istologicamente identificato nel campione prelevato, a causa di danni subiti dal campione osseo durante il procedimento di asportazione (n = 5), sia perchè è stata stabilita una diagnosi diversa dall’osteoma osteoide (ascesso di Brodie, n = 2; cisti mucinosa dell’osso, n = 3). La diagnosi istologica dell’osteoma osteoide è stata accertata secondo i comuni criteri istologici per i restanti 19 casi dopo una asportazione chirurgica (n = 2) o sottocutanea (n = 17) della lesione (19).
Dei 19 pazienti analizzati 15 erano uomini e quattro donne di età compresa tra i 12 ed i 42 anni (mediamente di 22.1 anni). La lesione era situata nell’osso corticale in 15 casi (nel fusto femorale, n = 4; collo del femore n = 4; nel fusto della tibia, n = 5; nel fusto omerale n = 1; nel fusto dell’urna, n = 1) e in ossa spugnose in quattro casi (rotula, n = 1; malleolo medio, n = 1; quarta vertebra cervicale, n = 1 testa dell’omero, n = 1). Cinque pazienti avevano l’osteoma osteoide intra o juxtacapsulare (collo del femore, n = 4; testa dell’omero, n = 1). La durata dei sintomi dal loro sorgere fino al periodo della Imaging MR e della CT è stata mediamente di 4.3 mesi (da 1 a 13 mesi). Dieci pazienti sono stati sottoposti a trattamenti antinfiammatori (salicilati o farmaci antinfiammatori nonsteroidei) per un periodo di almeno due mesi prima dello studio con la Imaging MR.
Le immagini CT a strato assiale sottile sono state eseguite con un apparecchio Somatom Plus CT (Siemens, Erlangen, Germania). Lo studio con la CT è stato effettuato con scannerizzazioni continue con uno spessore di sezione di 2 mm, focalizzando in aree di incrementata attività radioattiva sulla scintigrafia dell’osso. Le immagini sono state ricostruite usando una matrice di ricostruzione 512x512 e un algoritmo ad alta frequenza spaziale. Tutte le immagini sono state ottenute con una finestra apposita per le ossa (ampiezza della finestra, 300HU) e per i tessuti molli (ampiezza della finestra, 400 HU, ampiezza della finestra, 50 HU). Gli studi con la Imaging MR sono stati effettuati con uno dei seguenti sistemi MR: un sistema Magniscan 0.5-T (CGR Medical System, Francia) in 16 casi e un sistema Gyroscan 0.5-T (Philips Sistema Medico internazionale, Eindhoven, Paesi Bassi) in tre casi. Gli studi condotti con la Imaging MR si sono concentrati su aree anormali evidenziate dalle semplici radiografie o dalle immagini prodotte dalla CT o su aree di aumentata attività del radiotracciante. In ogni studio almeno il piano assiale è stato osservato col fine di comparare la MR e la CT imaging. Le immagini sono state effettuate anche sul piano sagittale e coronale. Lo studio CT spirale è stato utilizzato per la caviglia ed il gomito (campo visivo FOV = 18cm). Alcuni studi spirali sono state utilizzati per il ginocchio (campo visivo FOV = 24 cm), spalla (FOV = 24) e la spina dorsale (FOV = 32). Tutte le altre aree (pelvi, femore e tibia) sono state studiate con il corpo di una spirale (FOV = 24-42).
La misura del campione usato era di 256 x 256. In 16 casi è stato seguito il protocollo nella quale imaging è prevista una spin-echo pesata T1 (50034 – frequenza msececho msec-) senza utilizzo del mezzo di contrasto con uno sp essore di sezione 4-mm e 1mm di apertura e una sequenza di spin-echo pesata T2 (2,00050, 100) con uno spessore di sezione di 5 mm e 1-mm di apertura. In tre casi una sequenza spin-echo pesata T1 (60022) è stata usata con uno spessore di sezione di 5 mm e 2 mm di apertura e imaging pesate T2 sono state ottenute sfruttando le tecnologia della risonanza magnetica (64022; flip angle di 25°) con uno spessore di sezione di 4 mm e 1 mm di intervallo. In tutti i casi immagini supplementari di spin-echo pesate T1 sono state ottenute approssimativamente 3 minuti dopo una somministrazione endovenosa di 0.1 mmolkg di dimeglumine gadopentato.
CT e MR topografiche sono state comparate osservando per ogni modalità ed in ogni paziente la presenza o meno dei seguenti: (a) una lesione (a livello dell’osso corticale o spugnoso) che induce a pensare ad un nidus di un osteoma osteoide è stata descritta come una lesione tondeggiante e ben definita di approssimativamente 3-10 mm di diametro con la medesima attenuazione di quella delle ossa sulla CT imaging e come un’area ben definita di basso o intermedio segnale di intensità su immagini pesate T1. E’ stata valutata la presenza o assenza del segnale di incrementata intensità su immagini pesate T2 e immagini pesate T1 in pazienti sottoposti a gadolinio. Calcificazioni centrali sono state descritte come aree prive di segnale all’interno del nidus. (b) un rilievo sclerotico dell’osso circostante, uno ispessimento corticale e la formazione di un nuovo tessuto osseo periostale sono state definite come aree di intensità di segnale molto bassa, simile a quelle dell’osso corticale in tutte le sequenze pulsar. (c) anomalie intramidollari sono state definite come aree di osteoporosi ossea o alterazioni strutturali dell’osso evidenziate alla CT o come aree anomali adiacenti il nidus, ove si rileva una intensità di segnale diminuita su immagini pesate T1 e una intensità di segnale incrementata su immagini pesate T2 e immagini pesate T1 in pazienti sottoposti a gadolinio una intensità di segnale relativa al midollo osseo normale. (d) alterazioni dei tessuti molli sono state definite come aree di diminuito assottigliamento del muscolo o aere di aumentato assottigliamento del tessuto adiposo sulle scansioni CT e come masse di tessuti molli che mostrano una diminuita intensità di segnale su immagini pesate T2 e immagini pesate T1 un incremento di segnale dopo somministrazione di gadolinio. (e) versamenti delle articolazioni sono stati definiti come ampliamenti di spazi articolari con un diminuito assottigliamento entro lo spazio articolare sulle scansioni CT e come una diminuita attività di segnale entro lo spazio articolare su immagini pesate T1 e una accresciuta intensità di segnale entro lo spazio articolare su immagini pesate T2.
La CT e la Imaging MR sono state interpretate in maniera indipendente da due autori (J.A., J.J.R.) che sono giunti ad una interpretazione condivisa. Ognuna delle immagini CT e Imaging MR di cui sopra è stata separatamente codificata come presente e osservata attentamente, presente ma non attentamente osservata, assente o non adeguatamente osservata. Le prestazioni della CT e della Imaging MR sono state comparate per quanto riguarda la consistenza della lesione e il contributo della CT e della Imaging MR nella indagine delle lesioni, nelle indagini del midollo osseo e dei mutamenti del tessuto molle adiacente la lesione principale e nelle indagini della reazioni del liquido sinoviale nelle lesioni intracapsulari. La presenza o meno di mutamenti del midollo osseo e tessuto molle nella Imaging MR è stata messa in realzione a criteri quali l’età del paziente, la localizzazione delle lesioni, la durata dei sintomi e dei trattamenti antinfiammatori.
