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Jul 15, 2020 (posted viaProZ.com): Volunteer project for Translation Commons: 2435 words from English US to Italian. Article about a possible universal language....more, + 1 other entry »
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English to Italian - Rates: 0.05 - 0.09 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour French to Italian - Rates: 0.05 - 0.09 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour Italian to English - Rates: 0.05 - 0.09 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour Italian to French - Rates: 0.05 - 0.09 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour French to English - Rates: 0.05 - 0.08 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour
English to French - Rates: 0.05 - 0.09 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour German to Italian - Rates: 0.04 - 0.08 EUR per word / 10 - 15 EUR per hour
English to Italian: A river ran through it General field: Other Detailed field: Journalism
Source text - English The Murray is the lifeblood of Australia's farming country, a legendary river that once thundered 1,500 miles from the Snowy Mountains to the Southern Ocean. Now, it's choking to death in the worst drought for a thousand years, sparking water rationing and suicides on devastated farms. But is this a localised national emergency, or a warning that the Earth is running out of water?
Australian farmers pride themselves on their resilience. They take pleasure in living in a sun-burnt country of droughts and violent rain storms. Conservative and deeply sceptical, many dismiss global warming as hogwash. But with unprecedented water scarcity and the Murray , the country's greatest river system, on the verge of collapse, warning bells are ringing around the globe.
Financially, the drought is affecting places as far away as the UK , pushing up the cost of bread in British supermarkets as wheat prices reach a 10-year high. Scientists are looking on nervously, wondering if what is happening in Sydney could be the future for other towns and cities around the world.
Adapted from an article by Claire Scobie in The Observer newspaper.
Translation - Italian Il Murray, un fiume leggendario che un tempo rombava per 1500 miglia dai Monti Nevosi fino all’Oceano Antartico, è la linfa vitale della campagna agricola Australiana. Adesso, però, sta morendo soffocato nella peggiore siccità degli ultimi mille anni, scatenando razionamenti dell’acqua e suicidi nelle fattorie devastate. Ma si tratta di un’emergenza nazionale circoscritta, o di un avvertimento che la Terra sta esaurendo l’acqua?
I contadini Australiani si vantano della loro resilienza. Provano piacere nel vivere in un Paese bruciato dalla siccità e dalle violente tempeste. Conservatori e profondamente scettici, in molti respingono il riscaldamento globale come una sciocchezza. Ma con una scarsità d’acqua senza precedenti ed il Murray, il sistema di fiumi più grande del Paese, sul punto di collassare, campanelli d’allarme stanno suonando per tutto il mondo.
Finanziariamente, la siccità sta interessando luoghi lontani quanto il Regno Unito. Siccome il prezzo del grano ha raggiunto il valore più alto dell’ultimo decennio, il costo del pane nei supermercati inglesi è aumentato. Gli scienziati ricercano nervosamente, chiedendosi se ciò che sta accadendo a Sydney possa essere il futuro per altri paesi e città in tutto il mondo.
Adattato da un articolo di Claire Scobie dal giornale The Observer.
French to Italian: Faut-il enseigner l’informatique à l’école primaire ? General field: Other Detailed field: Journalism
Source text - French Faut-il enseigner l’informatique à l’école primaire ? Et comment ?
La question n’est plus de savoir s’il faut apprendre l’informatique et son langage, mais de savoir comment, pour quels usages, et à quelle étape du cursus le faire.[...]
Un curseur qu’on a du mal à placer
L’apprentissage du code, et plus largement d’une culture générale du numérique, à l’école est une mesure réclamée depuis longtemps par l’Académie des sciences, soutenue par des acteurs qui comptent dans le secteur numérique. [...] Selon un sondage publié en mai dernier par BVA (société française de sondages) et le Syntec Numérique (fédération professionnelle du secteur informatique) favorable à la mesure, 87 % des Français seraient même d’accord pour que la programmation informatique soit enseignée à l’école (24 % à partir du primaire, 41 % à partir du collège).
Mais cette initiative suscite par ailleurs de nombreuses réticences. On entend souvent l’argument selon lequel on n’a pas besoin de connaître la mécanique pour apprendre à conduire. Le nombre insuffisant de professeurs formés est également un frein pour beaucoup d’adversaires de cette mesure, qui la jugent inapplicable. Entre ceux qui ne jurent que par l’introduction de l’informatique dans l’enseignement obligatoire, et ceux qui ont peur que l’on veuille transformer le primaire en une grande école d’informatique, il existe pourtant des pistes pour initier les enseignants et favoriser un passage du périscolaire au scolaire, sans avoir à attendre une réforme du socle commun qui prendra des années. L’action de la fondation La Main à la pâte, qui oeuvre depuis près de 20 ans pour enseigner la science différemment à l’école, est un exemple dont on pourrait s’inspirer.