Risultati:
Gli studi sulla CT hanno accuratamente dimostrato le lesioni in 18 casi. Le lesioni misuravano 5-12 mm di diametro ed in 10 casi manifestavano una calcificazione centrale. In 13 casi si è riscontrato un osso sclerotico circostante dovuto all’ispessimento della nuova formazione ossea dell’osso corticale o periostale. Non è stata riscontrata sclerosi ossea in 16 casi (due casi di lesioni di osso spugnoso –uno nella patella ed uno nel malleolo medio-; un caso di lesione intracapsulare nella testa dell’omero; tre casi di osteoma osteoide intrarticolare nel collo del femore). In uno dei 19 pazienti, che hanno avuto una lesione sull’asta del femore laddove i risultati dell’esame clinico e della scintigrafia sembrava suggerire un osteoma osteoide, le scansioni CT hanno manifestato segnali infondati consistenti in un rilievo di un osso sclerotizzato accompagnati da ispessimento della corteccia ossea e formazione di nuovo tessuto osseo periostale nella parte media dell’asta femorale. Non è stata riscontrata alcuna prova di un nidus di osteoma osteoide (fig.1). Nessuna anomalia a livello del midollo osseo è stata individuata con la CT in alcun caso tra i 19 pazienti. In quattro di questi, mutamenti del tessuto molle sono emersi dalle scansioni CT per il diminuito assottigliamento del muscolo o zone di aumentato assottigliamento del tessuto adiposo. Nei restanti 15 casi non ci sono stati segni da parte della CT che suggerissero anomalie del tessuto molle. In quattro pazienti con lesioni intra- o juxtacapsulari (della testa dell’omero in un caso e del collo del femore in tre casi), le CT hanno rilevato versamenti congiunti.
Una lesione a livello corticale o spugnoso sulla topografia MR, che suggerisce un nidus di osteoma osteoide, è stato coerentemente riscontrato in sette su 19 casi. Negli ultimi cinque casi la lesione è stata osservata solo retrospettivamente dopo una correlazione con le immagini della CT.
Le lesioni esibivano segnali di intensità diminuiti o intermedi con tutte le sequenze pulsate in 12 casi (fig.2) tuttavia sono state leggermente aumentate con una iniezione endovenosa di gadopentetato dimegluminato in tre casi. Per quanto riguarda gli altri sette pazienti l’intensità del segnale della lesione era bassa od intermedia sulla imaging pesata T1 ed aumentata nella imaging pesata T2 (fig.3) o dopo la somministrazione di dimeglumine gadopentato. In un paziente che non manifestava lesioni compatibili con l’osteoma osteoide sulle scansioni CT, la imaging MR coronale pesata T1 ha dimostrato un diminuita intensità di segnale del midollo osseo diafisario che accresce sulle imaging pesate T1con terapia di contrasto, compatibile con un’anamnesi di infiammazione del midollo osseo. Le imaging assiali pesate T2 hanno rilevato un’area circolare di 3 mm di diametro di accresciuta intensità di segnale entro l’area della sclerosi ossea (fig.1). Tale lesione, non osservata compatibilmente con le scansioni CT, correlata istologicamente con uno stroma di un nidus ipervascolarizzato.
Incrementate intensità di segnale su imaging pesate T2 o imaging aumentate pesate T1correlate patologicamente col grado di vascolarizzazione del nidus dello stroma fibrovascolare e la quantità di sostanza osteoide all’interno del nidus. Aree di diminuita intensità di segnale correlate istologicamente con aree di calcificazione e tessuto connettivo fibroso. Una calcificazione centrale che ha manifestato un segnale di intensità molto basso, identico a quello della corteccia ossea, è stato identificato nei 10 focolai calcificati osservato con le scansioni CT. Alla imaging MR ad anello, così come alla CT, in 13 casi il nidus era circondato da una risposta sclerotica, interpretata come bassa intensità di segnale.
La Imaging MR ha dimostrato anomalie del midollo osseo adiacente il nidus in 12 pazienti (63%), che consistevano in una diminuita intensità di segnale del midollo osseo su immagini pesate T1 ed accresciuta intensità di segnale su quelle pesate T2 e con un aumento di gadolinio su immagini pesate T1 (fig.3, 4). Nessuna anomalia a livello del midollo osseo è stata riscontrata nello studio con la CT in alcuno dei 12 pazienti. Per quanto riguarda i restanti sette pazienti (37%) non sono stati riscontrati mutamenti a livello del midollo osseo sia sulla CT che sulla Imaging MR. In otto dei 12 pazienti cui sono stati riscontrati mutamenti del midollo osseo con la Imaging MR è stato possibile stabilire una correlazione istologica. Due di questi si sottoposero ad un’incisione chirurgica della lesione su larga scala. Negli altri sei casi è stata necessaria una procedura di resezione per rimuovere una larga lesione (> 8 mm di diametro) e il campione di prelievo osseo è stato disponibile per una valutazione istologica del midollo osseo di Intorno al nidus. In questi otto pazienti, gli studi istologici hanno manifestato anomalie del midollo osseo quali la sostituzione del grasso del midollo osseo con tessuto fibroso ed infiltrazione di cellule infiammatorie (prevalentemente cellule del plasma) ed ipervascolarizzazione. In quattro dei 12 pazienti con mutamenti del midollo osseo riscontrati con la Imaging MR esempi ossei non sono stati disponibili per studi istologici del midollo osseo. In questi quattro casi le alterazioni del midollo osseo sulla Imaging MR sono state interpretate in maniera speculativa come dovute ad un edema del midollo osseo e infiammazione. Non risulta alcuna differenza statistica (P = .32, Student t test) nell’età media di pazienti con mutamenti a livello del midollo osseo sulla Imaging MR (età media = 20.5 anni, n = 12) e senza (età media = 20.5 anni, n = 7). Allo stesso modo non si è riscontrata alcuna differenza staticamente significativa per quanto riguarda la localizzazione della lesione e la durata dei sintomi nei pazienti, con e senza mutamenti sulla Imaging MR a livello del midollo osseo. Dei 12 pazienti con un rilievo di infiammazione a livello del midollo osseo, 11 (92%) non hanno fatto uso di medicazioni (salicilati o farmaci antinfiammatori non stereoidei) al momento della Imaging MR, mentre sei (86%) dei sette pazienti senza mutamenti a livello del midollo osseo hanno fatto uso di salicilati o medicazioni antinfiammatorie nonstereoidee per almeno due mesi, prima della Imaging MR (tabella 1). Tali differenze si sono rilevate statisticamente significative (P < .001, X2 test).
In nove (47%) dei 19 casi, la Imaging MR ha mostrato mutamenti del tessuto molle adiacente il nidus che ha manifestato una bassa intensità di segnale sulla imaging pesata T1 ed accresciuta intensità di segnale su quella pesata T2 e imaging T1 pesate sottoposte a terapie di contrasto (fig. 4). I mutamenti dei tessuti molli sono stati indicati sulle scansioni CT da una decrescente sottile attenuazione del muscolo o da aumentata attenuazione del tessuto adiposo comunque sono apparse sempre più evidenti sulla Imaging MR piuttosto che sulle scansioni CT in tutti i nove pazienti. In otto di questi nove pazienti, nei quali è stata eseguita una incisione percutanea della lesione, siamo stati incapaci di documentare patologicamente i mutamenti del tessuto molle, dal momento che lo specimen asportato includeva soltanto un campione osseo e non era disponibile materiale per uno studio istologico del tessuto molle. Nei nove pazienti è stata eseguita una rimozione chirurgica della lesione e si è potuta effettuare una biopsia dello specimen del tessuto molle. In questo caso mutamenti del tessuto molle correlati istologicamente con infiammazione del suddetto tessuto, incrementata vascolarizzazione ed infiltrazione delle cellule infiammatorie. Non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente rilevante (P = .31, Test t Studenti) nell’età media dei pazienti con mutamenti della MR riguardo il tessuto molle (età media = 19.7 anni, n = 9) o senza ( età media = 24.2 anni, n = 10). Non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa nella localizzazione della lesione e nella durata dei sintomi nei pazienti, con o senza mutamenti sulla Imaging MR del tessuto molle. Nei nove pazienti con una massa infiammatoria del tessuto molle, sette (78%) non sono mai stati trattati con salicilati o farmaci antinfiammatori non steroidei prima della Imaging MR, mentre sette (70%) dei 10 pazienti senza mutamenti della MR sul tessuto molle hanno assunto salicilati o medicinali antinfiammatori non steroidei per almeno due mesi prima della Imaging MR (tavola 2). Tali differenze sono state statisticamente rilevanti (P < .05, X2 test).
In quattro pazienti, le cui lesioni erano localizzate in o presso un’articolazione (la testa omerale in un caso ed il collo femorale in tre casi) la CT e la Imaging MR hanno dimostrato versamenti sinoviali articolari. Versamenti articolari sono stati ben individuati sia con le scansioni CT che con la Imaging MR (fig.5). In tre pazienti con una lesione a livello del collo del femore, campioni di liquido sinoviale articolare sono stati ottenuti con un’aspirazione dall’anca. Il liquido articolare era chiaro in tutti e tre i casi e rivelava una campioni cellulari normali privi di modificazioni infiammatorie. Uno di questi pazienti si è sottoposto ad un intervento a cielo aperto dell’anca per rimuovere la lesione. Durante l’operazione la capsula articolare dell’anca è stata trovata ispessita e la membrana sinoviale ipertrofica. Le biopsie del sinoviale hanno dimostrato un esempio di infiammazione cronica non specifica, con ipertrofia delle cellule sinoviali e del tessuto vascolare.
Confronti tra i risultati della CT e della Imaging MR hanno mostrato che la CT è più accurata rispetto alla Imaging MR nello scoprire una lesione che possa essere legata ad un nidus di osteoma osteoide. La lesione era più evidente sulla CT in 12 casi (63%). Sebbene un nidus è stato individuato con la Imaging MR in tutti i 12 casi presi in esame, in sette casi la lesione era meno visibile rispetto alla CT ed in cinque casi (26%) il nidus non è stato individuato con la Imaging MR ma solo retrospettivamente riconosciuto dopo correlazione con le immagini della CT. La visualizzazione dell’infiammazione era simile con le due modalità in sei casi (32%). In un unico caso (5%) tra i 19 pazienti la lesione era più evidente con la Imaging MR. La Imaging MR si è dimostrata più efficace della CT nel rilevare mutamenti intramidollari e nel dimostrare una massa di tessuto molle adiacente l’infiammazione. Nessuno dei mutamenti di midollo osseo osservato con la Imaging MR è stato individuato con la CT. Solamente quattro dei nove masse infiammatorie del tessuto molle, provate con la Imaging MR, sono state suggerite dalla CT. Il versamento articolare è stato individuato altrettanto bene sia con la Imaging MR che con la CT.
DISCUSSIONE
I precedenti studi sulla Imaging MR dell’osteoma osteoide hanno enfatizzato il fatto che l’infiammazione non è compatibilmente osservabile con la Imaging MR. Entrambi i volumi medi e diminuiti di risoluzione spaziale MR possono formare l’infezione ed in particolar modo se questa ha fondamenti corticali, meno cospicui con la Imaging MR rispetto alla CT (7,8,10,18). Mutamenti sulla Imaging MR a livello del midollo osseo e del tessuto molle associati all’osteoma osteoide sono stati già descritti (3,6,7,10,11). Come è stato riportato, l’erronea presenza di un osteoma osteoide sulla Imaging MR è stata causa di diverse diagnosi errate quali tumori maligni, osteomielite, fratture da sollecitazione ed artriti infiammatorie correlate al midollo osseo e/o mutamenti del tessuto molle e/o della sinovite (7, 10, 11, 18). Di conseguenza alcuni autori hanno affermato che, qualora venga presa in considerazione la diagnosi di osteoma osteoide, la CT è preferibile alla Imaging MR per provare la presenza di un nidus al fine di evitare diagnosi errate (10, 18).
Dai nostri risultati si evince quanto segue:
In primo luogo la CT è più accurata della Imaging MR nella dimostrazione del nidus. Nella maggior parte dei casi il nidus era meno evidente con la Imaging MR che con la CT. Inoltre come riportato in studi precedenti (3, 11) il nidus ha manifestato caratteristiche di intensità di segnale differenti. Abbiamo riscontrato che una accresciuta intensità di segnale della lesione su imaging pesate T2 o su imaging pesate T1 con terapia di contrasto è stata patologicamente correlata con il grado di vascolarizzazione dello stroma del nidus fibrovascolare e la quantità di sostanza osteoidea all’interno del nidus. Yeager ed altri (5) hanno inoltre affermato che la difformità nel segnale di intensità dipenda dalla vascolarizzazione della lesione.