La Main à la pâte, au service de la science à l’école depuis 20ans
La Fondation La Main à la pâte a été créée en 2011, dans la continuité de l’opération du même nom lancée en 1995 par l’Académie des sciences à l’initiative du prix Nobel de physique, Georges Charpak. Cette action avait pour objectif, dès l’origine, d’aider les professeurs à enseigner la science et la technologie en mettant en oeuvre une pédagogie privilégiant l’expérimentation, la discussion, une pratique active et collective. L’idée était de stimuler chez les élèves l’esprit scientifique et les capacités d’expression, de favoriser leur compréhension du monde, et de leur permettre de mieux jouer leur rôle de citoyen en proposant des projets pédagogiques orientés vers des questions de société (éducation à la santé, au développement durable...). Chacun de ces projets touche en moyenne 10 000 classes. Un beau succès.
Par Raphaële KARAYAN, L’Express
Translation - Italian Si deve insegnare l’informatica nella scuola primaria? E come?
La domanda non riguarda tanto se si debba apprendere l’informatica ed il suo linguaggio, ma di sapere come, per quali utilizzi e in quale punto del percorso scolastico, farlo.[...]
Un corso difficile da piazzare
L’insegnamento della programmazione, e più largamente di una cultura generale del digitale, a scuola è una misura richiesta da molto tempo dall’Accademia delle scienze, sostenuta da attori che contano nel settore digitale. [...] Secondo un sondaggio pubblicato lo scorso Maggio dalla BVA (società francese dei sondaggi) e dalla Syntec Numérique (federazione professionale del settore informatico) favorevole alla misura, l’87% dei francesi sarebbe anche d’accordo a far insegnare la programmazione informatica a scuola (24% a partire dalla primaria, 41% a partire dalla scuola secondaria).
Ma, d’altra parte, questa iniziativa suscita numerose reticenze. Si sente spesso l’argomentazione secondo la quale non c’è bisogno di conoscere la meccanica per imparare a guidare. Il numero insufficiente di professori formati è un ulteriore freno per molti degli avversari di questa misura, che la giudicano inapplicabile. Tra quelli che giurano solo per l’introduzione dell’informatica nell’insegnamento obbligatorio, e quelli che hanno paura che si voglia trasformare la primaria in una grande scuola d’informatica, esistono tuttavia delle piste per iniziare gli insegnanti e favorire un passaggio dall’extracurricolare allo scolastico, senza dover attendere una riforma della base comune che richiederà degli anni. L’azione della fondazione La Main à la pâte (lett. Le mani in pasta), che opera da circa 20 anni per insegnare diversamente la scienza a scuola, è un esempio da cui potremmo trarre ispirazione.
La Main à la pâte, al servizio della scienza a scuola da 20 anni
La Fondazione La Main à la pâte è stata creata nel 2011, con lo scopo di continuare l’operazione omonima lanciata nel 1995 dall’Accademia delle scienze, sotto iniziativa del premio Nobel per la fisica, Georges Charpak. Questa azione aveva come obiettivo, fin dall’origine, aiutare i professori ad insegnare la scienza e la tecnologia mettendo in opera una pedagogia che privilegia la sperimentazione, la discussione, una pratica attiva e collettiva. L’idea era di stimolare tra gli studenti lo spirito scientifico e le capacità d’espressione, favorire la loro comprensione del mondo e di permettere loro di svolgere meglio il loro ruolo di cittadini proponendo dei progetti pedagogici orientati verso delle problematiche sociali (educazione alla salute, allo sviluppo sostenibile...). Ciascuno di questi progetti tocca in media 10 000 classi. Un bel successo.
Da Raphaële KARAYAN, L’Express
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I am an Italian language enthusiast who can speak fluently both English and French. I have also learned Spanish living in Spain for five months while on a Erasmus+ mobility program. I know basic German and I am currently learning Japanese and Russian.
I studied languages at High School and then moved on to study Biology at University. Now I am trying to put my passion for languages and foreign countries into a possibly satisfying job.
I love reading and watching tv series as well as Japanese anime, all in their native languages. I love travelling and getting to know new places and new cultures.
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