In secondo luogo la Imaging MR è più sensibile della CT nella scoperta di mutamenti del tessuto molle e del midollo osseo adiacenti il nidus. Tali anomalie sono state precedentemente interpretate come dovute ad infiammazione ed edema del tessuto molle e midollo osseo (3, 4, 8). Nel 47% dei nostri pazienti (nove su 19) la Imaging MR ha mostrato mutamenti del tessuto molle adiacenti il nidus. Nel 63% dei casi (12 su 19) la Imaging MR ha dimostrato mutamenti di Intorno al nidus a livello del midollo osseo compatibili con edema ed infezione del midollo osseo. Nessuna anomalia del midollo osseo è stata riscontrata con la CT in alcuno di questi pazienti. Alcuni ritrovamenti patologici sono stati rinvenuti a livello del midollo osseo intorno al nidus, quali la sostituzione del normale grasso del midollo osseo da parte di tessuto fibroso ed infiltrazione di cellule infiammatorie. Simili esempi di mutamenti di midollo osseo sulla Imaging MR sono stati riportati in associazione ad un caso di osteoblastoma (20) e condroblastoma (21). In questi due casi riportati i mutamenti sulla Imaging MR sono stati considerati compatibili con edema ed infiammazione del midollo osseo. La presenza di mutamenti del midollo osseo o del tessuto molle compatibili con infiammazione del midollo osseo e del tessuto molle varia da paziente a paziente. Goldman ed altri (11) ha postulato che più giovane è il paziente e più severi sono i mutamenti del midollo. Nella successione corrente non abbiamo riscontrato alcuna correlazione significativa tra l’età dei pazienti e la presenza di alterazioni del midollo osseo e del tessuto molle sulla Imaging MR. Allo stesso modo non è stata riscontata alcuna significativa correlazione tra la localizzazione della lesione, la durata dei sintomi e dal loro sorgere fino alla Imaging MR, e la presenza di alterazioni sulla Imaging MR del midollo osseo e tessuto molle.
Si è riscontrata una differenza statisticamente significativa nella presenza o assenza di mutamenti sulla Imaging MR a livello del midollo osseo tra i pazienti trattati con salicilati o farmaci antinfiammatori nonstereidei (per un periodo di due mesi o più) e pazienti che non sono stati sottoposti ad alcun trattamento farmacologico.
Questo suggerisce che i mutamenti infiammatori di intorno al nidus del midollo osseo e del tessuto molle possono essere ridotti con terapie a base di salicilati e farmaci antinfiammatori nonstereoidei. La popolazione in questo campione era comunque in numero esiguo, dunque sono necessari studi ulteriori e con un maggior numero di pazienti al fine di avvalorare questi risultati. Kneisl e Simon (22) hanno riferito di casi di osteoma osteoide effettivamente trattati con somministrazione a lungo termine di dosi terapeutiche standard di salicilati o farmaci antinfiammatori non stereoidei per in periodo di due anni od oltre. Questi hanno affermato che la guarigione può essere favorita con l’uso dei suddetti farmaci fino alla scomparsa della sintomatologia dolorosa. Le prostaglandine sono coinvolte nella produzione di sintomi dolorosi nei pazienti con osteoma osteoide ed è stato dimostrato un innalzamento del livello delle prostaglandine da 100-1.000 volte il normale livello entro il nidus della lesione (23). Il rilievo di infiammazione adiacente è attualmente attribuito all’effetto vasodilatatore delle prostaglandine, sia della stimolazione del brady chinino, un potente vasodilatatore che incrementa la permeabilità dei capillari (23, 24). Il meccanismo generale d’azione dell’aspirina e dei farmaci antinfiammatori nonstereoidei è l’inibizione della sintesi delle prostaglandine, ed è probabilmente questo il motivo del sollievo dal dolore. L’inibizione delle prostaglandine potrebbe inoltre ridurre il rilievo di infezione del midollo osseo e tessuto molle adiacente intorno al nidus.
Sinoviti e versamenti articolari sono caratteristiche ben riconoscibili dell’osteoma osteoide intra-articolare e possono aumentare in presenza di artriti infiammatorie (12- 17). La reazione sinoviale associata con l’osteoma osteoide è stato dimostrato essere una sinovite linfofollicolare simile a quella dell’artrite reumatoide (16). In questo campione quattro dei cinque pazienti con osteoma osteoide intra- o juxstacapsulare hanno manifestato sinoviti o versamenti articolari, visibili tanto con le scansioni CT quanto con la Imaging MR.
In terzo luogo non sono da considerarsi specifiche le alterazioni infiammatorie del midollo osseo, del tessuto molle e articolari adiacenti la lesione a livello della Imaging MR che potrebbero insorgere nell’osteoma osteoide come anche in altre condizioni benigne, quali condroblastoma, osteoblastoma, granuloma eusinofilico e fratture dovute a sollecitazioni.
Edema, pus e tumori infiltrativi possono avere un aspetto simile alle topografie con la MR. Di conseguenza le MR topografiche devono essere interpretate con prudenza per due motivi. Il primo dei quali è che il nidus potrebbe apparire relativamente irrilevante sulla Imaging MR in relazione all’associazione di mutamenti del midollo osseo o del tessuto molle. Inoltre è ben noto che mutamenti del midollo osseo o del tessuto molle possono talvolta essere le sole ovvie anomalie che manifestano un subdolo accenno di una lesione ossea maligna (25). Diagnosi unicamente sulle basi della Imaging MR possono risultare molto ardue dal momento che devono dimostrare un aspetto molto più aggressivo rispetto a quello suggerito dalla semplice radiografia e scoperte della CT. In questo campione abbiamo comparato imaging MR a bassa risoluzione e CT.
La imaging MR non è adeguata agli standard attuali. Le veloci sequenze della spin-echo attualmente permettono acquisizioni di matrici di immagini 512 e sezioni di spessore di 1 o 2 mm con imaging più veloci con possibilità di state of the art dell’unità MR. È noto che l’identificazione del nidus è sensibile allo spessore della sezione della CT e presumibilmente lo sarebbe altrettanto alla Imaging MR. Motivo per cui la cospicuità della lesione dovrebbe indubbiamente migliorare con l’uso di una sezione di spessore di 1mm o due sulla Imaging MR. In ogni caso nonostante il fatto che le tecniche usate della Imaging MR non erano adeguate ai canoni attuali, la Imaging MR ha avuto prestazioni eccellenti in relazione alla CT nell’identificazione di alterazioni del midollo osseo e del tessuto molle adiacenti il nidus. Siamo certi che l’uso combinato della CT e della scintigrafia ossea rimanga la migliore modalità di imaging possibile per la diagnosi dell’osteoma osteoide. Qualora caratteristiche cliniche e scintigrafiche suggeriscano un osteoma osteoide, tuttavia senza un’evidenza considerevole sulla CT, la Imaging MR può provvedere a fornire una analisi aggiuntiva in supporto alla diagnosi. In ogni caso la grande sensibilità della imaging MR nell’indagine dei reattivi mutamenti del midollo osseo e del tessuto molle potrebbero condurre ad una diagnosi errata, quale una lesione maligna. Per questo motivo la imaging MR non dovrebbe essere interpretata senza la referenza di una semplice radiografica e scansione CT, al fine di evitare errori diagnostici.
German to Italian: Carotis und Datch Plastik
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Translation - Italian Dopo che sono stati effettuati lavaggi con soluzione sterile ed è stata visualizzata la parte da incidere, è stato somministrato un single shot di antibiosi, e successivamente si è effettuato il taglio cutaneo nell’area del margine anteriore del muscolo sternocleidomastoideo. In seguito a ciò è stato preparato il piano operatorio profondo e la legatura della biforcazione delle vene. È stata visualizzata la carotide comune. Visualizzazione anche della biforcazione carotidea, la quale si presenta chiaramente e gravemente sclerotizzata. La tireoidea superiore si dirama verso l’alto anch’essa in maniera alquanto atipica, e a motivo di ciò non era consigliabile che venissero legate separatamente. Successivamente viene effettuata la legatura dell’esterna e la legatura dell’interna, che appare palesemente alterata per aneurisma. Oltre a ciò un’altra vena al di sotto del nervo ipoglosso deve essere legata, al contempo il nervo stesso viene visualizzato con chiarezza e protetto. In seguito ad una somministrazione sistematica di 5000 I.E. di eparina viene separata la carotide. Il paziente rimane asintomatico da un punto di vista neurologico. L’arteriotomia della comune nell’intima, la placca non si stacca fdell’arteria carotidea internalmente e di conseguenza è necessaria una rimozione cruenta. Vengono effettuati successivamente due punti di sutura con Maxon-7/0. Dopo di che viene effettuata un’accurata pulizia della parete posteriore dell’arteria ed un lavaggio con eparina sodica. In un secondo momento si effettua un’incisione per l’applicazione di un patch in Dacron e si sutura lo stesso con prolene-6/0 cucito sovrapponendo i tessuti senza discontinuità. Prima del completamento dell’operazione viene verificato sia il flusso che la rivascolarizzazione che di volta in volta si verificano. Una volta effettuata la pulizia con eparina sodica viene completata la sutura. Effettuata questa operazione il sangue è stato lasciato fluire liberamente, prima dall’esterna, poi dall’interna. Il paziente rimane asintomatico da un punto di vista neurologico. Riduzione della somministrazione fino a 3000 I.E. eparina. In seguito a due inoculazioni, l’una nella porzione caudale e in quella laterale l’altra, si valuta la attività di coagulazione sanguigna. In seguito al fissaggio del patche, la carotide nella regione centrale appare ancora parzialmente aneurismatica, mentre si normalizza nella porzione posta distalmente alla dilatazione aneurismatica. Si evidenzia tuttavia nell’ecografia doppler un egregio flusso arterioso senza segni di stenosi residua. Sono stati effettuati accertamenti in seguito all’alterazione della coagulazione che si è manifestata. In seguito si procede alla sutura a strati (punti interni cutanei) dell’incisione. Il paziente dopo la rianimazione torna in reparto.
English to Italian: vicarious liability
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THE BOUNDARIES OF VICARIOUS LIABILITY:
AN ECONOMIC ANALYSIS OF THE SCOPE OF
EMPLOYMENT RULE AND RELATED LEGAL
DOCTRINES
Alan O. Syke?
ICARIOUS liability” may be defined as the imposition of ha bilit upon one party for a wrong committed by another party.’
One of its most common forms is the imposition of liability on an employer for the wrong of an employee or agent.
The imposition of vicarious liability usually depends in part upon the nature of the activity in which the wrong arises. For example, if an employee (or “servant”) commits a tort within the ordinary course of business, the employer (or “master”) normally incurs vicarious hability under principles of respondeat superior. If the tort arises outside the “scope of employment,” however, the employer does not incur liabihity, absent special circumstances.2 Roughly speaking, this “scope of employment rule” restricts vicarious liabihity to tortious conduct that “should be considered as one of the normal risks to be borne by the business,”3 thereby excluding an employee’s “personal” torts.
Assistant Professor of Law, University of Chicago Law SchooI. I have received helpful comments on prior drafts of this Article from Albert Aischuler, Richard Epstein, David Haddock, Fred McChesney, Richard Posner, Stephen Schulhofer, and Steven Shavell, anci from the participants in the Law and Economics Workshop of the University of Chicago. I also wish to thank the Lynde and Harry Bradley Foundation, which provided financial support far this research.
Vicarious Iiability has received increasing academic attention in recent years, much of it from the economic perspective. See, e.g., Kornhauser, An Ecoizomic Analysìs of the Choice Belween Enterprise and Per.sonal Liability for Accidents, o CALIF. L. REV. 1345 (1982); Kraakman, Gatekeepers: The Anatomy of a Third-Party Enforcement Strategy, 2 J.L. Ecow. & ORG. 53 (1986); Kraakman, Corporale Liability Stralegies and the Costs of Legai Controls, 93 YALE L.J. 857 (1984); Landes & Posner, Joint and Multiple Tortfeasors: An Econornic A nalysis, J. LEGAL STUD. 517 (‘980); Stone, The Piace of Enterprise Liabiiity in the Controi of Corporate Conduct, 90 YALE L.J. i (ig8o); Sykes, The Economics of Vicarious Liability, g, VALE L.J. 1231 (1984).
2 Sec infra Part 11.
RESTATEMENT (SEc0ND) op AGENCY § 229 comment a (1958).
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This Article provides an economic analysis of the “scope of employment” rule and related legai doctrines that have evolved to limit vicarious liability in various contexts. Part I develops the theoretical framework by interweaving the economic theory of incentive contracting in principal-agent relationships with the economic interpretation of causation requirements in tort law. Part TI applies this framework to a discussion of the two types of tort cases in which the scope of employment is most frequently litigated: “frolic and detour” cases and intentional tort cases. The objective of the analysis is to determine whether the existing disposition of cases tends to promote economic welfare, and, when it does not, to suggest how the law might be modified to that end. Part 11 also adclresses the Iimited duty of an employer to control employees’ conduct that falls outside the scope of their employment and the related line of “negiigent hiring” cases. Part TI concludes that existing tort doctrine is often consistent with the pursuit of economic welfare but that the law sometimes focuses on factors that are irrelevant to this goal. Accordingly, Part TI suggests a number of modifications to existing legai rules.
Part III adapts the theoretical framework developed in Part I to analyze the liability of a motor vehicle owner for the tort of someone who borrows the vehicle, the liability of a premises owner for the tort of an intruder, and the liability of an employer for the sexual harassment of one employee by another. Like Part Il, Part III concludes that the approach of current law to these issues is often reasonably efficient but that several aspects of existing doctrine should be modi fied.
I. EcooMic PRINCIPLES
The analysis throughout this Article contemplates the choice be tween a rule of personai liability, under which the employee alone is liable for his wrongs,4 and a rule of vicarious liability, under which the employer and employee are jointly and severally liable. The objective of the anaiysis is to identify the circumstances under which each rule is “efficient” — that is, the circumstances under which each rule best promotes economic weifare. The concept of economic weifare that underlies the analysis is by now familiar: liability rule A will be said to be “efficient” relative to liability rule B if rule A is poentially Pareto superior to rule B from the perspective of society as a whole.5
4 The use of masculine pronouns throughout is for convenience only and Is not intended to convey any assumption about gender identity.
This measure of economic welfare is sometimes known as the “potential compensation test,” which serves as the basis for much of the modem literature on applied wclfare economics and cost-benefit analysis. Conceptua1y, the test inquires whether those who benefit from a change
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A. The Efficiency of Vicarious Liability
far Empio yment-Related Wrongs
In most cases in which an employee commits a tort during the ordinary course of duties, no question arises as to whether the employee acted within the scope of employment. The wrongful conduct is plainly a consequence of the employment relationship and represents the materialization of a risk that is normally attendant upon such employment relationships.
The efficiency of imposing vicarious liability on the employer under these conditions has been studied at some length. In a previous articie,6 I analyzed the choice between personal liability and vicarious Iiability for torts ciearly within the scope of employment and developed several principies for assessing which rule best promotes economic welfare. Because these princìples also bear upon the efficiency of vicarious liability in cases in which the scope of emplòyment is in question, it is useful to summarize them here.7
i. The Significance of the Choice Between Personai Liabiiity and Vicarious Liability. — Economic theory suggests that between any employer and employee there exists an optimal allocation of the risk of financial bss attendant upon any judgment against the empioyee. This allocation must take into account each party’s attitude toward risk-bearing, the employee’s incentives to avoid whatever conduct mìght lead to a judgment against him, and the incentives available to the employer to monitor the employee or otherwise to guard against the occurrence of a wrong.
If the assumption of liabiiity by the employer is efficient from the perspective of the employer and the empboyee, and the employer agrees to bear all or part of the risk of a particular judgment, that agreement represents part of the employee’s total compensation package, and other components of totai compensation are reduced commensurately. In generai, the employer wilI agree to bear all or part of the risk of a judgment if and only if the expected cost to him of doing so (including perhaps a risk premium if the empioyer is risk averse) is less than the reduction in the other components of the
in policy can compensate those who suffer and stili remain better off themselves. Thus, any change in policy that satisfies the test is potentially Pareto superior — if compensation is actuaily paid to those who suffer, no one vili be worse off than before and some vi1i be better off. See H. VARIAN, MIcRoEcoNOrnc ANALYSIS 2 r8 (ist ed. 1978). Ali technical probiems with the measure, such as its possible circularity in exceptional cases due to weaIth effects, are assumed away. The use of the potential compensation test is now quite routine in economic studies of tort law. See, e.g., W. LANDES & R. POSNER, THE EcoNOMIc STRUCTURE OF T0RT LAw i6— 17(1987).
6 See Sykes, supra note i.
; For a complete exposition of these resuits, see id. at 1233—59.
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employee’s compensation package that the employee will accept in exchange for the employer’s promise.
Absent transaction costs for private risk-allocation agreements, the optimal allocation of risk does not depend upon where the law initially places liability. If the employer would bear the risk in an optimal agreement but a rule of personal liability prevails, then the employer and the employee wilI contract voluntarily for the employer to reimburse the employee in the event of a judgment. On the other hand, if the employee would bear the risk in an optimal agreement but a rule of vicarious liabiiity prevails, then the employee vill contract to reimburse the employer for any amount that the employer pays to a successful plaintiff.
In short, regardless of who bears liability initially, private contracting between the employer and the employee can ensure that the ultimate liability of each party accords with the optimal allocation of risk. Such analysis suggests that the choice between a rule of personal or vicarious liability may be unimportant.8
This conclusion rests, however, upon two critical assumptions. First, it assumes that the sum of the payments to the plaintiff by the employer and the employee is the same under both rules of liability. If the plaintiff’s judgment exceeds the employee’s assets, however, as may often be the case, then the plaintiff will collect more under vicarious liability. Private contracting cannot achieve the same allocation of risk under either liability rule in these circumstances because the magnitude of the risk to be allocated changes with the liability rule. Either the employee, the employer, or both the employer and employee must pay more under vicarious liability.
Second, as suggested at the outset, the proposition that the choice of liability rule does not affect the ultimate incidence of liability depends upon an assumption that the transaction costs of negotiating and enforcing a private risk-allocation contract are smali enough to permit the employer and the employee profitably to enter into such a contract. In fact, the costs of risk-allocation agreements may be considerable, and a reallocation of liability by contract thus may be infeasible or at least quite costly.
Hence, the choice between vicarious liability and personal Iiability is a significant one whenever the employee is unable to pay judgments in fuli under a rule of personal liability or the costs of negotiating and enforcing a private risk-allocation contract between the employer and the employee are significant. Both circumstances anse frequently in practice and, as suggested below, both lead to significant inefficiencies under personal liability that vicarious liability sometimes vilI eliminate.
8 This proposition is also developed in some detail in Kornhauser, supra note i, at 1347,
1357—61.
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2. The Potential Inefficiencies of Persona! Liability. — Assume for the moment that the employee’s tort is not related to any voluntary business transaction with the employer’s business (thus, for example, the victim is not a customer or a fellow employee). This assumption ensures that the probability of a tort wilI not affect consumer willingness to pay for the goods and services of the enterprise and will not affect the wage demands of fellow employees. I will relax this assumption below. as required.
The possibility that employees may be unable to pay judgments against them in fuil creates three possible inefficiencies under a rule of personal Iiability. First, because the employee does not bear the fuil (expected) cost of his wrongs, his incentive to avoid committing a wrong, either accidentally or intentionally, often (though not always9) will be inefficiently smail. As a result, the incidence of wrongdoing increases to an inefficiently high level.
Second, because the employer’s business does not bear the fuli cost of the compensable wrongs attendant upon its operation’° (either directly through Liability payments or indirectly through wages paid to employees who make liability payments11), its profitability is inflated relative to what it would be if the employee could pay judgments in fuli. In a competitive market, the employer is then likely to expand production beyond the socially optimal level because his private marginal costs of production are lower than the social marginal costs of production.’2
9 Conceìvabiy, even if an empioyee cannot pay judgments in fui!, the prospect of a judgment that wouid exhaust his assets might motivate an inefficiently high leve! of care. Specificaily, a highly risk-averse empioyee may exercise great care to avoid bankruptcy and might exercise more care than wouid be cost effective if, for example, all liabiiity were efficiently ailocated to a risk-neutral emp!oyer.
IO As Coase recognized long ago, however, injuries are also a cost of uictims’ activities. See Coase, The Problem of Social CosI, 3 J.L. & ECON. i (ig6o). This fact and its impiicatìons for the choice between personal and vicarious liabiiity are discussed at Iength at pp. 579—81 beiow.
Il This probiem does not anse if employees can pay judgments in fuil, because employees viil then bear the fuil costs of compensabie wrongs either directly or indirectly. Obviously, employers do not pay judgments directly under a rule of persona! liabiiity uniess they agree to «insure” their empioyees against Iiability. If an empioyer does not provide such “insurance,” however, employees vill take that fact into account in choosing among alternative empioyment opportunities. Employees viil then require higher wages to accept positions that require them to bear a greater risk of liabiiity, and employers vill bear costs of liability indirectly through wage payments. If empioyees can pay ali judgments against them in fuil, their wage demands wiIi reflect the fui! expected value of prospective iiability judgments. Business enterprises vili then fully internalize the expected costs of liability through wage payments even if liability judgments are fully paid by employees and transaction costs preclude express bargaining between employers and empioyees over the allocation of the risk of judgments against the employees.
12 The social marginai costs of production include ali marginal costs to the enterprise — labor, materiais, liabiiity judgments paid, and so on — plus the marginai costs of wrongs to injured parties that are properly attributable to the business enterprise but that go uncompenHeinOnline -- 101 Harv. L. Rev. 567 1987-1988
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Third, when employees are potentially insolvent, they may be dissuaded from entering optimal risk-allocation agreements with their employers. An effective risk-sharing agreement requires the employer and the employee to pay the fuli value of the judgment against the employee, which clearly reduces their expected wealth relative to a regime in which part of the judgment goes unsatisfied.’3 The existence of this added “cost” to risk-sharing may dissuade risk-sharing — indeed, it may motivate employers to seek out insolvent employees to bear the risk of dangerous activities — despite the fact that the employer is often the better risk bearer.14
In addition to these three inefficiencies, inefficiencies may anse under a rule of personal liability even when employees are able to pay all judgments in fuli if there are significant costs to employers and employees in negotiating and enforcing risk-allocation agreements. Speciflcally, if the employer is the better risk bearer, such costs may prevent the employer from assuming the risk of judgments against the
sated. Part I.B. below considers the issue of which costs are “properly attributable” to the enterprise. See infra pp. 57r—79.
U Suppose, for example, that the employer Is rIsk neutral and the employce is risk averse. Suppose further that the probability of the tort is o. i and that this probability cannot be reduced through precautionary measures by the employee — there is no moral hazard probiem if the emp!oyer assumes the risk of liability. 11 the employee could pay all judgxnents in fuli, optimal risk-sharing would then require the employer to assume the risk of liability in its entirety Lo shield the risk-averse employee from any prospect of an adverse judgment. The employer would be compensated by the opportunity to reduce wages by an amount greater than or equal to the actuarial value of the risk that he assumes.
Suppose, however, that the potential liability of the employee is $i million and that the employee has only $Io,ooo in assets. To provide the risk-averse employee with protcction against bss of his assets in the event of an adverse judgment, the empboyer must agree to pay not $io,ooo, but $i million. The first $ggo,ooo assuredly vill go to the plaintiff, and only amounts in excess of that vilb provide the employee with protection from the prospect of insolvency. In effect, if the employer is to offer insurance to the risk-averse empboyee, he must also offer insurance to the plaintiff. (This discussion properly assumes that the employee cannot obtain a discharge in bankruptcy and then collect an insurance payment from the empboyer — the prospective payment from the employer would be treated as an asset by the bankruptcy coUrt and could not be withheld from the plaintiff). Yet only the employee can compensate the employer for insurance through a wage reduction, and the amount of compensation that he will offer may be far short of that necessary to justify the insurance.
In this example, the expected payment from the employer to the plaintiff under an insurance arrangement to protect the employee against the bss of bis Io,ooo would equal (o. i) x $i million = $Ioo,000. Hence, the employer could only come out ahead if wages feli by more than $ioo,ooo, but that amount probably exceeds the total wages of the employee and far exceeds anything that he would be willing to pay for $Io,ooo worth of insurance.
‘ Other things being equal, the employer is likely to be the better risk bearer if he can more readily insure against the risk of liability; if he can diversify the risk by virtue of a large pool of empboyees who each present similar risks; or if he is a corporation as to which the risk of judgments against employees is a diversifiable risk for the stockholders. The employer may also be a better risk bearer simply because the employer is wealthier than the empboyee and thus may be less averse to risks of a given magnitude.
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employee that exist under personal liability. Alternatively, the employer and the employee will have to incur the costs of an agreement to shift the risk of liability to the employer.
3. The Effects of Vicarious Liability. — Vicarious liability reduces or eliminates some of the inefficiencies tbat can anse under personal liability.’5 First, because vicarious liability, ensures that any judgment against the employee will be paid to the limit of the combined assets of the employer and the employee, any inefficient expansion of the scale of business activity that results when the employee cannot pay judgments is avoided, or at least lessened. Second, vicarious liability often will improve the efficiency of risk-sharing by eliminating the incentive that may exist under personal liabilty to leave liability on the employee in order to take advantage of his inability to pay judgments. Moreover, if the employer is the better risk bearer, vicarious liability can eliminate transaction costs that the employer and the employee might otherwise incur in negotiating and enforcing a private agreement under which the employer assumes the risk of liability.
The ultimate efficiency or inefficiency of vicarious liability also depends, however, on its effect upon employees’ incentives to avoid wrongful conduct. The effect of vicarious liability on such incentives depends in turn upon the devices available to the employer to induce careful behavior and the costs of those devices.
One such device is direct observation of the employee’s activities. If the employer can cheaply observe precautionary behavior (or deliberately tortious behavior) by each employee, the employer can simply announce a desired standard of conduct, observe subsequent employee behavior, and penalize employees who fail to meet the desired stan— dard.16 This type of incentive system is usually inexpensive to design
15 As noted above, this discussion is Iimited to wrongs against parties outside the employment relation whose injury is not related to any
Translation - Italian I LIMITI DELLA RESPONSABILITA’ VICARIA:
ANALISI ECONOMICA NELL’AMBITO DELLE NORME PER L’IMPIEGO E RELATIVE DOTTRINE LEGALI
Alan O. Syke
“Responsabilità vicaria” può essere definita l’imposizione della responsabilità su di un soggetto fisico o giuridico per un illecito commesso da un altro agente .
Una delle sue forme più comuni è l’attribuzione della responsabilità ad un datore di lavoro per un illecito commesso da un dipendente o da un agente.
In linea generale, l’imposizione della responsabilità vicaria dipende dalla natura dell’attività in cui l’illecito si manifesta. Ad esempio, qualora un impiegato (detto anche “subordinato”) commetta un illecito durante il normale svolgimento delle sue mansioni lavorative, il datore di lavoro (detto anche “titolare”) incorre generalmente nella responsabilità vicaria, in base al principio del respondeat superior. Al contrario, qualora l’illecito insorgesse al di fuori delle “finalità dell’impiego”, il datore di lavoro non incorrerebbe in alcuna responsabilità, venendo a mancare alcune circostanze particolari . In generale, tale “norma per le finalità d’impiego” limita la responsabilità vicaria ai casi di condotta illecita, che “dovrebbero essere considerati quali uno dei rischi di in cui incorre il commercio, ” escludendo di conseguenza un illecito “personale” del dipendente.
L’articolo sviluppa un’analisi economica riguardo le norme inerenti le “finalità d’impiego”, e le dottrine legali ad esse correlate, che si sono sviluppate al fine di limitare la responsabilità vicariale in molteplici contesti. La Parte I sviluppa la cornice teoretica collegando la teoria economica di contratti a incentivo nelle relazioni datore di lavoro - subordinato con una interpretazione in chiave economica dei requisiti di causalità in responsabilità civile. La Parte II applica tale quadro ad un dibattito che prende in considerazione due tipi di diritti illeciti nei quali la finalità d’impiego molto frequentemente viene discussa in giudizio: i casi “frolic and detour” (letteralmente tradotto: “scorazzare e deviare”, si verifica quando un dipendente in viaggio per lavoro, all’insaputa del titolare, svolge commissioni a titolo personale n.d.t.) ed i casi di illeciti intenzionali. L’oggettività dell’analisi ha il compito di determinare se le disposizioni vigenti degli atti giudiziari tendano a promuovere il benessere economico e, qualora non lo faccia, di suggerire quali modifiche dovrebbero essere apportate alla legislatura a tale scopo. La Parte II poi si concentra sui doveri minimi di un datore di lavoro di vigilare sulla condotta dei suoi dipendenti, qualora questa esuli dalle finalità d’impiego, e il relativo limite di casi giudiziari di “assunzione negligente”. La Parte II conclude che la dottrina vigente sull’illecito è sovente compatibile con gli obiettivi del benessere economico, sebbene la legislazione talvolta ponga la sua attenzione su fattori che sono irrilevanti al conseguimento di tale scopo. Di conseguenza la Parte II suggerisce un numero di modifiche da apportare alle norme legislative vigenti. La Parte III adatta il quadro teoretico sviluppato nella Parte I, al fine di analizzare la responsabilità del proprietario di un autoveicolo per un atto illecito compiuto da un individuo che abbia preso il mezzo in prestito, la responsabilità di un proprietario immobiliare per un atto illecito commesso da un intruso e la responsabilità di un datore di lavoro per le molestie sessuali commesse da un suo dipendente ai danni di un altro dipendente. Similmente alla Parte II, la Parte III termina asserendo che l’approccio della legislazione vigente a questi temi è spesso ragionevolmente opportuno, nonostante i molti aspetti della dottrina in vigore che andrebbero modificati.
I. PRINCIPI ECONOMICI
L’analisi, lungo tutto l’articolo, considera l’opzione tra la norma di responsabilità personale, per la quale unicamente il datore di lavoro è responsabile per i suoi illeciti , e la norma di responsabilità vicaria, per la quale tanto il datore di lavoro quanto il dipendente risultano responsabili, sia in maniera congiunta che individuale. Obiettivo dell’analisi è quello di riconoscere le circostanze in cui ogni norma risulta “efficace” — in altre parole, le circostanze nelle quali ogni norma sia in grado di promuovere al meglio il benessere economico. Il concetto di benessere economico, che sottende tutta l’analisi, diviene fin d’ora evidente: la norma di responsabilità A sarà definita “adeguata” in relazione alla norma di responsabilità B, qualora la norma A sia potenzialmente Pareto superior alla norma B se si guarda la società nel suo insieme .
A. L’efficacia della Responsabilità Vicaria per Illeciti Commessi da Dipendenti
Nella maggior parte dei casi in cui un dipendente commette un illecito durante il normale svolgimento delle sue mansioni, non si pone alcuna questione tesa ad appurare se il dipendente abbia agito entro le finalità del suo impiego. La condotta fallace è palese conseguenza del rapporto di lavoro e rappresenta la materializzazione del rischio che generalmente accompagna tali relazioni di lavoro. L’efficacia dell’imposizione della responsabilità vicaria al datore di lavoro in tali circostanze è stata lungamente valutata. In un precedente articolo ho analizzato l’opzione tra responsabilità personale e responsabilità vicaria in caso di illeciti avvenuti palesemente in ambito lavorativo sviluppando alcuni principi tesi a determinare quali norme promuovano opportunamente il benessere economico. Dato che tali principi poggiano sull’efficacia della responsabilità vicaria, in casi nei quali è in questione la finalità dell’impiego, risulta proficuo riassumerli ora .
I. Il Significato dell’Opzione tra Responsabilità Personale
e Responsabilità Vicaria. —
Le teorie economiche suggeriscono che tra qualunque datore di lavoro e qualunque dipendente esiste una ripartizione ottimale a salvaguardia del rischio di perdita economica da parte del dipendente nel caso di qualunque processo possa essere intentato contro di lui. Suddetta ripartizione deve prendere in considerazione le attitudini di tutte le parti contraenti riguardo l’assunzione del rischio, le motivazioni del dipendente ad evitare qualunque condotta possa portare ad un giudizio contro di lui, nonché gli incentivi a disposizione del datore di lavoro per monitorare il dipendente o altrimenti per sorvegliarlo perché non commetta atti illeciti.
Qualora l’assunzione di responsabilità da parte di un datore di lavoro risulti efficace, sia per il datore di lavoro come pure per il dipendente, e qualora il datore di lavoro sia disponibile a farsi carico di tutte le parti di rischio di un giudizio specifico, tale accordo rappresenterebbe parte del pacchetto totale di indennità del dipendente e gli altri componenti dell’indennizzo totale sarebbero ridotti drasticamente. In linea generale il datore di lavoro acconsentirà a farsi carico di tutto, o parte, del rischio di u
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Other - degree at italian university
Experience
Years of experience: 21. Registered at ProZ.com: Dec 2007.
Already before graduating from the University of Macerata with a Degree in Foreign Languages and Literature with honours, I have been working as a freelance translator. I studied one year at the University in Lueneburg, Germany thanks to the Erasmus Project where I was able to improve my skills. I attended language courses in Scotland and Austria and seminars for translating at the University in Germany.
Thanks to many years of work experience as a secretary for ABB Lummus and Texaco engineers (German and American engineers) at API Refinery in Falconara, Italy, I gained knowledge and expertise in the field of engineering. I am currently delighted to be collaborating with a radiologist in the her research by translating for her. I also translate and maintain international correspondence for an optician. Moreover, I have experience in the biological field as I cooperated with a biologist employed in Montreal. Adding to my technical work experience, I have recently translated archaeological articles from German into Italian, which also required a great deal of knowledge of the classical world, even if my specialization areas remain law and medicine. I believe that both my foreign language skills and mother tongue are able to deliver accurate and well written translations in the technical and medical sectors as well as in literature.
Keywords: competent certified translator for law and medicine documents as literatute, psycology, archeology and many others